7 chiamate perse.
7 tentativi di parlarmi, per dirmi cosa ancora non lo so.
So solo che tutte e sette le volte ho lasciato il telefono squillare e semplicemente non ho risposto, perchè ci sarebbe voluto ben altro per poter riparare quello che si è rotto quella sera.
La verità è che quella sera mi sono resa piccolissima con lui.
Ho lasciato che prendesse tutto quello che poteva prendere perchè forse in cuor mio pensavo che ne avesse bisogno...che le mie parole, il mio restare con lui e provare ad aiutarlo non erano abbastanza, e che il sesso avrebbe colmato il vuoto che stava provando in quel momento.
Ma la verità è che da quel giorno mi sembra di girare con una macchia addosso, che non riesco a lavarmi di dosso. Mi sono messa sotto la doccia, con l'acqua che scivolava sulla mia pelle, ma che sembrava non lavare via quella sensazione di sbagliato che stavo provando.
Quello che abbiamo fatto quella sera non era sesso. Era una punizione. Una dimostrazione di forza che forse non era necessaria.
Questa mia voglia di aiutarlo...di salvarlo, mi avrebbe fatto male, ed alla fine era successo prima del previsto.
Solo una volta stavo per rispondere. Forse quella sera avevo bevuto un po' più del solito e forse mi mancava lui. Fortunatamente il telefono era scarico come sempre e non ho risposto...non l'ho richiamato..sono solo andata a casa dopo aver flirtato un po' con il barista, e mi sono addormentata subito grazie all'effetto dell'alcool.
Nessun tentativo dopo i primi tre giorni.
Mi stupiva che avesse provato per così tanto.
"Oggi la nostra lezione finirà diversamente dal solito." dice il nostro professore. "Volevo fare una lezione dedicata all'uso specifico di pochi colori nelle proprie opere, e proprio quel giorno è venuto a trovarmi un mio ex studente che si è offerto di parlare con voi concretamente di questo argomento. Prego, Daniel, il palco è tuo." continua il professore ed improvvisamente un brusio generale si leva nell'aula. Alzo lo sguardo e mi sento due occhi addosso che mi bruciano la pelle a distanza.
Non sembra lui.
Si è sistemato i capelli, la barba è più corta e sembra lucido come non mai.
Sembra una persona diversa...il suo opposto.
"Buongiorno ragazzi." dice scrutando l'intera stanza, ma poi il suo sguardo rimbalza nuovamente su di me.
Maledizione.
Sicuramente è una cosa che fa spesso anche se non riesco ad immaginarmi lui che prova ad insegnare qualcosa a qualcuno.
"Non voglio essere troppo narcisista dal supporre che tutti voi conosciate le mie opere, per questo ve ne ho portate alcune da vedere in anteprima." dice con il suo sorrisetto sghembo. Buffone. Sa benissimo che tutti lo conoscono qua dentro.
Non lo guardo, perchè so che mi sentirei il suo sguardo addosso e non riuscirei a fermarmi dal riprodurre di nuovo nella mia testa quella sera.
"Cosa ne pensate dell'uso dei colori?" chiede iniziando a camminare tra le file. Nessuno si osa a parlare perchè nessuno sa cosa dire.
L'uso dei colori è perfetto. Il mix tra nero e rosso esprime esattamente ciò che lui vuole dire ed avendolo conosciuto riconosco che solo lui potrebbe usare quelle sfumature così bene.
"Cosa ne pensi?" non mi sono resa conto che lui era affianco al mio tavolino. Non lo guardo, ma mi siedo più composta.
"Usa due colori perchè rappresenta situazioni estreme, che troppi colori renderebbero caotiche. Il nero da profondità dove il rosso esprime il resto: la rabbia, la passione, l'odio, l'incomprensione, il dolore. Però prevale il nero..." dico io finendo la mia breve analisi.
"Perchè prevale il nero secondo te?" mi chiede ed io lo guardo per la seconda volta. Prevale il nero, perchè il nero sono i tuoi demoni Daniel. Perchè lasci che siano loro a comandarti. Lasci che non ci sia spazio per altri colori e va bene così...è una tua scelta.
"Non saprei." dico, perchè so che cosa si vuole sentir dire e non lo farò. Non lo asseconderò questa volta.
"Prova lo stesso..." mi dice ed in questo momento vorrei poterlo colpire con i suoi stessi quadri in testa.
"Perchè l'artista ha lasciato che i colori avessero la meglio su di lui. Perchè non è equilibrato probabilmente neanche nella vita reale e questa cosa si riflette nei suoi quadri. Perchè a volte è più facile sottomettersi al nero piuttosto che lasciare che il rosso prenda il sopravvento." dico sputando ogni singola parole. Lui rimane in silenzio mentre io provo a tranquillizzare il mio cuore ballerino.
"Ottima analisi." mi dice. "Hai la stoffa da critico d'arte." dice rivolgendosi a tutta la classe, sorridendo come un deifciente.
Cos'è? Uno scherzo forse?
Quando torna alla cattedra del professore, accompagnato dalle risatine dei miei compagni, mi alzo di scatto e prendo la mia roba, per uscire dalla classe.
Fortunatamente la lezione stava per finire e l'unica cosa che mi perdo è lui fare lo sbruffone.
Non mi sono neanche resa conto che quelli che ha portato erano quadri nuovi.
Purtroppo essendo uscita prima, non sono riuscita a consegnare il compito che ci aveva fatto fare il professore per oggi, così quando tutti sono usciti entro nuovamente nell'aula.
"Scusi professore, ho dimenticato di lasciarle il mio lavoro." gli dico rimanendo sulla porta e lui mi fa cenno di entrare. Pensavo se ne fossero andati tutti, ma lui è ancora lì, nell'ombra. Cerco di non dargli importanza, ma la sua presenza è come un macigno pesante che non riesco proprio a levarmi di dosso.
"Allora, cosa avevi scelto come stato d'animo?" mi chiede. Io deglutisco pesantemente perchè so che lui sentirà tutto. Poi mi rendo conto che è giusto che lui senta tutto, perchè riguarda lui.
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Red stained - Tinto di rosso
Romanzi rosa / ChickLitGabrielle Nickols è una studentessa di arte iscritta alla Dillard University di New Orleans. Lei è una solitaria, che preferisce stare nella sua piccola mansarda nel cuore vivo della città, piuttosto che uscire con i suoi esaltati compagni di cor...