•Il mio posto speciale•

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«Mamma, mamma. Sbrigati sali.»
Quella mattina stavo facendo tardi a scuola.
«Ma perché cazzo non sale?»
«Eccomi amore, dimmi..» disse la mamma con il suo solito tono dolce della mattina.
«Mamma non trovo la maglia beige con le perline bianche..» le chiedevo mentre cercavo in tutti i cassetti quella maledettissima maglia da abbinare su un pantalone bianco con qualche piccolo strappo e ovviamente degli stivaletti neri.
«Amore era in questo cassetto bianco» mi disse cacciandola come per magia.
«Grazie mille mamy, ora puoi andare devo finire di prepararmi. Ciaoo» le dissi cacciandola dalla stanza con fretta.
Indossai la maglia, e mi ripassai il mascara e un po' di rossetto, e come sempre mi sgolai addosso una boccetta di profumo, per poi essere pronta con la solita frase "Sono Bellissima."
Non so perché mi davo tante arie, in fondo ero la quattordicenne più carina della scuola, ma allo stesso tempo la più vanitosa è antipatica, quindi avrei preferito essere il contrario.
Ero pronta per andare a scuola, mia madre mi aspettava giù come sempre con la sua Clio.
Scesi per le scale, e dopo qualche minuto ero fuori scuola, scesi dalla macchina e salutai freddamente mia madre, ero così, lo ero anche con mamma.
Fuori la scuola le mie amiche mi venivano in contro per poi rovinarmi il trucco con i loro baci. Almeno, io a differenza loro non vestivo sempre fucsia.
«Amore buongiorno, aspetta hai una ciocca di capelli uscita dalla coda di cavallo, te l'aggiusto.» disse Angela.
Ricordo la sua voce strillante e assillante da bambina ancora poco matura, ma infondo anche io lo ero un po'.
«No, lascia stare, mi piace così.» le risposi facendole scivolare via le sue mani dai miei capelli rossi.
Ero l'unica della scuola con quei capelli. Infondo mi piacevano ed era il mio colore naturale, preso da mia madre, anche se poi lei ha cambiato colore in nero.
Guardai un ultima volta il cellulare per vedere l'ora e segnava le 7:52.
«Ragazze io entro, sono quasi le otto.» avvertivo tutte di ogni cosa facessi, perché desideravo che non mi lasciassero mai sola.
Una delle cose che ho capito è che essendo viziata, amata e seguita da tutti, non sarei poi stata in grado di difendermi, o reagire da sola ad ogni cosa.
Entrai in classe, è già c'era la professoressa di matematica che doveva interrogarmi.
Ero preparatissima come sempre. Lo ero sempre stata.
«Allora, allora, vediamo. Oggi 15 gennaio interroghiamo .. Sara, Marika, Giovanna e Alessia» sentii bisbigliare le altre tre ragazze interrogate, non avevano studiato, e questo mi faceva sentire sempre in un grado superiore.
Andai alla cattedra e mi sedetti.
Feci l'interrogazione anche se mi chiese pochissime cose, lasciando la parola alle tre sfigate, e andai a posto con un bell'otto.
Uscivo spesso dall'aula, ero la cocca dei professori.
E tra i corridoi i ragazzi mi consumavano guardandomi, e c'era sempre un tipetto che mi fissava della terza, molto carino.
Biondo, occhi azzurri, alto, diciamo un ragazzo perfetto. Ma io ero stronza, facevo solo soffrire.
Molti ragazzi si offrivano di fare i compiti al mio posto, ma io rifiutavo.
Tornata a casa pranzai, e come sempre tornai nella mia camera.
La mia camera era il posto che preferivo più di tutto.
Comoda, mi rispecchiava, sempre in ordine, era il mio nido.
Amavo quella camera.
Ricordo che ogni volta che ero triste mi buttavo sul letto ad acqua e leggevo un libro, mangiavo cioccolate, anche perché io non ingrassavo anche se sembra strano. L'armadio era grande e pieno zeppo di vestiti, poi c'erano portagioielli e scarpiere.
Insomma quella camera era il mio posto, e ora vorrei ritornarci.

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#Me

Ciao ragazze, questo è una nuova FanFiction, spero che continuerete a leggerla, ho tante idee ed emozioni.
Un bacio. Ciaoo😘😘❤️

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