Domani.

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«Perfetto. Non mi ricordo più un cazzo.»
Manuel chiude di scatto la sua tesi di laurea, ancora calda di rilegatura. 

La getta sul letto, dove Simone non sembra ascoltarlo. 
È lì, seduto a gambe incrociate, ricurvo su sé stesso, intento a giocare ad un nuovo giochino scaricato nel cellulare.

Si avvicina al letto, recupera la tesi : è un elaborato dal titolo"Teoria kantiana della motivazione morale: analisi del pensiero e della critica." , ben 128 pagine, la rilegatura rigida e classica di un acceso bordeaux, con scritte color oro ad adornarla. 


«Simò ma mi stai ascoltando? » lo guarda di sottecchi per intravedere la sua espressione distratta e sognante, ben nascosta sotto i ricciolini che ricadono sulla fronte.

«Simò!»

Non viene degnato nemmeno di uno sguardo e un ghigno sadico si delinea sul suo volto mentre  si avvicina al letto, solleva con lentezza disarmante la tesi a mezz'aria e la lascia cadere di peso sulla testa del povero Simone.

«Ahia! Ma che sei, scemo!? 'Sta cosa pesa!» 

«Ringrazia che ce sò andato piano» gli lancia un'ultima occhiata di fuoco che esprime la minaccia, non proprio velata, di colpirlo nuovamente. 


Lascia cadere la tesi ormai sgualcita sul letto e prende posto accanto a Simone che continua a massaggiarsi compulsivamente la testa nel punto in cui è stato colpito. 

«La prossima volta vedi di ascoltarmi quanno te parlo, Simò!»

Simone rotea gli occhi, sbuffa esasperato, si piega su se stesso a raggiungere con le braccia il bordo del letto, affondando la faccia sul piumone celeste che lo ricopre.


«Ma ti stavo ascoltando!  E poi scusami eh» si ricompone velocemente per sembrare più serio
 «ma da quando il mio ragazzo , caso perso del liceo, è diventato un secchione?»

« Da quando ha scoperto che domani  discute la propria tesi de laurea e che in commissione ce sta pure tu padre.
Non poteva esse solo il nostro professore al liceo.. no!
Pure all'università! »  agita le braccia in modo frenetico tanta è la tensione che ha in corpo

«Ma scusa. Il fatto che ci sia lui non dovrebbe farti sentire più tranquillo?.. no?» chiede il minore, sollevando appena la testa per guardare l'altro, che continua ancora a fare su e giù per la stanza, in preda all'ansia. 

«E comunque, mio padre ti adora»

«Fa finta de adoramme solo perché di mezzo ci stai te che fai sembrà tutto perfetto!»
« Non m'ha voluto fà manco da relatore»  aggiunge, con aria sconfitta.

«Forse non voleva fossi condizionato nella scelta» ribatte il più piccolo, con tono incerto. 

Fa poi spallucce, a dire il vero non ha mai capito perché il  fatto che suo padre si fosse rifiutato di fargli da relatore, per Manuel, rappresentasse tutta questa tragedia. 

In fondo, avevano praticamente scritto quella tesi a quattro mani. 
Negli ultimi mesi Manuel aveva trascorso più tempo con il padre che con lui, quando veniva a trovarlo a casa. 
Restavano ore ed ore chiusi nello studio, sommersi da quei vecchi libri ingialliti ed impolverati,  a sottolineare frasi che potessero servire come spunti di riflessione da inserire nel suo elaborato.

«E poi- metti che sbaglio? Metti che me fa 'na domanda e io non so rispondere?!»
Sgrana leggermente gli occhi mentre nella sua mente si prospetta l'ipotesi di far scena muta.
Si lascia cadere, seduto sul bordo del letto, mentre il più piccolo si tira su per sedersi in modo più o meno composto, al suo fianco.

«Simò, pensa alla figura che ce faccio. Con tu' padre, con te...» mormora appena, mentre si passa nervosamente una mano tra i capelli.

« Io sono sicuro sbalordirai tutti.» lo guarda con un sorriso rassicurante stampato in volto e quegli occhi pieni d'amore, che ha solo quando posa lo sguardo su di lui. 

« Dici?»

