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Il suo sedere è comodamente immerso nella poltrona, oggetto per il quale ha impiegato un mese per decidersi ad acquistarlo, causando non poche crisi al suo caro amico e socio Zayn. Il suo problema più grande era proprio quello di perdersi dietro mille ragionamenti per cercare di fare la scelta migliore, che fosse per una causa di estrema importanza o una stupida sedia. Il fatto è che Louis Tomlinson, ventinove anni suonati e poca voglia di invecchiare, aveva ottenuto tutto ciò che aveva seguendo poche volte il suo istinto e ragionando principalmente con il cervello: logica, metodo e analisi. Quello era il motto del CEO della Tomlinson industry da generazioni e, da quando Louis aveva sostituito suo padre, non aveva fatto altro che accrescere la nomina dell'industria di famiglia.

Era scrupoloso in ogni aspetto lavorativo e tutto il personale, o almeno i nuovi arrivati, era stato scelto da lui in persona.

Infatti a breve avrebbe avuto un colloquio con un giovane uomo che, se tutto fosse andato per il verso giusto, sarebbe diventato il suo HR manager. Aveva bisogno di una figura da affiancare a Zayn e, purtroppo, nessuno nell'azienda possedeva i requisiti che Louis desiderava. Per questo, aveva iniziato assieme al suo socio a fare ricerche e l'uomo prescelto spiccava per le doti che lui cercava: esperienza, professionalità e ottimi riscontri da parte del suo rettore universitario e dei suoi vecchi lavori che, nonostante la giovane età, erano parecchi. Ed è proprio in quel momento che i suoi occhi si posano sulla figura della sua adorata Clarence che, con un colpo di nocche, chiede il permesso per entrare e apre la porta solo alla voce di Louis che la invita ad entrare.

Davanti ai suoi occhi blu, Clarence gli sorride con rispetto "E' arrivato il Signor Styles." annuncia, facendo accomodare il giovane che sorride gentilmente alla donna prima che i due uomini, ormai lasciati soli, incrocino per la prima volta lo sguardo e Louis si trova a sbattere velocemente le palpebre perché aveva appena avuto una visione: occhi verdi, labbra arrossate dal freddo e morbidi ricci leonini ad incorniciare un volto dai lineamenti giovanili. Un volto con un qualcosa di familiare, ma non saprebbe dirlo con certezza. Si ritrova a stirare le labbra in un accenno di sorriso nel vedere il minore guardarlo di rimando, prima di darsi una mossa, presentandosi. "È un piacere averla qui, signor Styles. Si sieda." lo invita, sedendosi dopo avergli stretto la mano e non perde molto tempo a mettere da parte il suo desiderio di avere quella gioia davanti agli occhi per il resto dei giorni della Tomlinson Industry: se quell'adorabile cerbiattino si fosse dimostrato un completo incompetente non ci avrebbe pensato due volte a mandarlo via a calci in culo.

Anche se possedeva un paio di fossette in grado di ammaliare chiunque.




L'aria di Londra non finiva mai di farlo innamorare e, nonostante il cielo fosse tutt'altro che terso, Harry si sentiva al settimo cielo. Era riuscito ad ottenere il posto di lavoro che desiderava da anni e non poteva che esserne più felice. La Tomlinson industry vantava di un'ottima nomina ed era molto famosa e ricercata, lavorarci significava per lui una grande vittoria. Per questo, con ancora la gioia a scuotergli le membra, recupera dalla sua pasticceria preferita un dolce per festeggiare.

Louis Tomlinson lo aveva tenuto sotto torchio per quasi un'ora e, dopo un paio di minuti dall'inizio del colloquio, Zayn Malik li aveva raggiunti. Harry, nonostante avesse due bellissimi uomini davanti, aveva cercato di mostrare al meglio le sue doti da comunicatore senza farsi distrarre dall'aurea di potere che i due soci emanavano. Aveva percepito la vittoria in pugno dopo il primo sguardo d'intesa che i due si erano scambiati e si era lasciato trasportare dalla passione che gli scorreva nelle vene al posto del sangue: era un tipo parecchio modesto e odiava le lusinghe, ma dopo tanti anni aveva imparato a riconoscere che fosse nato per entrare in empatia con le persone, capirle al meglio e ottenere da loro ciò che più desidera. Ovviamente, in campo lavorativo. Sapeva che poteva risultare un manipolatore, ma in realtà era più uno stratega: valutava tutte le mosse possibili e attuava quella vincente.

It's gotta be a strange twist of fateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora