Passai tutta la lezione a scarabocchiare sul quaderno degli appunti. Ero diventata una pro ormai in quello. Riempivo pagine e pagine, e nessun professore sembrava mai accorgersi che non stavo prendendo appunti in realtà. Era la scusa perfetta per non ascoltare e per non farsi beccare.
Quando la campanella suonò per la penultima volta in quella giornata, tutti l'accolsero di buon grado. Per carità, letteratura inglese era una materia interessane e tutto il resto, ma era il professore che la rendeva pesante. Mr. Denny era l'essere più noioso di questa terra, e a quanto pare nutriva anche un certo odio nei miei confronti, facendo sempre commenti.
«Prima di andare via voglio un tema sulla questione "Maschera". Elemento inscindibile dall'esperienza umana.»
Andai verso il mio armadietto, lo aprii e misi dentro tutti i libri che non mi sarebbero più serviti. Afferrai quelli di storia e incrociai lo sguardo di Aurora, dall'altro lato del corridoio. Avevo visto che si era fermata a parlare con Vivian, vice capo del comitato studentesco, il che voleva dire che sarebbe stata intrattabile per il resto del pomeriggio.
L'aveva importunata fin dalla settimana dell'homecoming dove si era permessa di evidenziare un difetto nella scelta del tema. Per Vivian era indispensabile avere nel suo team un personale dotato di un occhio fino, ma per Aurora era solo tempo perso.
La vidi arrivare verso di me con passo deciso.
«Per caso mi stai evitando?»
«Sembrate piuttosto affiatati.»
«Sempre dritta al punto.»
«E allora?»
«L'ho conosciuto solo oggi, Eden, come ti viene in mente una cosa simile? E poi dovresti smetterla di giudicare le persone.»
«Io non l'ho giudicato.»
«Ma pensi che non potrebbe fare per me.»
«Io cerco solo di proteggerti.»
«Da un ragazzo?» Si mise a ridacchiare. «Non c'è niente di male frequentare un maschio che ha un cervello tutto suo.»
«Lo hai conosciuto abbastanza.» La mia non era gelosia, anche se dava quella impressione, ma volevo tenerla alla larga da lui. Involontariamente mi toccai la parte del collo ferita e abbassai lo sguardo.
«Non sei scontrosa per caso, che ti è successo?»
Mi limitai a rimanere in silenzio e fissare l'orlo dei miei jeans.
«Hai di nuovo litigato con tua madre?»
«Si, ma non dobbiamo parlarne. Non mi fido di quel Cody e...»
«Eden, mi importa ciò che dici ma lascia il beneficio del dubbio.»
«Ma...»
«Ma niente. Non deve essere orribile conoscere l'umanità.»
Anche se di umano in quel Cody non vi era più niente. Una cosa di Aurora ne ero certa, avrebbe fatto di testa sua.
A qualche metro da casa, mi sentì osservata. Una sensazione simile all'ansia mi colpì proprio sulla bocca dello stomaco e mi costrinse a voltarmi. Non avendo nulla con cui illuminare il luogo, mi costrinsi ad aguzzare lo sguardo per rintracciare la minima forma di minaccia nella strada poco illuminata a causa della debole luce della luna. Nonostante non avessi visto niente di potenzialmente pericoloso, sentivo su di me gli occhi di qualcosa, o qualcuno. E il mio sesto senso mi faceva accapponare la pelle.
L'ansia mi spinse ad accelerare il passo per entrare in casa e dimenticarmi dell'avvenuto, ma qualcosa sul porticato mi bloccò il passaggio. Era Cody, il vampiro.
«Sei pronta per il secondo round?»
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HUNT - Il marchio del cacciatore
FantasyA Modow, Eden Porter ha da poco perso il fratello, morto per mano del proprio padre, e da qualche tempo vive solo con la madre. Sembra una giovane ragazza come tutte le altre, eccetto che per una particolare voglia a forma di mezzaluna sulla spalla...