Una volta cominciato il campionato di terza divisione mi resi conto che non erano le altre squadre ad essere forti, ma era la nostra squadra che stava calando piano piano nonostante il fatto che continuassimo a fare molti progressi dal punto di vista tecnico, ciò significava che se negli sport di squadra non c'è armonia sarà sempre difficile andare avanti.
Non andavamo malissimo ma nemmeno bene, tutto proseguiva con molte incertezze. Molte ragazze della squadra avevano iniziato a pensare di cambiare società perché pensavano che così non era più possibile continuare a proseguire l'attività, ed io invece ero sempre rimasta dell'idea che erano loro a doversi fare un esame di coscienza cominciando a farsi qualche domanda sul perchè la squadra stesse andando "male" al posto di fuggire dai problemi.
Sinceramente anche a me era passata per la mente di valutare l'opzione di cambiare società, ma dopo anni e anni di allenamenti in questa società perché dovevo mollare proprio in quel momento? Dovevo prendere la situazione in mano e non scappare come hanno ben pensato di fare le altre, e loro erano le stesse che durante gli allenamenti ridevano e scherzavano come se fare pallavolo fosse una sala giochi, un posto dove ritrovarsi e divertirsi... Io non l'ho mai vista così. Io andavo in palestra per costruirmi una futuro da pallavolista, perché questo sport rappresentava tutta la mia vita, mentre loro stavano ancora a postare frecciatine e stories su Instagram con dei TikTok in cui dicevano che la pallavolo non è uno sport tranquillo e ci si fa male e che era importante per loro... insomma, tutto quello che una persona che prova queste emozioni non pubblicherebbe mai perché quando qualcosa è veramente importante per te l'ultima cosa che possa fare è farlo vedere agli altri attraverso i social, cosa che personalmente mi infastidisce non poco.
Un giorno discussi con una mia compagna di squadra via WhatsApp dove le raccontavo di una mia insicurezza e di quanto fossi arrabbiata ma allo stesso tempo triste per le decisioni prese dagli allenatori e dal Presidente. Lei mi iniziò a parlare del fatto che se per la loro età le stavano mandando avanti, io avrei dovuto farmi notare tra le ragazze della mia età e non dovevo crearmi paranoie ma pensare solamente a quello che dovevo migliorare, senza guardare i progressi altrui. Quando mi sputò in faccia la verità rimasi pietrificata: cavolo, aveva ragione.
Da quel momento in poi cominciai a pensare diversamente, iniziai a vedere tutto con occhi diversi, ma ogni volta mi passava per la mente sempre e solo una domanda: "Ma avevo davvero bisogno che qualcuno me lo dicesse?" e ovviamente la mia risposta è no, perché avrei dovuto pensarci io per prima piuttosto che lei per me.Io ho sempre pensato di cavarmela, a volte credevo addirittura di essere bravissima, ma non in generale, ma pensavo di andare meglio rispetto al resto della squadra.
L'autostima l'avevo sempre avuta ma non è una caratteristica che riesco ad esprimere facilmente: l'ho sempre tenuto nascosto dietro alle mie vere insicurezze potendo così evitare di apparire arrogante e presuntuosa.
Non sono il tipo di persona che riesce a fregarsene dei giudizi altrui, non lo sono mai stata, dunque mi sono sempre fatta intimorire da quello che potessero pensare gli altri di me, come apparire antipatica o non essere abbastanza in tutto ciò che faccio, e questa è una cosa molto triste proprio perché non riesco ad essere a pieno me stessa agli occhi degli altri. La cosa che mi disturba di più è il fatto che nessuno mi dice in faccia ciò che pensa, ma preferiscono andare dalla amichette a sparlarmi dicendo che faccio troppi errori, ma fortunatamente non sono stupida e anche se non subito, ci arrivo anch'io a capire chi sparla e chi invece non dice nulla. Ho scoperto di questa storia solo con l'aiuto di una mia compagna di squadra a cui non le stanno proprio simpatiche le altre ragazze.Fortunatamente ho avuto Margaret (nome di famtasia).
Margaret c'era sempre stata per me nonostante il periodo buio che abbiamo passato insieme ma che fortunatamente rimase in una scatola vecchia. Lei rappresentava tanto per me, mi aveva sostenuta con la mia passione e mi motivava a non dare corda agli altri ma di far vedere loro chi ero e di cosa ero capace di fare.
Ma Margaret non era solo questo, oltre ad essere una ragazza forte, era anche una persona dolce, e mi dispiace che nascondesse questo lato stupendo di lei, perchè secondo me rispecchiava la parte migliore di lei. Anche lei aveva una passione, ossia suonare il pianoforte: era un suo modo di esprimere sè senza usare le parole. Ogni volta che la ascoltavo suonare percepivo un amore immenso che la avrebbe portata molto lontano, molto vicina ai suoi sogni.
Mi capiva anche se non sempre, ma quando lo faceva sapeva perfettamente cosa significasse avere qualcosa su cui si poteva sempre contare.
Lei c'era ed è anche grazie a lei se oggi sono chi sono.Ad oggi ho dei ricordi di lei sia in bene che in male.
Mi ha insegnato ad avere autocontrollo e che arrivare al limite può essere doloroso, infatti è così che l'ho persa. Anche dopo averla avuta lontana per tanto tempo, dono diventata pesante e protettiva ma solamente perché avevo il timore di perderla di nuovo. Ma detto sinceramente, non essere più sua amica mi fa sentire bene perché mi sono resa conto che non ero l'unica a sbagliare, ma che anche lei commetteva degli errori imperdonabili di cui purtroppo mi sono accorta troppo tardi. Mi ha fatto pensare che io fossi il disprezzo di tutto e che io fossi sbagliata mentre invece se una persona mi vuole bene deve volermi come amica così come sono, senza se e senza ma.Certo, si può migliorare e crescere con le esperienze in amicizia, però senza essere persone che non siamo, rimanendo se stessi.
Ora che ci penso, non è stata una buona amica. Non mi dimostrava affetto in alcun modo e, mentre io lo facevo, lei pensava che io fossi troppo pesante e strana... fino ad insinuare che io la trattassi come se fossimo fidanzate, mentre io non le avevo mai detto chi doveva o non doveva avere come amica diversamente da come mi diceva lei.
Mi ha fatto sentire una persona orribile quando aveva iniziato ad elencarmi tutti i motivi della fine della nostra amicizia perché si era soffermata solamente su quanto io facessi pena come persona facendomi intendere che lei credeva di non sbagliare mai ed essere perfetta.
——————————————————————————-Era più forte di me confrontarmi con le altre, mi chiedevo come avrei fatto a capire se stessi andando bene senza paragonarmi a qualcuno.
Io contavo sul mio allenatore al quale mi sono affezionata molto, anche se con lui non ho molta confidenza.Grazie a lui ho raggiunto molto obiettivi, come quello di andare in una squadra di livello.
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Uno spazio nel mio cuore
Short StoryMiriam a 10 anni aveva già le idee chiare: voleva diventare una pallavolista. Per lei la pallavolo è sempre stata l'unica certezza, l'unica cosa di cui si poteva fidare. Era appassionata, innamorata. Dedicava tutti i suoi pensieri allo sport, pens...