~Capitolo 6, Bagno di Sangue~

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-"Se intende seguirmi, dottore, allora deve starmi dietro. Deve imparare a muoversi e a comportarsi come un vampiro!", disse Roth, balzando agilmente da un tetto ad un altro. Le tegole e le mattonelle quasi non producevano alcun suono al suo impatto, come se fosse fatto d'aria. Io cercavo di seguire quella scia nera come meglio potevo, ma non ero ancora in grado di muovermi così velocemente. Seguivo il percorso che faceva il mio compagno di viaggio, annaspando e ansimando dalla fatica. Ad un certo punto, Roth si fermò sulla guglia di ferro del tetti davanti a me.
-"Si può sapere che stai combinando? Sembri un vecchio di cent'anni, e qui sono io quello più anziano!".
-"Io... Io non ce la faccio... Non potresti andare più piano?".
-"Più piano di così e arriveremo domani sera. Ti ricordo che dobbiamo arrivare prima che sorga il sole!".
-"Ma mi spieghi come diavolo fai? Eppure non credo tu abbia troppa più esperienza di me, sei un vampiro da meno di un mese!", chiesi, ancora col fiatone.
-"È semplice: mentre lei gioca a fare il buon samaritano, io seguo il mio istinto. Un vampiro non può sopravvivere senza sangue, se lo ricordi! Più si nutre, più i suoi sensi saranno precisi e più i suoi poteri accresceranno. Ma se si trattiene, se ignora quello che è in realtà, rimarrà una mezza calzetta! Deve nutrirsi, Becker, ma non di questo patetico e stantio sangue di prelievi...", disse, tirando fuori ciò che rimaneva di una sacca di sangue ormai vuota.
-"Ha bisogno di sangue vivo, fresco, pulsante! So che non è una cosa facile, ma è questa la sua vita, ora...".
Quella frase. Non l'aveva proferita col suo solito ghigno malvagio, che mi faceva provare un certo disgusto nei confronti di quell'uomo spregevole. Era piuttosto una smorfia di delusione mista ad amarezza. Come di qualcosa di brutto, di scomodo, ma di essenziale: un male necessario. Nin avevo idea di cosa rispondergli. Ormai avevamo affrontato l'argomento così tante volte che era diventata una cosa ripetitiva, eppure... Se avesse avuto ragione? Io ero un medico, certo, era il mio dovere salvare vite. Non potevo però ignorare i miei nuovi bisogni. Per quanto tempo avrei potuto resistere finché non sarei esploso di nuovo in un impeto di rabbia e sete, come con Sommer? Era quello il motivo per cui mi portavo dietro le sacche di sangue. Non dovevo perdere il controllo. Non potevo permettermelo.
Rimasi in silenzio, sotto lo sguardo severo e cupo di Roth, appollaiato sulla guglia di ferro. Stavo per aprire bocca, ma qualcosa mi anticipò. Un violento moto d'aria, seguito da un assordante fischio di timpani. Vidi Roth cadere dall'impalcatura di ferro, crollando inerme a terra. Un volo di cinque, o forse sei piani. Mi gettai sulle tegole, cercando di aqquattarmi il più possibile sulla superficie del tetto. Qualcuno ci stava osservando da chissà quanto tempo e aveva sparato, centrando Roth in pieno petto.
A giudicare dall'angolazione, però, il colpo non proveniva da un altro tetto, ma da terra. C'era un cecchino in strada. Strisciai fino ad arrivare allo sfiato della canna fumaria. Lì, riparato dalla piccola copertura e dalla cortina di fumo, riuscii a espormi abbastanza da poter osservare la strada. Un furgone, uno di quelli che pattugliavano le strade di notte, era fermo proprio sotto di me.
-"Cazzo. Le Mani Bianche!".
Avevano acceso un fuoco in un bidone dell'immondizia, prendendo ogni tanto cartacce e giornali per ravvivare la fiamma. Aguzzai le orecchie.
-"Oh ne ho preso uno! Quello stronzo se ne stava sul tetto, forse non mi ha visto. Vado a vedere se è morto".
Una seconda voce gli rispose: "Aspetta, vengo con te. Mai andare da soli. Se non è morto, è ferito, e se è ferito è ancora più pericoloso".
Vidi due sagome allontanarsi dal gruppo per dirigersi lentamente verso il vicolo in cui era precipitato Roth.
-"Cazzo. Che faccio? Che faccio adesso? Ohh, non ho altra scelta...".
