Dreams

580 44 8
                                    

La sala si riempì di melodia, la gente volteggiava spensierata ed incurante alla corte dello zar di Russia.


Nella sala c'è una bambina di cui non si distinguono i tratti. Ha un vestito un po' troppo grande per lei ma rimane comunque bellissima.


Lo zar le si avvicina con le braccia spalancate, come per prenderla in braccio, la bambina lo imita ma quello che sarebbe dovuto essere il gesto più naturale tra un padre ed una figlia viene interotto da un frastuono.


Padre e figlia voltano la sguardo verso la porta, hanno ancora le braccia aperte, come pietrificati dalla paura.


I rivoluzionari, eccoli sono arrivati! Tutti sapevano che prima o poi sarebbe successo, ma la corte sembrava non voler vedere.


In un attimo il CAOS! Gente che urla, che scappa, cade, si rialza, vaga senza meta, bambini che strillano in cerca di qualcuno e adulti che hanno più paura dei bambini.


La bambina senza tratti è disorientata, non sa cosa fare. Si guarda intorno e trova una porta semi aperta. Prova a dirigersi verso di essa ma qualcuno la fa cadere, lei rimane a terra perchè qualcosa le impedisce di alzarsi. D'un tratto davanti a lei compare un uomo mascherato di nero e poi...



«AAAAAAAHHH!» urlò Natasha prima ancora di svegliarsi.


Aveva di nuovo avuto quell'incubo, uno dei tanti ed il più ricorrente.

Una mano si posa sulle sue spalle: è Clint, lei lo guarda confusa e tremante e, senza pensarci, lo abbraccia in cerca di sicurezza.

Le sue braccia sono forti e il suo abbraccio caldo e rassicurante. Era da tempo che nessuno le dava un abbraccio del genere.


Sciolti dal loro abbraccio i due giovani di direggono verso uno dei fuochi rimasti accessi dalla sera prima.

Natasha è ancora un po' sconvolta ma è abituata ad incubi del genere.

« Stai meglio » chiede dolcemente Clint

Lei sorride ma è più un gesto di cortesia che voluto

« Si, grazie. Mi dispiace di averti svegliato però»

« Oh non preoccuparti, non dormo spesso. Mi piace stare sveglio le prime notti in una città nuova»

« Non ho ancora capito di dove sei. So che parli inglese perché ti ho sentito parlare con l'uomo che mi ha offerto di passare qui la notte,Peter se non sbaglio, ma ti sei presentato in ungherese quindi mi sento confusa al riguardo» dice Natasha accennando una risatina, imitata immediatamente da Clint

« Sono americano, da Waverly nello Iowa. O meglio lo ero perchè ora sono quello che viene chiamato cittadino del mondo»


«E perchè ora non lo sei più? » chiede Natasha sentendo qualcosa di famigliare in quel "lo ero".

Anche lei non si sentiva più parte della Russia, non si sentiva degna. Non ricordava bene la sua famiglia, né come fosserò morti; l'istituto le aveva detto che erano stati trucidati senza pietà e che lei era l'unica sopravvissuta. Ma lei non ricorda nulla del suo passato, è come se i suoi ricordi iniziasserò in quell'istituto russo che l'aveva "accolta" da bambina. L'unica cosa che aveva erano dei frammenti di storia che riaffioravano violenti la notte.


« Per risponderti devo farti vedere una cosa» risponde Clint riportando Natasha sulla terra.


I due camminano a zig-zag tra ubriaconi svenuti a terra, bottiglie, fuochi e vicoli poco illuminati.


Natasha non ha paura del buio, le è famigliare e si sente a sicuro con il ragazzo biondo davanti a lei.


Dopo poco tempo arrivano in uno spazio illuminato che acceca gli occhi dei due ragazzi ormai abituati al buio delle strade.


Un circo, ecco dove l'aveva portata.


Natasha ammira i tendoni, le luci e i camper a bocca aperta, era da tanto che non vedeva un circo da vicino.


« Ehi, vieni qui»


Natasha si avvicina a Clint, che nel frattempo osserva un volantino attaccato vicino all'entrata di un circo.



C'è scritto: "L' INFALLIBILE HAWKEYE & i suoi aiutanti" e sotto c'è un ritratto di un giovane ragazzo


« Ma sei tu!» esclama Natasha provocando di nuovo la risata di Clint.


« Già sono proprio io. Ecco perchè parlo molte lingue e cambio città praticamente sempre, sono il miglior arciere di sempre e sono qui da quando sono scappato dall'orfanotrofio»


Improvvisamente Clint diventa cupo, come se avesse detto qualcosa di sbagliato non verso di lui ma verso qualcun'altro.


« Non sei l'unica ad avere incubi la notte, Natasha. Anche io ho perso i genitori, sono stato in un orfanotrofio ma sono scappato e sono finito qui» dice facendo un gesto che prende tutto il circo.


Una lacrima scende sulla sua guancia ed è in quel momento che Natasha avvolge le sue braccia intorno al suo petto. Le sembra il minimo da fare dopo quello che lui ha fatto per lei.


Ed eccoli lì, di nuovo uniti in un abbraccio come parti complementari di un puzzle. Un abbraccio come anestetico per dei ragazzi cresciuti troppo in fretta. Abbandonati a loro stessi in un mondo troppo crudele per delle anime belle e fragili come le loro.


«Non preoccuparti Clint, ce la faremo» rassicura Natasha con la guancia destra appoggiata sulla schiena di Clint.


«A fare cosa? » chiede il ragazzo con un mezzo sorriso e le lacrime silenziose che scendono sul suo viso.


« Che ne dici di VIVERE?»


My favourite nightmare- clintasha storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora