capitolo due

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Gli occhi stanchi si aprono e la luce della mia stanza li colpisce violentemente, cerco il cellulare per guardare l'ora, avrei dovuto fare la doccia prima di uscire con Yve.

Non sono mai stata una ragazza da feste, insomma metà della mia vita l'ho passata in una cameretta da pochi metri quadrati quindi sicuramente non avevo mai avuto l'opportunità di poter festeggiare.

La mia mente pensa e ripensa su cosa indossare questa sera, quando mi rendo conto che è la prima volta che io e Yve usciamo insieme per fare qualcosa di diverso rispetto a scappare dai nostri padri psicopatici, da piccole andavamo sempre in un parchetto vicino casa a parlare sedute sopra un albero, da lì nessuno poteva vederci.

Scaccio via i brutti pensieri mentre ancora un po' assonnata mi avvicino verso la porta del bagno, non vedo l'ora di fare una doccia calda, le ore di viaggio sono state lunghe e sistemare tutto ciò che mi sono portata dietro è stato un lavoraccio.

Apro la porta con in una mano l'intimo pulito e nell'altra l'accappatoio per asciugarmi, non mi sembra il caso di girovagare per la camera nuda, con la fortuna che ho, potrebbe entrare chiunque in quell' esatto momento.

Apro la porta con lo sguardo rivolto  alle mie ciabatte rosa, senza particolari preoccupazioni, chiudo la porta davanti a me con la chiave, la mia mente continua a vagare per i suoi mondi, la stanchezza gioca brutti scherzi a volte, quando il mio sguardo si alza mi accorgo che non sono sola nella stanza, accanto a me trovo un ragazzo piuttosto alto intento a lavarsi i denti al lavandino senza minimamente interessarsi della mia presenza.

Lo guardo scioccata mentre cerco di capire cosa fare, la mia mente crea una lista di reazioni in pochi secondi, potrei urlare o scappare ma oltre che non sembrarmi buone idee, lui non mi sembra pericoloso, indossa una canottiera nera che mostra un braccio completamente ricoperto di tatuaggi e questo non sembra essere un buon segno, ma cerco di superare gli stupidi stereotipi di città e cerco una soluzione al problema.

Tra tutte le alternative la più consona mi sembra parlare con tranquillità, così cercando di non far tremare la voce mi faccio coraggio.

- Non è la tua stanza!

Le mie parole funzionano, la sua attenzione ora è su di me e riesco a notare particolari che prima non vedevo, finalmente vedo il suo viso invece che solamente due spalle possenti.

È più lato di quanto mi aspettassi, supererà la mia altezza di almeno venti centimetri, il biondo cenere spettinato dei suoi capelli ricorda un bambino appena sveglio, ma tutto è contrastato da un paio di occhi grigi come il ghiaccio.

- vo so

Lo fisso schifata mentre risponde con ancora lo spazzolino tra le labbra e un po' di dentifricio sparso in bocca.

- apeffa un fecondo

Lo vedo rigirarsi di spalle, probabilmente per sciacquarsi la bocca e darmi qualche spiegazione in più, infatti, dopo qualche minuto i suoi occhi sono di nuovo su di me.

- tu devi essere alysia giusto?

- no mi chiamo Alya

Sul suo volto compare un'espressione confusa mentre cerca di pensare ad un probabile discorso da fare per spiegarmi la sua presenza.

- Ah Alya, piacere Alek, non so se Yve ti ha detto qualcosa riguardo ciò che succederà stasera.

Ok ho un ragazzo piuttosto attraente nel mio bagno che mi parla come se avessi sei anni,  un perfetto primo giorno di college insomma.

- Mi ha detto che deve fare delle foto per un gruppo musicale non molto conosciuto a cui serve pubblicità.

- Ok sono offeso per il non molto conosciuto, ma farò finta di non averlo sentito uscire dalla tua bocca.

hell's angels (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora