Steve si passò una mano fra i capelli. Quella solfa andava avanti ormai da due ore.
-Quindi lei è sicuro di ciò che sta dicendo?- gli chiedeva un uomo alto con i capelli rossi.
-Sì, sì. Gli ripeto: era un piccolo incontro di allenamento. Le ho chiesto io di combattere.- aveva risposto per la quindicesima volta svogliatamente.
Sapeva che non stava in piedi come scusa. Ma gli unici due coinvolti erano lui e Reese e, a meno che lei non fosse un'idiota, cosa di cui dubitava fortemente, e avesse detto a tutti di averlo attaccato, le accuse non potevano che cadere.
Prima o poi.
Eppure Coulson lo aveva avvertito che anche solo rimanendo vicino a quella ragazzina si sarebbe attirato dietro un sacco di guai.
Ma lui no, aveva dovuto fare il cavaliere, si diceva amaramente, e aveva accettato di dividere la cabina con l'agente Allen. Doveva dimostrare di essere un nobile eroe... perché nessun altro avrebbe accettato.
All'inizio credeva che fosse stata la scelta giusta. Ma ora non tanto.
Si guardò intorno per la milionesima volta.
15 agenti dello SHIELD lo squadravano. Si vedeva che l'unica cosa che volevano era eliminarla, e non interessava molto ciò che stesse dicendo.
Stava odiando quelle persone, accanirsi in questo modo su una loro collega. Ma probabilmente ne avevano fatto una questione personale, si vedeva dalle loro espressioni scontente.
-Molto bene. Come volete, Capitano. È libero di andare. Ma sappia che non le porterà a nulla di buono coprire le azioni di quella ragazza-
Non aspettava altro: si alzò e si avviò alla porta prima che cambiassero idea .
-Sono sopravvissuto alla guerra, lei non sarà certo un problema.-
Era davanti alla cabina da cinque minuti ormai, ma non aveva la benché minima voglia di entrare. Sapeva che lei era dentro, e l'idea di un nuovo scontro non lo attirava.
Ma non poteva neanche rimanere tutta la notte (per quello che ne rimaneva) lì in piedi.
Così non gli rimase che prendere un bel respiro e aprire la porta.
Sorrise: non c'era nient'altro da fare in quella situazione.
Reese doveva aver cercato di mettere a posto e se ne stava addormentata con una maglia fra le mani e la testa sul tavolino.
Riconobbe che aveva fatto un ottimo lavoro: ogni cosa era tornata al proprio posto e l'unica pecca era il buco fatto dal suo coltello.
Forse aveva voluto scusarsi o più probabilmente non voleva rimanere in debito con lui.
Ma non importava.
La prese tra le braccia e la mise sulla sua branda.
Poi si coricò sulla propria aspettando che il sonno lo avvolgesse.
Quando si svegliò la mattina dopo la prima cosa che Reese realizzò era che qualcuno l'aveva portata nel letto. Si morse il labbro pensando a quella piccola debolezza che aveva mostrato e si alzò in piedi.
Rogers stava ancora dormendo, e decise di sgattaiolare via prima di poter essere costretta a parlarci. Così si vestì il più silenziosamente possibile e mise una mano sulla maniglia.
-Buongiorno -una voce assonnata la raggiunse prima di poter aprire la porta.
Cazzo.
-Ehm, buongiorno- aveva detto allora lei senza girarsi.
Aprì la porta, forse era ancora in tempo per andarsene. Lo sentì sbuffare divertito per la sua impazienza a levarsi di torno e aggiunse semplicemente: -Se qualcuno te lo chiede era un allenamento-
Poi si girò nella sua branda e lei fu finalmente libera di andare.
Per tutto il sottomarino incrociò sguardi curiosi e indagatori. Ma non se ne stupì.
Dopotutto anche se lui affermava tutt'altra cosa era chiaro come il sole che aveva deliberatamente attaccato il grandioso Capitan America.
Questa volta l'aveva combinata grossa e ne era consapevole, ma dannazione non sarebbe servito a nulla piangersi addosso.
Quindi cercò un modo per sottrarsi a quella tortura, ma non le venne in mente nulla. Allora trovò un corridoio poco trafficato e vi si sedette.
Due scarpe nere le apparvero davanti al viso dopo una mezzora scarsa di pace: Coulson.
-Non speravo di riuscire a trovarti così facilmente Re.- Il suo tono era scherzoso come al solito, ma era anche fermo e deciso. Stava evidentemente cercando di capire se fosse ancora arrabbiata o meno.
-Io speravo di non trovarti proprio, pensa che coincidenza.- Disse freddamente senza staccare gli occhi dal libro che si era portata dietro.
Però poi si ricordò che probabilmente era venuto a cercarla per lo stesso motivo per cui avevano litigato il giorno prima.
-Giusto, gli scienziati. - chiuse il libro e si alzò .
Non le importava nulla della missione o del lavorare da sola. Non le importava più di niente e di nessuno. Dallo scontro del giorno prima si sentiva svuotata e stanca. Molto stanca.
E poi, una volta tornata da quella missione avrebbe abbandonato l'agenzia e sarebbe sparita dalla circolazione.
Questo pensava mentre Coulson la precedeva per gli stretti corridoi dal sommergibile e la conduceva davanti ad una porta uguale a tutte le altre.
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La noia regna sovrana
FanfictionLa protagonista di questa storia è un'agente dello SHIELD dal carattere particolare. Si trova in missione su un'isola in mezzo al Pacifico per studiare degli strani avvenimenti, ma meteoriti e strani campi magnetici non sono l'unica cosa che trover...