 
« Ne sono sicurissimo» si stende sul letto per poggiare la testa sulle sue gambe e incrocia le braccia attorno al collo del maggiore 
«E io sarò lì, ad ascoltarti, sostenerti e dire a tutti che l'amore mio è il più bravo di tutti i laureandi dell'inteeeero universo» fa roteare leggermente le braccia in aria, come stesse indicando il cosmo, e le riporta poi sul volto del maggiore. 

Manuel sbuffa una risata. 
« Quanto sei de parte » si china a baciare le sue labbra e a morderle piano
«Ti amo tanto.» glielo sussurra appena, bocca contro bocca. 
«Dimmelo ancora»
«Sei de parte»
«E poi? »
«E poi....e poi devo ancora decidere che me devo mette domani»
«Dai»   
«Ho detto che ti amo. »
«E quanto mi ami?»
« Tanto.»


Cattura le sue labbra in un altro bacio, lento e umido.
Le labbra si sfiorano e si allontanano come in un gioco di intesa.
Si distanziano poco per poi tornare a rincorrersi in quell'incastro perfetto di anime e fiato.
Le mani del maggiore scivolano lungo il petto di Simone, si spostano lente verso le schiena e non c'è sensazione più bella che sentire sotto le dita la sua pelle, fare una leggera pressione per sentirlo ancora di più. 
Sentire il suo respiro, inebriarsi del suo profumo che lo avvolge. 
Non c'è momento più bello, non c'è emozione più forte che stringerlo tra le proprie braccia. 


Si stacca appena per guardarlo ancora. 
Arrossisce ancora, dopo ogni bacio.
Un leggero rossore si propaga sulle sue guance e le labbra si incurvano in un sorriso stretto e imbarazzato che pronuncia ancora di più quelle fossette che lui ama alla follia. 

«Comunque pensavo che potresti mettere la mia giacca, domani.»
Manuel sussulta impercettibilmente, come se la voce di Simone l'avesse bruscamente riportato alla realtà, facendo scoppiare di colpo quella bolla nella quale si chiudeva ogni volta che si soffermava a guardarlo .
«Che?»
«Tu. Domani. La mia giacca»
«Me stanno larghe le tue giacche, Simò.»
«Provane una»

Si alza di scatto spingendosi con la schiena, raggiunge l'armadio e tira fuori una giacca nera.

Manuel la riconosce subito. È la stessa che ha indossato lui, il giorno della sua laurea.
Era stupendo, quel giorno.
Bello da mozzare il fiato, la corona d'alloro a risaltare i lineamenti del suo volto.
Un sorriso che illuminava qualsiasi cosa esistente al mondo.
La felicità nei suoi occhi, lucidi e fieri.

«È quella della tua laurea.» 

«Sì» la allunga verso il maggiore, appoggiandola sul suo petto  «Provala»


Il maggiore strabuzza gli occhi in un espressione stranita. 
Era chiaro nella sua mente che Simone non avesse considerato un dettaglio.
Prende le maniche della giacca e le solleva appena per portarle all'attenzione del più piccolo


«Ma gliele hai viste le maniche a 'sta giacca Simò? Sono chilometriche» 
«Esagerato che sei, sempre! Ti ho detto di provarla» 


Manuel sbuffa, abbassa lo sguardo e scuote la testa.
«Non la molli la presa, vero?»
«Assolutamente no» lo rimbecca subito l'altro, mentre un ghigno divertito si fa spazio sul suo volto. 
Del resto, ama vedere come Manuel lo accontenti ad ogni sua richiesta.

Lo guarda mentre prende la giacca e la indossa, con aria riluttante.
«Mò sei contento?» 
Allunga le braccia lasciando cadere l'eccesso di tessuto che scivola oltre le sue mani.
«Te sei fatto convinto che sembro Cucciolo dei sette nani o no? »

È in quel preciso istante che  Simone scoppia in una risata, porta le mani al volto per coprirlo e si piega sulle ginocchia. 
Manuel lo segue a ruota.
Si ritrovano per terra, distesi uno accanto all'altro, a ridere a crepapelle. 

«Tocca annà a fà shopping »
«Eh...me sa de sì »




Traguardi. || Manuel e SimoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora