capitolo uno

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Scendo dall'aereo che mi ha portato verso la mia nuova vita, senza violenza e paura, Manchester sarà un nuovo capitolo, la mia rinascita.

Manchester Metropolitan University, ecco come si chiama la mia nuova scuola, ho deciso di vivere nei dormitori del campus per essere più sicura e per stare accanto all'unica amica che in questi anni abbia mai avuto, Yve mi è sempre stata accanto da quando ho ricordo.

Trascino la mia valigia pesante per il lungo corridoio che mi permette di arrivare in aeroporto, le luci del mattino colpiscono i miei occhi assonati e non abituati ancora alla luce, il sole nasce lento oltre l'orizzonte così vicino da poterlo toccare con un solo dito, ma allo stesso tempo così lontano da incutere timore.

Due occhi azzurri spiccano tra mille ricci scuri, mi scrutano da lontano, la ragazza mulatta è di fronte a me con un sorriso stampato sulle labbra, mi avvicino lentamente e senza pensarci due volte le mie braccia si agganciano al suo collo in un abbraccio stretto.

- Benvenuta a Manchester city!

La voce di Yve risuona nelle mie orecchie dolcemente facendomi tornare alla mente la nostra infanzia, lei che scappava da un padre violento e io che scappavo da un padre psicopatico. Ricordo quando fuggivamo per ore tra le vie della nostra piccola città, era sempre stato un gioco per noi, quando abbiamo compiuto dieci anni però, lei mi è stata portata via, gli assistenti sociali avevano individuato la sua situazione e io fui così felice di sapere che in quel momento fosse finalmente al sicuro, ma da quel giorno rimasi sola con i miei peggiori incubi, senza nessuno che mi potesse aiutare.

Cerco di scacciare via i brutti ricordi per non rovinarmi la mia nuova avventura, sono felice di stare finalmente con lei dopo tanti anni. La seguo con passo svelto verso l'uscita dell'aeroporto, sorride mentre con qualche occhiata si assicura che io sia dietro di lei; un taxi viene fermato dalla sua mano e finalmente possiamo dirigerci verso la nostra nuova dimora.

Dal finestrino osservo i grattacieli illuminati dall'armoniosa luce mattutina, la vita è diversa qui, tutto mi sembra enorme rispetto alla mia piccola città, ma nulla può essere peggiore di ciò che ho vissuto; perciò, mi faccio coraggio per intraprendere il percorso che ho desiderato fin da piccola.

Senza neanche accorgermi noto alla mia destra un immobile enorme, ma la voce di Yve cattura la mia attenzione.

- Ti presento la tua nuova casa Alya!

Il mio cuore batte velocemente alla vista di una struttura ricoperta di vetro, un prato verde contorna tutto il perimetro dell'università dove gruppetti di ragazzi parlano tra di loro e si addentrano per assistere alle lezioni che avranno tra qualche ora.

Apro la portiera dell'auto mentre scendo e ringrazio l'autista per avermi dato la mia valigia, Yve mi guarda come se si aspettasse una reazione del genere da me, in fondo siamo ragazze di periferia, non siamo mai state abituate a tutto questo lusso.

- Vuoi stare qui a guardare o entriamo?

Sorrido alla ragazza accanto a me, intanto che ci avviciniamo all'entrata del palazzo, non capisco come l'interno possa essere ancora meglio dell'esterno, l'ambiente è quasi tutto digitalizzato e moderno, diverse televisioni sono sparse per il lungo corridoio mostrando la pubblicità della scuola, sono presenti diversi divanetti grigi e neri poggiati su un tappeto di moquette bianca su cui camminiamo per arrivare all'ascensore che ci porterà ai dormitori.

- Noi siamo al quarto, i dormitori vanno dal secondo al nostro piano, ovviamente sono divisi tra ragazze e ragazzi, il secondo è interamente maschile, il quarto invece è interamente femminile.

