•Ti voglio bene papá•

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Dopo un bel riposo mi svegliai, e trovai i miei genitori seduti al mio fianco.
«Ciao mamma, ciao papà.»
Loro non rispondevano anzi guardavano come se volessero piangere.
«Ho fatto qualcosa di male?» chiesi alzandomi lentamente.
«Nono amore, è tutto apposto. Ci dispiace di non essere venuti.. io non potevo proprio e tuo padre nemmeno. O meglio c'è laveremmo fatta, ma l'hai fatta un'ora prima. Ci dispiace.» rispose mamma guardando in alto per far in modo di tenere gli occhi asciutti.
«No mamma, non fa niente.. Davvero, una persona mi ha fatto compagnia!» risposi allegra, riportando i ricordi a me.
«Chi? Rosa?» chiese portando lo sguardo a lei.
«No. Signora non ero io.» rispose lei riportando l'attenzione ad una rivista di moda.
«E chi? Ah si Deniel, oppure David?»
«No mamma.» dissi sorridente quando papà mi puntò lo sguardo addosso un po' arrabbiato.
«E con chi, eh? É un ospedale. Non puoi andare sempre avanti e indietro, con ragazzi diversi. Con chi eri?» iniziò ad alzare la voce papà quando la mamma tranquilla si alzò dalla poltrona per calmarlo.
«Ero con .. Dustin papà.» dissi con aria triste, senza immaginare la sua reazione.
«Ah bene. Io che cerco di saltare il lavoro ogni giorno, e tu che te la spassi con tutti?» non potevo credere che papà dicesse quelle cose.
«Dai calmati.» gli diceva la mamma.
«Io me la spasso con tutti? Io ho il cancro, in più ai polmoni. Ciò significa che faccio fatica a respirare. Non posso salire le scale. E in ascensore potrei avere mancanze d'aria. Io ho una malattia che mi uccide, una malattia che mi porterà via la vita. E tu, mio padre, dici che me la spasso con tutti. No! Io cerco veri amici. Perché gli altri si sono rivelati...» non completai la frase ma dissi «Papà, Dustin, mi ha solo fatto compagnia, sai perché? Perché David ha un problema anche lui, quindi non posso sempre dargli fastidio, Rosa non può uscire, Deniel? Deniel stava facendo il cretino con un'altra ragazza. E Dustin mi ha fatto compagnia. É stato l'unico, perché tu non c'eri. E se vado dai ragazzi é perché in loro trovo sicurezza.» urlai correndo via dalla stanza.
Ero ancora un po' addormentata e stanca per iniziare a piangere.
Strano eh, invece di piangere per la propria malattia, piangere per le parole di un padre.
Ero alla fine del corridoio quando sentii una mano che mi accarezzò la spalla da dietro.
Sorrisi «Dai Dustin smettila mi fai il solletico.»
«Dustin?» disse una voce da dietro così che mi girai di scatto e mi scappò un battito.
«D-Deniel?» dissi arrabbiata e con una dolcezza incredibile.
«Chi è Dustin?» chiese togliendo di scatto la mano dalla spalla.
«Che t'importa?» risposi andandomene via.
«Ma che dici lo sai troppo bene che m'importa eccome. Sei la mia ragazza, e ci tengo a te.»
«Ah si? Sono la tua ragazza?» chiesi tornando indietro con un finto sorriso.
«Si.» rispose lui convinto che mi ero tranquillizzata.
«Tu la chiami "mia ragazza" se poi la tratti male, poi ci litighi, poi la ami follemente da portarla a letto, poi ci litighi ancora, poi non la pensi e ci fai pace. Lo capisci che sembriamo "frindzonati"? E poi non voglio essere la tua ragazza se poi mi lasci nel momento del bisogno per andare da un'altra ragazza.» dissi arrabbiandomi e spingendolo sempre di più.
Il suo viso triste mi faceva cadere a pezzi. Me io ero a pezzi più di lui in quel momento. O forse.
Lui non rispose, a quanto pare avevo ragione. Me ne andai piangendo.
«Okay lo vedi, pensavo che dicessi "No era solo un'amica con cui parlavo" ma invece no! Eppure ci tenevo al fatto che potessi dirmi quella frase.» ero triste. Forse era l'effetto del litigio con papà dopo la chemio.
Piangendo camminai a passo veloce senza meta.
A metà corridoio mi fermai perché mi manco l'aria. Cercavo di parlare ma non mi uscivano le parole.
Era il posto dove i dottori non c'erano quasi mai, un reparto che non veniva più usato.
E all'improvviso caddi per terra, portandomi le mani al collo. Avevo paura, iniziai a vedere la mia vita come un film, o meglio quel film partì da quando ero entrata all'ospedale. Forse è da lì che era iniziata davvero la mia vita.
Pur troppo non c'è la feci a riprendermi e persi i sensi su un pavimento freddo.
Dopo penso cinque secondi mi sentii sollevare, presa in braccio da due forti braccia.
E non so dopo quanto tempo mi sono risvegliata nella mia stanza, sotto gli occhi di mamma, papà, tre dottori, David, e Rosa.
E tra tutti quei volti mancavano due. Due volti che avrei tanto voluto fossero lì.
Quello di Deniel e quello di Dustin.
Papà era così preoccupato che allontanò tutti per chiedermi come stavo.
«Papà sto bene davvero.»
«Scusami per prima amore mio, scusami.» disse papà.
«No papà, non fa niente scusami anche tu.»
Sembravamo due piccioncini che piangevano.
«Ti voglio bene papà.»
«Anche io ti voglio bene figlia mia.»

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