Capitolo 4 - Nomi

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Poche persone Hermione aveva conosciuto che definiva come stronzi.

Ad esempio, il Professor Piton, che bullizzava i suoi compagnia di scuola ed anche lei in prima persona.

Il suo vicino di casa Henry, che da piccola la spaventava sempre con scherzi del cazzo.

O addirittura anche Lord Voldemort. Lui era anche un pazzo furioso.

Ron, il suo amico, scomparso per un tempo a detta sua infinito, quando erano alla ricerca degli Horcrux.

Ma a giudicare dalla piega presa di recente, Draco Malfoy si aggiudicava nettamente il primo posto.

Hermione era ancora furiosa con lui. Nella giornata aveva cercato di evitarlo costantemente per evitare di cruciarlo ed essere poi espulsa dalla scuola.

E ci era riuscita benissimo fino a quel momento, quando come un replay dei giorni passati, il furetto varcò la porta della Stanza delle riunioni dei Caposcuola, dove Hermione si era rintanata subito dopo cena per cercare di concludere qualcosa.

Alla sua vista, Hermione strinse di getto la mascella.

Sarebbe convenuto al ragazzo scappare via, ma lui non si fece intimidire dallo sguardo crudele della ragazza e si avvicinò a passo quasi sicuro verso di lei.

"Giuro su Merlino Malfoy, che se non ti levi dalla mia vista entro mezzo secondo, ti schianto proprio in quest'aula. E non me ne fregherebbe assolutamente niente delle conseguenze. Sarei espulsa dalla scuola ma uscirei con un bel sorriso sulla faccia e con gran compiacimento."

Il ragazzo ghignò. "Suvvia Granger. Era solo uno scherzo."

Hermione sospirò.
"Uno scherzo del cazzo, Malfoy. Levati dalla mia vista. Ora."

"Non così in fretta, Mezzosangue. Prima dobbiamo lavorare al progetto."
Il ragazzo si avvicinò ancora di più e prese posto davanti a lei sulla scrivania, quello che un tempo prima, era il suo posto.

"Ti ho già detto che sei fuori, furetto. Non continuare."

Draco alzò gli occhi al cielo annoiato e prese i fogli in mano, analizzandoli.

Hermione, lo guardò sconvolta per un minuto, poi appellò tutta la poca calma che le era rimasta in corpo e così, si mise seduta.

Lei lo richiamò.
"Malfoy."

Lui alzò lo sguardo verso di lei e si mise dritto sulla sedia, aspettando.

"Vorrei capire perché tu sia così tanto interessato a questo progetto e a lavorare con me."

Malfoy studiò la sua faccia, il suo sguardo e il modo in cui premeva la bocca così stretta da essere quasi invisibile.

Notò il suo leggero rossore sulle guance, causato dall'arrabbiatura presa per colpa del ragazzo e si accorse poi, delle piccole lentiggini che le marcavano il naso fino a salire sulla fronte, dove ora era stampato un gran cipiglio.

Forse si soffermò un po' troppo a guardarla perche Hermione alzò un sopracciglio.

"Allora?"

In realtà Draco non sapeva cosa dire.
Perché per prima cosa, non voleva dire alla ragazza che si trovava bene a lavorare con lei. Le avrebbe dato una soddisfazione così grande che glielo avrebbe potuto rinfacciare per tutta la vita.

Per seconda cosa, gli piaceva starle intorno e darle fastidio in modo ironico e scherzoso, e gli piaceva che la ragazza gli rispondesse a tono, senza mai sottomettersi.

Come terza cosa, che poteva ricollegarsi benissimo alla seconda, a Draco non serviva un pretesto per starle vicino. Sin dalle prime ore della mattina a colazione, che tra i vari cambi di lezione, Draco aveva sempre la scusa di romperle con la storia delle feste. E la cosa peggio, era che la Granger non sembrava scocciata.
Nessuno poi, osava mettersi in mezzo nello scambio di battute che i due ragazzi manifestavano.
Ormai nessuno li riconosceva più come Hermione Granger e Draco Malfoy intenti a uccidersi a vicenda nel raggio di 10 chilometri.
Erano solamente due persone, due conoscenti, perché amici mai, che avevano un affare in comune e lavoravano sodo per uscirne vincenti.

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