E il terzo, beh te lo spiegherò tra un po' di tempo, ma per qualsiasi motivo non andarci, diciamo che le matricole non sono ben viste.

Questa cosa del terzo piano mi incuriosisce molto, non capisco cosa ci possa essere di così misterioso in una scuola, soprattutto tra due livelli in cui risiedono solo dormitori, mi dico che non devo pensarci anche se capisco benissimo che la mia curiosità mi porterà a addentrarmi lì.

Annuisco mentre la porta si apre su un enorme corridoio tempestato di porte a destra e sinistra, alcune ragazze camminano tra i corridoi in pigiama, altre invece corrono tra una porta e l'altra probabilmente per trovare le proprie amiche.

- Noi siamo nella stanza numero 666, si lo so non è un bel numero, ma ti assicuro che la stanza è stupenda.

Sorrido per le parole di Yve e mi rendo conto che, come speravo, siamo coinquiline, anche se penso che questo sia dovuto a qualche pressione che probabilmente ha imposto alla segreteria, la conosco abbastanza bene per sapere che non possa essere solo una casualità, sa essere molto convincente quando vuole.

La stanza è enorme e sono ben felice di notare che il bagno è al suo interno senza che nessuna di noi debba uscire per fare la doccia.

Le pareti sono bianche, a destra c'è il suo letto, mentre a sinistra c'è il mio, il suo letto è perfetto, ma conoscendola lo sarà solo oggi, è una persona estremamente disordinata, il mio totale opposto, probabilmente ha messo tutto in ordine per darmi un buon benvenuto.

Le pareti accanto al suo letto sono coperte di poster di rock band e artisti emo, qualche vinile è appoggiato sul suo comodino mentre noto che uno spazio della libreria ai piedi del letto è dedicato ad un bellissimo giradischi azzurro raggiante, ne ha sempre voluto uno, lo diceva sempre quando ero più piccola.

- Quindi ti piace?

Guardo Yve completamente distesa sul suo letto che mi fissa ansiosa per avere una risposta.

- Si mi piace un sacco, ma i vestiti dove li posso mettere?

La osservo avvicinarsi ad un armadio enorme ricoperto di sticker che è presente solo nel suo lato di camera e non nel mio, probabilmente dovremmo condividere lo stesso spazio, non sono una persona gelosa, perciò, non mi infastidisce dover tenere i nostri vestiti insieme.

- Vabbè Yve, vorrà dire che se per sbaglio ruberò uno dei tuoi vestitini sexy non potrai arrabbiarti.

I suoi occhi saettano su di me subito dopo la mia affermazione.

- Provaci e ti distruggo

Ride e si lancia sul letto con tutta la poca delicatezza che ha in corpo, apro la mia valigia e non capisco ancora come abbia fatto a non scoppiare, visto tutto quello che ho messo al suo interno.

- Ángel, comunque stasera ti porto fuori, devo lavorare come fotografa per una band che suona in una discoteca qui vicino; quindi, visto i pochi e orrendi vestiti che ti sei portata dietro dovrò per forza acconciarti per le feste io, saremo sotto il palco perché ho il pass e guarda caso ho un più uno.

Il mio cuore si riscalda al suono del soprannome che mi caratterizza da quando sono piccola, Yve ha origini spagnole ed essendo bilingue quando eravamo piccole mi diceva sempre che avevo un viso angelico che poteva ammaliare chiunque, "come le sirene con la loro voce, tu lo fai con quegli occhioni da cerbiatto verdi".

- Prima di tutto, i miei vestiti non sono orrendi, e poi dove vorresti andare stasera, domani abbiamo lezione alle otto!

- Tu non preoccupati, devo presentarti a qualche persona di qui, come fai qualche amico se no? sappi che la discoteca si chiama The bread shed, ora metti tutte le tue cose apposto che poi vediamo cosa fare oggi, magari un bel tour della scuola.  

hell's angels (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora