Minho si allontana un poco da Han per iniziare ad occuparsi di quello che sarebbe diventato il suo oscuro segreto.
Il maggiore fece uscire Jisung dal bagno per farlo andare a prendere un'accetta.
Han, con paura, camminò fino ad arrivare alla porta finestra che si affacciava sul giardino, con titubanza la aprì e, guardandosi intorno, passo dopo passo arrivò davanti a quella vecchia catapecchia in cui tenevano gli attrezzi.Il cigolare di quella vecchia porta gli fece venire i brividi su tutto il corpo, accese la piccola lucina accanto alla porta e cercò con gli occhi l'accetta.
Minho non si era mai sentito più vivo a stento riusciva a trattenere il sorriso.
Pensò un attimo al da farsi e poi prese a staccare la tenda che avrebbe dovuto coprire la vasca da bagno.
Gli anelli di plastica che sorreggevano la tenda attaccati all'asta di metallo si allentarono pian piano fino a spezzarsi.
Mise la tenda sulle mattonelle bianche ormai sporche attendendo con pazienza il ritorno di Han.
Tra i vari attrezzi e scartoffie Han trovò finalmente quell'accetta vecchia e arrugginita rimasta lì da molto tempo.
Il ragazzo corse con quell'arma in mano fino alla grande vetrata che oltrepassò e chiuse a chiave. Ebbe un attimo di incertezza ad aprire la porta di quel bagno, la guardò per pochi attimi ma si riscosse subito non appena la vide aprirsi poco a poco.
Minho preoccupatosi del non arrivo di Han si affacciò da quella stanza e lo vide lì impietrito e tremante, Vedendo così il migliore amico uscì da quella stanza chiudendo la porta dietro di sé, lo guardò e gli sorrise tranquillo, gli mise una mano sulla spalla e la iniziò a massaggiare per calmarlo."Tranquillo, fidati di me non ci scopriranno" disse Minho mentre l'altro gli fece un sorriso incerto.
Quel piccolo scambio di parole venne interrotto dal ragazzo più alto che, con calma, si voltò e apri la porta a poco a poco.
Han poggiò l'accetta sul pavimento, mentre Minho si avviò davanti alla vasca da bagno.
Gli faceva pena vederlo disteso su quella tenda, ma d'altronde a chi non avrebbe fatto pena, il suo stupido errore gli era costato la vita, quel ragazzino che avrebbe avuto tutta la vita davanti se solo non fosse finito fra le fauci di quel mostro, gli piaceva definirsi così, perché d'altronde era ciò che era, in che altro modo poteva definirsi un essere che si divertiva a uccidere e a far soffrire le proprie vittime?.
Quei pochi pensieri vennero interrotti dal migliore amico, che gli tocco il braccio per risvegliarlo da quel suo stato di trans.
Si guardarono per pochi secondi prima che il più grande interrompesse quel silenzio di tomba e dicesse "vai di là, so che a te non piacciono questi spettacoli" Han sgranò di poco gli occhi e cercò di rispondere "m-ma..." ma venne interrotto subito dopo da Minho che gli sorrise di poco e gli disse "tranquillo, io sono abituato a vedere certe cose, con tutti i documentari che ho visto questo sembrerà un altro di quelli, ti vengo a chiamare appena ho finito" fece con espressione calma ma al contempo leggermente sadica, non potendo trattenere l'eccitazione ancora per molto.Ci mise poco a convincere il più piccolo ad uscire da quella stanza che ormai per uno era diventata un incubo e per l'altro il suo desiderio più recondito ed oscuro.
Non appena la porta si chiuse quel volto rassicurante diventò deturpato da un sorriso troppo ampio e da degli occhi che non ormai non si potevano più definire umani.
Iniziò a contemplare quell'ammasso di carne ed ossa buttato sul pavimento, tremava, non di paura, ma di felicità, con molta calma prese l'arma che avrebbe dovuto utilizzare da lì a poco e la porse al cielo iniziando a ridere piano in modo che Han non lo sentisse.Non appena uscì dalla stanza andò in salotto e si lasciò cadere sul divano morbido che, in quella occasione, gli sembrò la cosa più confortevole che avesse mai visto, era stanco dopo tutte quelle forti emozioni provate quel giorno, gli occhi in pochi secondi gli diventarono pesanti fino a chiudersi del tutto ed addormentarsi profondamente.
Si inginocchiò lentamente fino a raggiungere l'altezza del cadavere, man mano che il tempo passava la sua faccia diventava sempre più deformata da quell'espressione, si avvicinò ancor più al corpo fino a riuscire a scorgere ogni imperfezione di quel ragazzino dai brufoli più visibili ai punti neri sparsi un po' su tutta la faccia.
Non vedeva l'ora di deturpare quel corpo, voleva tagliare ogni suo singolo arto, fino ad arrivare a quel suo collo, per un ragazzo anche troppo sottile.
Appoggiò l'accetta sulla spalla del malcapitato e applicando poca pressione cominciò ad amputarla.Pian piano cominciava a vedere quel piccolo taglio diventare una voragine, il sangue che piano piano affluiva da quella ferita, la tenda prima bianca iniziava ad assumere quel colore rosso a tratti nero che tutti conosciamo.
Dopo poco arrivò all'osso, alzò il braccio verso il cielo per poi farlo ricadere violentemente in quella ferita, ripetè l'operazione quattro o cinque volte mentre sentiva l'adrenalina aumentare a poco a poco.
L'osso ormai frantumato si poteva scorgere da quella lesione tutt'altro che precisa, mostrando il lavoro poco professionale svolto dal ragazzo.
Appena il suo braccio fu reciso completamente dal corpo, Minho si sentì soddisfatto come un bambino quando mostrava alla madre il proprio lavoro.
il ragazzo ormai era anche esso sporco di quel liquido a tratti denso che non se ne sarebbe mai andato dalle sue mani. Appena finì di amputare anche l'altro braccio passò alle gambe e ripetè l'operazione anche su di esse facendo schizzare il sangue dappertutto.
Rimaneva da recidere solamente il collo che fu molto più semplice degli altri arti ma per lui era stato il momento più o entusiasmante, vedere quel sottile e morbido collo essere diviso in due fino a che in mano non gli resto solamente la testa che prese dai capelli e alzò in aria, si era sempre chiesto quanto pesasse una testa umana ed ora poteva finalmente sentirlo, era incredibile sentirne il peso.
Non avrebbe mai smesso di dilaniare quello che per lui era ormai un ammasso di carne da macello, ma si fermò era lì dentro da almeno un'ora e mezza ed Han lo stava aspettando, o almeno così credeva, preoccupato ed agitato.
Si guardò le mani ormai rosse per poi passare ai vestiti anche essi imbrattati, sì alzò in piedi, andò verso il lavandino bianco e alzò la testa fino a specchiarsi in quel grande specchio che tenevano attaccato al muro, anche la sua faccia era a tratti sporca anche essa di schizzi di sangue, si guardò negli occhi e pensò di sentirsi se stesso.
STAI LEGGENDO
UnOrdinary - Minsung
FanfictionLa notte dell'incidente la loro vita era cambiata, uno viveva d'ansia e di paura, temendo che qualcuno potesse scoprire ciò che successe. L'altro combatteva per sopprimere il suo istinto per non rifarlo ancora, ancora e ancora. Tags; Don't like, D...