Mi spostai sul lato del tetto che affacciava sul vicolo e guardai di sotto. Ero davvero molto in alto. Roth era fortunatamente caduto in un cassonetto, ma non lo avrebbe di certo salvato da due uomini armati. Le due sagome si avvicinavano. Uno di loro si addentrò nel vicolo, mentre l'altro rimase a guardare da lontano. Quella era la mia occasione. Staccai una tegola dal tetto e la strinsi saldamente. Poi, feci un gran respiro. Lasciai che il vento entrasse nel mio corpo e che l'attraversasse come se fosse fatto d'aria. Una fumo nero mi avvolse e tutto all'improvviso divenne ovattato. Suoni, odori e stimoli. Soltanto una cosa era diventata assordante: il battito di un cuore. Guardai di sotto e vidi che al posto dell'uomo, ora c'era un ammasso di fasci di nervi e di vasi sanguigni. Rossi, pulsanti, accecanti. Mi lasciai cadere e piombai su di lui come un avvoltoio. Cercai di fare una cosa veloce. Poco prima di toccare terra, il mio corpo tornò visibile davanti al mio bersaglio e, proprio in quel momento, lo colpii in pieno volto con la tegola, mandandolo al tappeto. Cosciente del fatto che non sarei stato silenzioso come avrei voluto, e che la tegola si sarebbe spaccata, tentai di tornare nuovamente allo stato di nebulosa. Come previsto, l'uomo nel lato più interno del vicolo si voltò, allarmato dal rumore, ma si ritrovò a puntare l'arma contro il nulla. Il cassonetto era alle sue spalle, ora, ma non avrei potuto fare nulla. Non avrei potuto recuperare Roth senza essere visto e non avevo abbastanza forza per sollevarlo ed arrampicarmi fino al tetto restando una nuvola di fumo. Cosa dovevo fare?
Una vita per una vita. La vita del mio creatore in cambio della vita di un membro della Mano Bianca. Una sanguisuga per un segugio.
-"Non puoi salvare tutti, dottore...".
Feci la mia scelta.
Scivolai alle spalle dell'uomo ignaro. Sentivo il suo cuore galoppare nel petto. Vedevo il sangue scorrere nelle sue arterie e scintillare di pura vita. Sentivo il suo respiro farsi pesante e veloce. Sapeva.
Ohh, eccome se lo sapeva. Sapeva che il pericolo era dietro l'angolo e che qualcosa di terrificante lo attendeva alle sue spalle. Vidi nella sua mente venire a galla vecchi ricordi. Compagni caduti, divorati da immonde creature da denti lunghi come coltelli e dagli occhi di un rosso abbagliante. Il terrore cresceva, è più questo cresceva, più l'adrenalina saliva. La chimica del suo sangue stava cambiando, riempiendosi di catecolammine e neurotrasmettitori. A quel punto, la sete divenne incontrollabile. Mi gettai su di lui, puntando immediatamente al collo. Sprazzi scarlatti dipinsero quegli squallidi muri puzzolenti e inondarono le pozzanghere fatte di fango e merda. E provai di nuovo quella sporca, spregevole ma al tempo stesso inebriante sensazione. Quel dolciastro sapore metallico tra i denti e quel nuovo calore che nasceva nelle profondità delle mie viscere. Con tutto il fiato che gli rimaneva in gola, l'uomo urlò. Fu un urlo di terrore, stroncato quasi sul nascere. Quasi. Ebbe, in quel millesimo di secondo, il tempo di rivelare la sua posizione e di allarmare il resto della pattuglia del pericolo. Lo lasciai cadere a terra, ormai percorso dagli ultimi spasmi di vita e corsi al cassonetto. Roth era ancora vivo, ma sembrava messo male. Quando mi vide, spalancò un mezzo sorriso.
-"Vattene, ragazzino... Presto arriveranno e mi faranno fuori, ma tu puoi ancora andartene".
Era la prima volta che non mi aveva chiamato 'dottore' e che mi aveva dato del 'tu'. Scossi la testa, pulendomi alla meglio la bocca.
-"No, non se ne parla. Sono un dottore, ricordi?". Presi una sacca di sangue e gliela misi tra i denti. Roth bevve avidamente tutto il contenuto e riprese improvvisamente a muovere braccia e gambe. Il sangue che gli usciva dalla ferita prese a scorrere molto più lentamente, ma non smise di uscire. Non dovevo ragionare con la logica. Con un vampiro, non serviva a nulla. Mi strappai parte della manica della camicia e gliela legati attorno al petto.
-"Così l'emorragia dovrebbe fermarsi. Non smettere di premere sulla ferita Ce la fai a muoverti?".
-"Oww... Non benissimo".
-"D'accordo. Cazzo, che facciamo?".
-"Io non ce la faccio a combattere... Ho paura che siamo nelle tue mani adesso, Becker".
Di bene in meglio.
-"Ascolta, rimani qui. Qualsiasi cosa tu senta, non uscire allo scoperto. Cercherò di affrontarne il più possibile e se le cose si mettono male, cerco di scappare. Poi verrò a prenderti. Suona bene come piano?".
-"È un piano di merda. Ma è pur sempre un piano...".
Richiusi il cassonetto, nascondendo Roth, e mi preparai allo scontro.

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