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Ora che non vi è nessuno in infermeria posso fermarmi un attimo, respirare e guardarmi attorno. Questa stanza è un buco, letteralmente ci sono solo un lettino, un armadietto rotto con dei farmaci e una scrivania con relativa sedia.

L'unica cosa esteticamente positiva è la finestra che punta sul mare, mi fa ridere pensare che, da quando sono a Napoli, non ho avuto un attimo per guardarlo.

È vivo, increspato, palpitante.. mi trasmette tranquillità ed è come se rimettesse in ordine i miei, da sempre confusionari, pensieri.

Ieri, all'IPM, hanno fatto il loro ingresso due nuovi ragazzi: Filippo e Carmine, a primo impatto sembrano due ragazzi per bene ma poi scopri che entrambi hanno commesso un'omicidio.

Fra i due, quello a incuriosirmi maggiormente è Carmine; sa le regole del carcere e le accetta sconfitto dalla vita, non lo so..mi sembra particolare.

I due sembrano aver già legato con gli altri carcerati, li chiamano " 'o Piecuro" e " 'o Chiattillo": sinceramente non so cosa significhino, spero siano dei nomignoli dolci o quantomeno da duri.
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"Dottoressa, ha un paziente" dice il comandante facendo entrare Carmine. Quel ragazzo è entrato all'IPM da neanche un giorno e già è parte di una rissa?

"Ciao, Carmine. Cosa abbiamo qui?" Dico sorridendo mentre mi disinfetto le mani per poi mettere dei guanti sterili.

"Niente dottoré, sono esagerati" risponde il ragazzo facendo spallucce.

"Fammi vedere questo 'niente' allora, sono io il medico e se vedo che non hai nulla non possono farti altra pressione" dico guardandolo

"Filippo ha chiamato le guardie perché stavano picchiando Carmine" risponde il comandante al posto del ragazzo.

Dopo vari minuti, attimi di rifiuto da parte di Carmine e parole volate al vento: ecco che Carmine si convince a distendersi sulla barella.

Appena mi dà il permesso gli alzo la maglietta, inizio a palpare i quadranti e mi fermo appena noto che sente dolore; non lo dà a vedere, resta impassibile. Per un decimo di secondo ho notato che chiudeva gli occhi e li strizzava.

"Ti prescrivo degli antidolorifici e una crema da passare sull'addome ok?" Chiedo

"Non ha senso dottorè, non ho niente. Li usi per chi ne ha bisogno" Carmine cerca di tagliar corto

"Per quanto mi riguarda sei tu che ne hai bisogno al momento. Evitare le cure mediche non ti renderà più figo ma solo malato e succube di un mondo in cui la violenza regna" cerco di farlo ragionare

"Là ci vivo già, la mia famiglia è tutta così" risponde il ragazzo confermando la prima impressione che avevo di lui: è sconfitto dalla vita.

"Non ti piace Napoli? Trova un lavoro e appena hai i soldi vai via da qui, rifatti una vita fuori. Continuando a stare qui cosa ottieni? Ottieni lo stesso anno che si resetta al termine di esso, la vita è qui, è adesso. Fregatene degli altri e fai quello che vuoi, allenati, studia, leggi..è così che si aprono le porte per il successo"  cerco di farlo ragionare restando calma, non alzo la voce.

"Carmine deve solo assestarsi vero?" Dice il comandante fissando il ragazzo che, subito, risponde secco con un "si".

"Non lo reputo un 'benvenuto' questo. Carmine, te lo dico come una sorella: anche se per sopravvivere devi unirti al branco non farlo, resta te stesso. Ti picchiano? Denuncia tutto alle guardie, devi sempre dire la verità. Questo non è essere deboli, è capire che al mondo ci sei solo tu dalla tua parte e nessun altro." Continuo portando avanti il mio pensiero sulla questione

"Dottorè, con tutto il rispetto. Sono qui da più tempo di lei, so come funziona qui" cerca di zittirmi il comandante.

"Comandante, con tutto il rispetto. Fo u cess. La medicina non è un campo che le compete, in quanto medico è mia responsabilità occuparmi del benessere fisico e mentale dei miei pazienti. Lei si limiti a far quello che il suo titolo le permette" quella che lo zittisce, probabilmente, sono io o, almeno, voglio pensarla cosi.

Non ho mai capito la "politica" dei napoletani, si parla di "criminalità" e di ragazzi costretti a seguire le orme dei genitori ma vi è sempre una strada diversa da seguire: devono solo rendersi conto della sua esistenza.

Un' IPM, letteralmente "istituto di pena minorile", dovrebbe far capire loro che agli sbagli si può sempre rimediare, non dovrebbe rendere gli atti di violenza una normalità.

Angolo autrice

Magari potreste pensare che la protagonista sia un po' moralista, magari un po' tanto, però dai prossimi capitoli la cosa si assesterà un'attimo.
Ogni commento è apprezzato, fatemi sapere la vostra opinione o qui o in privato. Spero che il capitolo vi piaccia un minimo, se così fosse sentitevi liberi di lasciarmi una stellina (o no) eh niente: ci si becca al prossimo capitolo.

Can you feel my heart? //Mare fuori Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora