Una piccola atleta

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Non so nemmeno io come descrivere l'amore e la dedizione che ho provato per questo sport, però una cosa è certa: mi rendeva la persona più felice al mondo.

Quando ho cominciato con la pallavolo avevo 9 anni, e rispetto alle altre ragazze ero quella che lo praticava da meno tempo. Ho cominciato a quest'età perché non avevo intenzione di fare il motorio, ma volevo entrare direttamente nel mondo della pallavolo a cominciare dal minivolley.

Tutto cominciò prima di praticare pallavolo. Non so esattamente da dove mi nacque questa voglia di giocare a pallavolo ma mi piaceva. Conoscevo un paio di compagne di scuola che facevano questo sport, perciò credo di aver preso ispirazione da loro.

Ero brava, mi dicevano. Parlavano sempre di quanto fossi un buon elemento e mi impegnassi maggiormente rispetto alle altre.

Ero la bimba che arrivava sempre in anticipo al palazzetto e torturava sua mamma purché potesse aiutare l'allenatore a montare la rete e sistemare i palloni.

Le mie compagne di squadra sono sempre state invidiose di me sin dall'inizio. Erano gelose dei miei piccoli successi, infatti quando si accorsero che stavo facendo grandi passi avanti iniziarono a copiarmi e non solo, una in particolare cominciò a prendermi di mira per un breve periodo. Mi faceva dispetti e parlava male di me, ci rimanevo sempre molto male anche se sapevo di non avere nessuna colpa, semplicemente adoravo la pallavolo.

Questa persona si continuò ad allenare nella mia squadra e rimasi del parere che dovesse solamente crescere un altro po' per capire che essere invidiosi non porterà mai a niente, anzi, a me si, perché ho imparato a trasformare i dispetti e l'invidia in qualcosa di costruttivo per potermi migliorare e dare il meglio di me in ogni circostanza.

Per crescere bisogna prendere pugni in faccia, come si suol dire, e se questi colpi non riescono a migliorarti se ne riceveranno via via sempre di più fino a che un giorno imparerai la lezione, è la vita no?

Ho cominciato tardi rispetto alle altre e quindi inizialmente ho fatto fatica a fare amicizia con la squadra, ma a me non importava, perché io non andavo in palestra per giocare e parlare come molte della mia età facevano, ma avevo già il mio piccolo programma di vita nel mondo della pallavolo.

Il mio sogno sin da bambina era quello di diventare la migliore della squadra fino a diventare una professionista, e questa voglia di stare sempre al primo posto mi è rimasta tutt'oggi proprio perché ho bisogno di mettermi in competizione con altre persone per poter capire a che livello sto andando e anche per poter dare il meglio di me per superare tutti e tutte.

Molte volte sono stata giudicata per il mio modo di pensare riguardo al mio modo di migliorarmi perché la competizione, dicevano e tutt'ora dicono, non porta mai a nulla, però a me ha fatto molto bene da sempre.
Questa voglia continua di volermi differenziare da tutti mi ha portata a prendere decisioni diverse rispetto a quelle della massa facendomi così notare di più rispetto agli altri, e questa situazione mi ha sempre reso felice.

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