DANIEL
Passano i giorni e tutto sembra andare bene. Nessun casino, nessuna lite, nessuna tentazione di bere o di usare droghe. Sta andando tutto secondo i piani.
Per una volta nella mia vita penso di poter fare qualcosa di giusto. Per una volta riesco a vedere una luce in fondo al tunnel, un futuro per me e per la mia arte.
Ancora non ho dipinto nulla. Ancora non ho preso un pennello in mano: ho paura che non ne sono più in grado. E questa sarebbe una triste verità che darebbe ragione a tante persone che negli anni mi hanno criticato dicendomi che ero un fallito. Se dipendo da altre cose per fare quello che fino ad adesso mi ha reso conosciuto e bravo, allora cosa dovrei farne della mia vita?
Sono a casa mia, con la luce soffusa che illumina la mia tela bianca. I colori sono lì, pronti a venire trasferiti su quello spazio bianco. Un nuovo inizio Daniel. Provaci.
Intingo il pennello nel rosso. Lascio sgocciolare il colore in eccesso e lo appoggio sul candido ed immacolato bianco che tanto odio. Chiudo gli occhi e lascio che la mano si muova da sola.
Mentre prima immaginavo tutte le cose che avrei voluto fare a Lauren per punirla di tutto quello che mi aveva fatto passare, ora immagino tutto quello che devo a Gabrielle per avermi amato di nuovo.
Sembra una cosa molto smielata, lo so. Ma l'amore e l'odio cambiano le prospettive di una persona più di ogni altra cosa.
Quando odi, hai l'amaro in bocca: ogni cosa che provi e fai, lascia un retrogusto difficile da cacciare via. Quando parli con qualcuno, lo fai nel modo sbagliato. Quando ci scopi, lo fai tentando di ferire o di pensare solo a te stesso. Quando ferisci lo fai per vedere il dolore sul volto degli altri, sperando che possa calmare il tuo.
Quando ami, vorresti urlare tutto il tempo: sembra una cazzata ma è così. Vorresti urlare che la ami, e se lei non c'è, lo vorresti urlare agli sconosciuti che incontri per strada. E quando ci scopi....anzi no, perdonatemi, quando ci fai l'amore...che bellissima poesia signori. Senti finalmente di aver trovato una persona che sa prendere quel dolore e trasformarlo in qualcosa che ti culla la notte e ti motiva di giorno. E quando ami...lo fai per rendere l'altra persona felice, almeno quanto lei rende felice te.
Non sono mai stato una persona particolarmente romantica, ma davo un valore all'amore che ritenevo fondamentale. Cercavo di prenderlo da tutti i posti e le persone che erano pronte a concedermelo, perchè quando ero piccolo mi hanno fatto credere di non meritarlo, e quel piccolo tarlo rimarrà sempre in un angolino remoto della mia mente.
Non mi accorgo che sto dipingendo fino a quando non squilla il telefono ed apro gli occhi.
Osservo la tela. E so che c'è lei lì dentro.
Anche se non tornassimo mai più quelli di una volta, lei vivrebbe per sempre nella mia arte.
"Pronto?" Rispondo senza guardare chi è.
"Ciao Daniel...senti hai da fare?" Riconosco la voce di Elliot e rimango subito scioccato.
"Mi pareva di averti detto che non siamo diventati migliori amici..." gli rispondo mettendo apposto il pennello e lui ride.
"No hai ragione. Però stavo pensando che forse per un sigaro e due chiacchiere ci potevi stare..." non capisco se abbia in mente qualcosa oppure sia sincero, ma in ogni caso non posso, perché domani mattina mi presenterò sotto casa di Gabrielle e la accompagnerò a casa dei suoi per il weekend.
Me lo ha chiesto? No
Ne ha bisogno? Più di quanto lei voglia ammettere.
"Non posso questa sera. Forse...e dico forse, la prossima settimana." Gli dico e lui sospira.
"Non è per te...ma ho seriamente da fare e non posso cambiare i miei programmi questa volta. Non ci pensare troppo." Gli dico sperando che questa volta capisca che non sono io che cerco di fare lo stronzo.
"Tranquillo. Solo che, mi sento in debito. Tu ti sei scusato ed io, anche se l'ho fatto in passato, non penso di averci mai creduto. Volevo...volevo solo parlare." Mi dice ed io ripenso alle volte che l'ho visto dopo quella volta con Lauren...ha provato più volte a chiedermi scusa effettivamente, ma ho sempre pensato che fosse perché aveva paura di quello che potessi fare.
"Ci sarà tempo. Ne sono abbastanza certo." Gli dico e poi chiudiamo la telefonata senza perderci in troppi sentimentalismi.
Poi decido di chiamare Gabrielle.
Suona una volta...due volte. E poi risponde.
"Non pensavo avresti risposto." Esordisco e lei ride.
"No hai ragione. Adesso attacco." Dice scherzando ed io la fermo subito.
"Come stai?" Metto il telefono in viva voce e poi iniziò a spogliarmi per andare a letto.
"Tutto...bene diciamo." La sento sospirare. Bugiarda.
"Sei agitata per domani?" Le chiedo andando verso la mia stanza.
"Forse." Mi sussurra e vorrei essere lì a farla rilassare.
"A che ora parti domani?" Le chiedo per rubare le informazioni di cui avevo bisogno. Sento il rumore di una zip che si abbassa e la immagino mentre si spoglia.
Accidenti a lei.
"Alle sette. Mi aspetta un bel viaggetto. Ma non ne parliamo più." Mi dice sospirando ed io annuisco come se mi potesse vedere.
"Okay okay. Ti lascio dormire allora." Le dico e forse mi aspetto che mi fermi.
"No...cioè non sono stanca." Mi dice ed un sorriso mi si apre sul volto. Grazie grazie.
"Raccontami qualcosa." Mi chiede ed io mi metto più comodo. Prendo una sigaretta e la accendo.
"Che posso raccontarti? Oggi ho provato a dipingere." Le dico.
"Da quanto non dipingevi?" Mi chiede e faccio un veloce calcolo a mente.
"Allora allora. Da prima di partire. La sera che sono venuto a prenderti." Le confesso.
"Capito...e com'è stato?" mi chiede e sento il rumore se suo letto cigolare. Quanto lo abbiamo fatto cigolare quel letto insieme.
Cerco di non pensarci.
"All'inizio pensavo di non riuscirci...ma poi mi sono lasciato andare e qualcosa ne è uscito." Le dico.
"Bene. Sono contenta...davvero." Mi sussurra ed io chiudo gli occhi. Vorrei che fosse qui.
"Sei ancora nervosa?" Le chiedo.
"Un po'?" Mi dice ed io sorrido. Mi rilasso mentre la mia mano vaga sul mio petto.
Sento come se le sue dita tracciassero percorsi per tutto il mio corpo.
"Sei nel letto?"
"Sì."
"Sei da sola?" Le chiedo per conferma e lei ride.
"No, c'è una festa a casa mia in questo momento." Ed io mi maledico per la domanda stupida.
"Okay, scusa." Le dico e lei ride ancora.
"Voglio che metti giù il telefono. In viva voce. E voglio che mi immagini li con te. Immagina cosa farei per farti rilassare." Le dico. Lei sembra quasi strozzarsi.
"È un ordine?" Mi chiede.
"Sai bene che non ho questo potere. Però se ti piace vederla così, allora si. È un ordine." Ride ed io rido con lei.
"Daniel...avevamo detto che non era il caso..." mi ammonisce ma io persisto nell'impresa.
"Siamo lontani e non ti sto toccando...ma sei nervosa e mi dispiace. Dato che rispetto le tue scelte...se non ti posso far rilassare io, lo farai tu." Le dico e questa volta non mi combatte più.
"Ti ricordi quando mi hai detto che avevi appeso il mio quadro proprio sopra il letto...e che ti eri toccata...?" Lei sospira e vorrei essere li a baciare via ogni sua insicurezza.
"Non te lo avrei dovuto dire..." mi dice e me la immagino a sorridere imbarazzata.
"No no. Dovevi. Era la prima volta che sentivo una cosa del genere. Mi hai stupito." le confesso e lei ride.
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Red stained - Tinto di rosso
ChickLitGabrielle Nickols è una studentessa di arte iscritta alla Dillard University di New Orleans. Lei è una solitaria, che preferisce stare nella sua piccola mansarda nel cuore vivo della città, piuttosto che uscire con i suoi esaltati compagni di cor...