5, A Louis!

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«Gradisci altro vino, Louis?»

«Grazie, vostra maestà, ma sono a posto» rifiutò, chinando il capo come segno di rispetto nei riguardi di Anne, la Regina.

Questa parve non soffermarsi sulla risposta appena ricevuta, e ordinò ai servitori di riempire ancora il bicchiere semivuoto del ragazzo.

«Sono davvero lieta che mio figlio ti abbia invitato a unirti a noi, oggi» proseguì la donna, sorridendo con le labbra e con i grandi occhi azzurri. «Da quando ti conosce è sempre così sereno».

«Io non faccio niente di speciale, dico sul serio...»

«Già» intervenne Lady Eleanor, intersecando le mani sotto il mento. «E' curioso, in effetti. Si presuppone che un giullare debba comportarsi da giullare, però non ti ho mai scorto a degnarci di una sola misera storiella divertente» accusò, sebbene utilizzasse un tono apparentemente gentile.

«E' vero, è che...»

«Mi offre la sua compagnia» s'intromise il Principe, troncando così le parole di Louis. «E' ciò che gli ho chiesto, ed è abbastanza per me».

«Avevate già un'ampia sequenza di compagnie, mio Signore» insinuò l'altra, esibendo un sorriso manifestamente artefatto. «Era davvero necessario desiderarne ancora?»

«Sì, era necessario» s'irritò, dedicandole uno sguardo di ghiaccio.

La odiava. Non lo aveva mai intuito prima di allora, ma in quel momento il disprezzo era così evidente da divenire accecante. Avrebbe voluto abbrancare la caraffa di rosso e gettarla sulle sue insulse vesti inadeguatamente leggere, sulle sue onde castane e sul suo indisponente, seccante, provocatorio sorriso.

«Sono stato io a suggerirgli di incontrare nuova gente» interloquì Sir Niall, smorzando così gli animi. «Ho pensato fosse appropriato, dal momento che ha perduto una figura importante, quanto lo era quella dell'amato Re Desmond. Che riposi in pace». Il ragazzo addentò con voracità una coscia di pollo, ed Eleanor rimase zitta a sbattere le ciglia.

La scomparsa di Desmond Styles era ancora un argomento proibito durante i pranzi, le cene, le cerimonie dei tè, e in qualsiasi altra occasione. Era un'informazione che Niall padroneggiava, ed Harry era certo che se ne fosse avvalso col solo scopo di frenare gli sproloqui della capricciosa aspirante Regina.

«Mia cara, il Principe ha riguadagnato un po' di gioia, grazie a Louis. Non siete contenta?» domandò Gemma, rivolgendosi all'amica.

«Sono contenta, certo» si adattò l'altra, però sfoggiando l'inflessione di disturbo con la voce. «E' solo che, da quando è arrivato in questo castello, Harry trascorre più tempo con lui che con me».

«Trascorre più tempo con lui che con chiunque altro» puntualizzò Niall con totale ingenuità.

Harry trovava davvero sconveniente e inelegante che se ne stesse discutendo lì, durante un pasto, quando l'oggetto della conversazione era presente.

Era lei la persona cui era destinato ad appartenere? Era lei la persona con la quale avrebbe spartito l'intera esistenza? Era lei il ritratto della sua sorte? Voleva che fosse lei?

Non si era mai soffermato a ragionarci. Quella di diventare Re non era stata una decisione, ma un'imposizione. Quella di sposare una donna, una ragazzina – come lo era lui – non era stata una preferenza, ma una condanna.

Eleanor lo amava. Glielo aveva confidato una sera, durante uno spettacolo teatrale, sussurrandoglielo all'orecchio. Lui si era voltato a guardarla. E basta.

Non aveva rinvenuto una fermezza sufficiente a mentirle, e nemmeno a dirle la verità. Aveva poi addrizzato la testa, tornando a concentrarsi sull'esibizione.

Non la amava, e non lo avrebbe mai fatto. Era una certezza, giacché non aveva mai avvertito per Eleanor – e per nessuna altra persona – ciò che avvertiva per Louis.

Sedeva al suo canto, composto e ossequioso, sorridente e mansueto. Era così bello da togliere il fiato.

Harry s'intrufolò sotto il lungo tavolo imbandito, scivolò sulla coscia del ragazzo, fino a imbattersi nella sua mano.

Questo sussultò e lo guardò, ma il Principe rimase in silenzio, atteggiandosi come se nulla stesse accadendo.

Inserì le dita tra le sue, e pestò le sue nocche con i polpastrelli. Poté percepire il viavai del respiro di Louis bloccarsi, e fu una sensazione strabiliante. Lo fu di più quando quella stretta ottenne in cambio il medesimo gesto.

Approfittò del chiacchiericcio diffusosi tra i commensali per tendersi verso di lui e bisbigliare: «Non sai cosa darei per poter baciarti, in questo momento».

Il ragazzo si morse il labbro inferiore, e rimase a torturarlo per qualche secondo, tenendo lo sguardo incollato alle pietanze. «Temo che in quel caso la vostra Signora possa farmi decapitare» sussurrò con discrezione.

«Sei tu il mio Signore» rettificò. E dopo di quello slacciò il contatto, sistemò la postura e osservò sua madre, mentre questa innalzava un calice.

«Riservo il mio brindisi a Louis Tomlinson, oggi. Che tu possa sempre rendere raggiante il mio prezioso bambino».

«A Louis!» approvò Liam, issando anche lui il bicchiere.

«A Louis» si aggregarono in coro gli altri. Fatta eccezione per Lady Eleanor, naturalmente.

«A Louis» concluse Harry, mentre l'altro arrossiva. E diventava sempre più bello, così timido e affabile, assolutamente incantevole.

Per la prima volta nella vita, Harry aveva a disposizione un capolavoro su cui posare gli occhi verdi. E i pensieri. E le intenzioni.

E il cuore.

Era questo, forse, l'amore di cui tutto il Regno parlava?

Kingdom of Zara [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora