Venerdì mattina.
Marina si svegliò con il chiarore dell'alba che filtrava attraverso la finestra, illuminando in modo delicato la sua camera. Mentre si stiracchiava, il suo sguardo cadde sugli altri letti presenti nella stanza, dove le sue compagne dormivano profondamente, confermando che fosse ancora presto. Aveva tutto il tempo per lavarsi e vestirsi, senza alcun problema.
Con un leggero sospiro, si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra per osservare il nuovo sole che sorgeva. L'aria fresca del mattino accarezzava il suo viso, portando con sé il profumo dolce dei fiori. Lasciò che quelle belle sensazioni la distraessero dalla giornata precedente e dalla pessima figura che aveva fatto. Non aveva intenzione di raccontare dell'idromele a Liceo e Aena, non tanto perché ne era rimasta coinvolta, ma perché voleva evitare di riportare alla mente i tremendi ricordi.
Aveva sparato a Shirei... aveva anche provato a baciarlo.
Erano passati più di due giorni interi da allora, durante la quale si era letteralmente barricata in casa pur di non vederlo.
Si tuffò di nuovo sul proprio letto e si rigirò in preda al panico. Era colpa dell'idromele, ovviamente non avrebbe mai fatto una cosa del genere senza l'influenza inebriante del liquido divino.
Certo. Non doveva dubitare di una semplice verità.
Si rialzò e si preparò in fretta e furia. Meno tempo aveva per pensare e meglio era per lei. Non voleva accettare di avere quelle intenzioni per il ragazzo, nemmeno per un singolo istante. Per affrontare la giornata che l'attendeva, si fece una doccia calda e decise di recarsi alla mensa.
Fu con grande stupore che, appena varcata la soglia della Settima Casa, scoprì la figura di Shirei che la attendeva a pochi metri dall'entrata. L'insolito incontro la fece bloccare, non si aspettava di vederlo così presto e non era preparata mentalmente a cosa dire. Nonostante tutto, la sua presenza le infondeva un senso di calma che non poteva fare a meno di apprezzare.
«Shirei! P-perché... perché sei già qui?» chiese, cercando di non inciampare.
Il ragazzo si avvicinò, facendola tentennare, poi estrasse un foglio dalla tasca. «Ho ricevuto una lettera da Liceo riguardo alla lezione di oggi,» spiegò con voce tranquilla. «Mi sono svegliato presto e ho pensato di approfittarne per una leggera corsa mattutina.»
Marina annuì, comprendendo la situazione. Decise, comunque, di rimanere a distanza, per evitare l'imbarazzo di dover parlare con lui.
«Capisco,» disse con un lieve sorriso. «Allora... andiamo?»
Lui annuì in risposta. «Non hai avuto problemi per quello che è successo pochi giorni fa?»
La figlia di Ien arrossì e si nascose dagli occhi del Stirpemista.
Doveva proprio ricordarglielo?
Fece un respiro profondo e si decise a proseguire, convinta che lui l'avrebbe seguita. Arrivarono alla mensa in poco tempo e ne approfittarono per fare una colazione veloce. Solo dopo che Marina sentì alcuni Stirpemista commentare la loro presenza lì, comprese che sarebbe stato meglio andare via.
I due si recarono alle capanne per fare lezione con passo molto lento. Marina era in ansia per la situazione e temeva che nuove voci avrebbero cominciato a girare nel momento in cui li avrebbero visti insieme. Sperava solo che alla mensa stessero parlando esclusivamente del figlio di Cragar e non di lei assieme a lui. La ragazza lanciò uno sguardo allo Stirpemista dagli occhi viola, il quale era calmo come sempre.
"Giusto" disse a sé stessa, "è tutto solo nella mia testa."
Si stava facendo troppe paranoie inutili. Doveva essere professionale e mantenere la sua posizione, indipendentemente da cosa fosse accaduto fra loro. La verità era che non c'era stato nulla, lei era inebriata dal vino della divina Miula e lui era stato piuttosto chiaro.
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Maschere Immortali: L'Alba della Verità
FantasíaSopravvivere. Una missione che tutti gli Stirpemista devono affrontare ogni giorno. Ma nell'Altrimondo, una dimensione parallela dove mostri e divinità mascherate si intrecciano al destino dei mortali, esistono dei luoghi protetti, nei cui confini è...