Non ero pronta ad entrare in ufficio. Sapevo che mi sarei trovata in mezzo ad un branco di donne che avevano assistito alla scena al club e probabilmente stavano già spettegolando dal minuto esatto in cui ho lasciato il locale e che avrebbero continuato ancora per molto.
Non è di loro che mi preoccupo però. La mia preoccupazione riguarda Elliott. Mentre mi preparavo questa mattina, avevo impressa nella mia testa la sua espressione delusa dopo avermi visto andare via con Daniel.
Non so cosa ci fosse tra di loro: di sicuro avevano un passato non tanto roseo e di sicuro c'era di mezzo una donna.
Volevo fare un sacco di domande a Daniel a riguardo, ma non volevo rovinare il nostro momento in quel modo.
"Posso entrare?" Chiedo dopo aver bussato alla porta dell'ufficio di Elliott, rimanendo comunque sulla porta aspettando un suo okay.
Annuisce e basta ed una volta dentro chiudo la porta, fregandomene di quello che gli altri avrebbero pensato.
"Io ti devo delle spiegazioni..." gli dico ma lui mi zittisce consegnandomi un foglio.
Per un secondo penso al peggio: mi ha appena licenziata?
Quando però leggo il contenuto del foglio, sgranò gli occhi e lo guardo confusa.
Era un nuovo articolo da preparare...su Daniel Lock.
"La direttrice ha insistito molto che si facesse questa cosa...ed ha anche insistito che lo facessi tu. All'inizio non pensavo fosse un'ottima idea, ma visti i recenti sviluppi, immagino non sarà un problema per te." Mi dice. Non ci percepisco cattiveria. Anzi. Rimane molto neutrale...professionale. Rimango abbastanza stupita, ma lo apprezzo.
Nonostante ciò sento di dovergli dare una spiegazione.
"L'ho conosciuto molto prima della mostra...il primo mese che ero qui...Non era successo nulla di che. Anzi non sapevo chi fosse fino a quando non c'è stata la mostra." Lui si alza e si avvicina a me.
"Non ho bisogno delle tue spiegazioni. Ne tantomeno sei obbligata a darmele. Spero solo non ti faccia male...perché è una sua specialità." Mi dice ed io non ho il coraggio di alzare gli occhi e guardarlo in faccia. So bene che è così, perché Daniel indubbiamente mi aveva già fatto parecchio male.
"Credimi lo so." Lo sento sospirare pesantemente e poi avvicinarsi a me.
"E allora perché lui? Piace questo a voi ragazze? Venire trattate come oggetti?" Mi chiede appoggiando una mano sul mio viso e guardandomi come se volesse farmi cambiare idea.
"Perché nessuno mi aveva mai fatto sentire così. E quando farà troppo male saprò chiudere. Ma per ora la parte brutta è sopportabile."
Gli dico e lui chiude gli occhi rassegnato. Si stacca di colpo e poi torna alla sua scrivania.
"Hai carta bianca per quell'articolo. Sarà direttamente la direttrice a revisionarlo. È tutto." Mi dice ed io so che non posso dire altro. Esco dall'ufficio e vado a farmi un caffè. Le ragazze ridacchiano quando mi vedono entrare e poi si mettono a parlottare.
"Ditemi un po'? Per caso il vostro cervello ha smesso di svilupparsi dopo le superiori?" Chiedo infastidita. Probabilmente non se lo aspettavano perche entrambe hanno la bocca spalancata.
"Come scusa?" Mi chiede quella che meno sopporto.
"No perché il vostro atteggiamento è quello delle ragazzine con qui andavo a scuola e mi sta iniziando veramente a infastidire." Dico mentre dalla macchinetta inizia ad uscire del caffè.
"Dicci un po'...chi è meglio a letto? Lock o Elliott?" La me sedicenne sarebbe arrossita, imbarazzata e ammutolita. Ma non gliel'avrei data vinta.
"Ed io che ero sicura che voi lo avreste saputo meglio di me..." dico e loro si offendono. Lo capisco da come le loro sopracciglia si alzano e la bocca si stringe quasi in un grigno.
"Sentite. Questa cosa? Il gossip, le risatine infantili...non sono roba mia. Se volete, continuate pure, ma sappiate che la prossima volta risponderò e credetimi...non vi conviene." Mi lanciano uno sguardo di sfida, a cui però non mi interessa rispondere. Sono stufa e stanca di dover sempre stare dietro alla pettegole o alle reginette della scuola.
Da quel momento della giornata, nessuno mi ha più considerato. Nè Elliott, nè le ragazze.
Rimango comunque fino a tardi per poter finire tutto il lavoro che avevo da fare.
Provo a pensare a come impostare l'intervista a Daniel...sarà imbarazzante. Non so nemmeno come dirglielo, perchè ho paura che lui non abbia voglia di aprirsi in questo modo con me.
Quando sono ormai le otto di sera e sto per andarmene, sento una nota di tabacco e vaniglia diffondersi in tutto l'ufficio.
Le luci sono spente. Sento l'aria spostarsi dietro di me e solo il rumore di un respiro controllato. Sorrido internamente perchè ormai ci sono piccole cose che potrei riconoscere in qualsiasi momento di lui.
"Ti prego...non mi fare del male." dico sussurrando, creando una sorta di gioco con lui. Si avvicina a me. Sento la sua mano sfiorarmi la schiena e risalire lungo la mia spina dorsale. Non provo nemmeno a nascondere i brividi. Ormai il mio corpo reagisce a lui in maniera evidente ed incontrollabile.
"Farò tutto quello che vuoi, ma lasciami andare...." continuo e lui poi scendo lungo il collo e sulla spalla.
"Hai detto due cosa giuste e due sbagliate....ti prego...farò tutto quello che vuoi." dice lasciando un bacio sul mio collo, proprio sotto l'orecchio, dopo la prima frase e poi scendendo più in basso dopo la seconda.
"Non ti farò del male...e non ti lascerò andare...ho appena iniziato con te." Mi giro finalmente incontrando i suoi occhi color oceano tempestoso, con la punta del mio naso che sfiora il suo.
"Lo sai che non puoi venire qua vero? Se ci vedesse qualcuno..." gli dico ma lui inizia a zittirmi con dei piccoli shh.
"Volevo solo venire a prenderti...Ho una bottiglia di McCallan invecchiato 12 anni e delle lenzuola nuove da provare..." mi sussurra ed io sorrido.
"Usi la scusa delle lenzuola? Davvero?" gli chiedo sorridendo e lui annuisce, prima di catturare le mie labbra con le sue. Lascio che si schiudano e che si mangino perchè non riesco ad immaginare cosa più giusta.
"Non è una scusa piccola mia...so per certo che saranno più accoglienti quando sapranno di te." A queste parole faccio dei piccoli salti di gioia e lo seguo a casa sua...e battezziamo quelle lenzuola di seta bianche che tanto indicano purezza, ma che sono state culla di tutto tranne che atti puri.
"Sai che ti devo intervistare? Un'idea della direttrice Mayfer." gli dico mentre siamo ancora nudi nel letto, con il fiato appena tornato regolare.
"L'ho saputo...vuoi già farmi qualche domanda?" mi chiede ed io scuoto la testa.
"No no...meglio tenere certe cose separate. Già mi sembra di non avere più dei confini precisi con te..." e lui ride alzando ed abbassando il suo petto.
"Non mi sono mai piaciuti i confini...per me sono sinonimo di limite...e non mi è mai piaciuto avere limiti." mi risponde e non posso fare altro che annotare la sua risposta e contrattacare.
"Strano...perchè mi sembra che tu abbia molti limiti..." dico e lui si solleva per guardarmi in faccia. Alza un sopracciglio e mi fa cenno di continuare.
"Beh...partiamo dall'arte...solo due colori...non lo trovi limitante? Pur essendoci inifinte sfumature, i colori rimangono solo quelli. Poi passiamo al privato...solo sesso. Non pensi di perderti qualcosa di molto più grande?" gli chiedo e lui alza la testa e sorride come se avesse capito che in realtà la mia era una provocazione più su noi due che sugli altri.
"Okay, ho capito perchè vuoi separare le cose...ne parliamo quando ci vedremo solo per questo. Possiamo continuare la nostra serata?" mi chiede malizioso, ma il fatto che mi abbia liquidata così mi infastidisce e non riesco più ad entrare nel giusto mood per godermi lui a pieno.
"Penso che adnrò a casa...ma se proprio vuoi dimostrare che non hai limiti, domani sera sarò al club con una mia compagna di corso...se vuoi fare un salto mi troverai lì...e magari dopo potremmo parlare dei nostri limiti in un altro modo. "gli dico mentre mi rivesto e poi lascio un bacio veloce ma passionale sulle sue labbra.
"Non ti prometto nulla." Mi dice dopo che ci stacchiamo e questa volta non me la prendo. Gli faccio un occhiolino e prima di uscire mi giro verso di lui.
"Lo so. È la tua specialità." Gli dico e poi me ne vado.
Non lo sento dopo e non lo sento nemmeno tutto il giorno, convinta che non scrivendogli lui recepisca il messaggio.
Infatti è lui a chiamarmi ed a chiedermi di andare da lui. Gli ribadisco però che avevo dei programmi e lui mi dice che allora ci vedremo un'altra volta.
Sono al locale, vestita come mai prima d'ora. Mi sento bella...una vera forza della natura.
E vorrei solo che lui mi vedesse e mi dicesse che mi vuole.
"Seriamente? Non vuoi venire? Va bene. Buona notte Daniel..." gli dico scocciata ed attacco prima che lui possa replicare.
Il mio vestito nero fascia il mio corpo e per la prima volta mi sento attraente...degna dell'attenzione di chiunque abbia degli occhi per guardare.
"Il tuo uomo non viene?" Mi chiede Phoebe ed io scuoto la testa.
"Ci perde lui...e sai chi ci guadagna?" Mi dice ed io seguo il sguardo. Zane, il bel barista mi vede e mi fa un cenno con la mano. Ci avviciniamo e mi bacia sulla guancia, anche se lui sembrava volere altro.
"Mi stavo chiedendo quando saresti tornata..." mi dice ed io ammicco.
"Non hai dovuto aspettare troppo." Gli rispondo. So bene che nella mia testa tutto è pensato come una ripicca a Daniel.
Poi la realtà dei fatti mi colpisce dritta in testa.
Lui non mi ha promesso niente...ed io nemmeno. Sono libera di vedere, parlare e sentire altre persone. So anche che non darei loro tutta me stessa come ho fatto con Daniel, ma non mi lascio fermare da questo.
"Ho perso il tuo numero purtroppo...altrimenti ti avrei chiamato la sera stessa." Rido pensando che in realtà quella notte qualcun altro l'ha battuto sul tempo.
"Nulla di irrimediabile." Gli dico.
Passiamo la serata a bere, flirtare e Phoebe mi porta al centro della pista a ballare.
"Ti aspettto lì." Dico a Zane e lui annuisce. Balliamo anche se non sono in grado e dopo poco tempo il mio barista mi raggiunge.
"Vieni con me." Mi dice ed anche se sono titubante, lo seguo. Phoebe mi incoraggia ed io prendo la mano di Zane e lo seguo fuori.
Sicuramente è un bel tipo. Mai avuto un ragazzo così. Grande, grosso, divertente...lèggerò. Tutto l'opposto di Daniel.
Non mi chiede neanche il permesso. Mi fa appoggiare a lui dopo avermi tirato a se.
Una mano scivola dietro la schiena e l'altra dietro alla nuca.
"Sai che hai labbra più morbide che io abbia mai baciato?" Mi chiede sussurrano a un centimetro dalla mia bocca.
"E quante ne hai baciate?" Gli chiedo cercando di provocarlo, ma lui scuote la testa e mi attira ancora più a se divertito.
Mi bacia. Nulla a che vedere con i baci di Daniel.
È la prima cosa che ho pensato quando le nostre labbra hanno iniziato a schiudersi.
Fa scivolare la lingua con prepotenza e non mi oppongo, perché per un secondo è piacevole.
La mano che prima era sulla schiena scende sul mio sedere e lo stringe.
Dovrebbe darmi fastidio il modo in cui lo sta facendo, invece mi sento euforica quasi.
Non so cosa mi si preso, ma mi appoggio ancora più a lui e lo sento eccitarsi.
"Cazzo. Non fossi di turno, ti prenderei anche qua sul momento." Mi dice a denti stretti.
Non mi farei prendere in un vicolo. Non la trovo una cosa per niente gratificante. Però reggo il gioco.
"Magari sarò ancora qui quando stacchi." Gli dico con una voce che non è la mia.
Lui scontra di nuovo le sue labbra con le mie e prima di rientrare mi tira una pacca sul sedere.
"Non sparirà dolcezza." Mi dice prima di rientrare.
Dopo che la porta si chiude, mi appoggio al muretto.
Quando alzo la testa vedo due occhi molto arrabbiati fissarmi.
"Ti è bastato un mio no per passare al prossimo?" Mi chiede ed io scuoto la testa stupita del suo atteggiamento.
"Che ci fai qua? Non avevi di meglio da fare?" Gli dico ricordandogli le sue stesse parole.
Lui si avvicina, ma rimane distante.
"Passavo di qua." Mi dice e non credo per niente all'E sue parole.
"Ecco...sei passato. Ora puoi andare." Gli dico.
Lui rimane fermo e serio.
"Non mi piace vederti mentre ti lasci toccare da quello."
È per caso una dichiarazione di gelosia?
Lui nota il mio stupore.
"Anche se per un secondo è stato quasi eccitante vederti così...libertina." Dice continuando ad avvicinarsi
"Anche a me non era piaciuto vederti con una che ti si strusciava addosso...ci sono tante cose che non ci piacciono...eppure." Gli dico rimanendo seria.
"In ogni caso hai detto più volte che non ti importa se gioco, parlo o vedo altre persone no?" Gli chiedo ricordandogli di quello che più volte mi ha ribadito.
"È vero." Dice lui annullando quasi del tutto la distanza tra di noi.
"Allora mi spieghi questa scenata?" Gli chiedo più infastidita che curiosa.
"Quello non voleva vederti, o parlarti...ne tantomeno giocare. Quello voleva scoparti e per quanto mi riguarda questa è una cosa che spetta solo a me." Dice piazzandosi difronte a me, con le mani ai lati del mio viso, appoggiate al muretto.
"Ah davvero? E dimmi un po'...a me cosa spetta?" Gli chiedo confrontandolo apertamente.
Lui mi guarda fisso negli occhi. Mi inchioda al muro con il suo sguardo. Non ride, non sorride...non fa nessuna faccia.
"Godere mentre lo faccio." Dice scuotendo ogni parte di me che si stava aggrappando all'autocontrollo per non cedere.
Autocontrollo che puntualmente cede quando le sue mani prendono le mie gambe e le aggrappano a lui.
Poi scivolano sotto il mio vestito. Poi sopra sfiorando ogni angolo vulnerabile al suo tocco.
Le sue labbra si fiondano sul mio seno e ne agguantano il capezzolo attraverso il tessuto.
Un flebile gemito esce dalle mie labbra mentre mi aggrappo a lui con le braccia.
"So che non ti saresti fatta scopare qua da lui...però da me si vero? Se ti toccassi ora...ti troverei bagnata vero?" Mi dice sussurrando al mio orecchio. Non rispondo e lui sfiora la mia intimità infilando la mano sotto il vestito.
Sento un verso di compiacimento quando è esattamente come dice lui.
Sposta le mie mutandine, mentre io maneggio la sua cintura cercando di liberare la sua erezione già prepotente.
"Cazzo....mia piccola...dolce...Gabrielle." Dice inserendosi in me, senza incontrare alcuna difficoltà.
Nessun impedimento. Sono così rilassata che potrei continuare per ore.
Forse l'aver accettato la dinamica del nostro rapporto, rende tutto più piacevole.
Affossa la sua testa nell'incavo del mio collo mentre mi prende contro il muro del locale.
"Cazzo seI ancora così stretta..." mi dice quasi in preda alla disperazione.
Mi stringo a lui sentendo ogni singolo colpo che mette a segno.
"Non sei più così innocente." Mi dice. Ed io lo bacio, catturando le sue labbra con le mie.
"La sera che mi hai mollato in quel vicolo..." gli dico con il fiatone.
"Mi sono toccata pensando a te." Gli dico e lui perde il controllo completamente.
"Oh piccola lo so..." mi dice aumentando l'intensità e la veemenza dei suoi colpi.
"Volevo che mi prendessi già quella sera..." gli confido e lui inizia a baciare ogni centimetro di pelle scoperta.
Perdo la testa quando sento i suoi morsi farsi sempre più prepotenti.
"Sto per venire...devo uscire." Mi dice. Non è sicuro tutto questo sesso non protetto.
Annuisco quasi dispiaciuta.
Quando sta per toccare l'orgasmo, si tira fuori e mi viene spontaneo mettermi in ginocchio davanti a lui, e prenderlo per farlo finire sulle mie labbra.
Quando mi vede lì, così asservita al suo desiderio, esplode e si lascia andare.
"Sai che sei dolce anche tu?" Gli dico dopo essermi ripulita le labbra.
"Non lo dire troppo forte piccola...ora possiamo tornare a casa? So che non sei venuta. Ho mille progetti per te." Mi dice e mi stupisco del fatto che se ne sia accorto.
Che ci posso fare? Ormai conosce ogni parte di me...e non sono sicura che mi dispiaccia.
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Red stained - Tinto di rosso
ChickLitGabrielle Nickols è una studentessa di arte iscritta alla Dillard University di New Orleans. Lei è una solitaria, che preferisce stare nella sua piccola mansarda nel cuore vivo della città, piuttosto che uscire con i suoi esaltati compagni di cor...