Capitolo 8

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Mi risveglio e mi trovo accanto ai fornelli ,zia Ginevra mi chiede cosa stessi cucinando e io guardando sui fornelli ipotizzo che siano lasagne, balbettando le rispondo e lei inizia ad urlare, capisco che stavolta sono diventata Edgar e allora con tono dispiaciuto mi scuso e inizio a mettere un'altra pentola sui fornelli e a riempirla d'acqua. Chiedo a zia Ginevra cosa gradisce mangiare e lei indifferente risponde che vorrebbe mangiare solo il secondo, allora tolgo la pentola dal fuoco e la svuoto, oh mamma stavolta la testa mi fa molto più male e mi gira talmente forte da cadere stordita a terra poi subito dopo mi sento molto meglio ma vedo ancora tutto nero e cado non so dove. Sento la voce di mia zia diventare sempre più forte finché non riesco a vederla, sta ancora rimproverando Edgar, per difenderlo le dico che ha capito e che le ha chiesto già scusa, lei con tono ancora più infuriato mi chiede chi mi avesse interpellato e ora inizia a fare la predica a me. "Adesso basta! " interviene finalmente la nonna.
"Ginevra devi finirla! Ha ragione Monica, lascia in pace il povero Edgar e mangiamo che non ce la faccio più!"
Con un sorriso enorme mi alzo con il piatto in mano e vado a prendere la mia porzione di lasagna, Edgar mi fa l'occhiolino e mi ringrazia, in santa pace mangiamo la sua squisita lasagna e passiamo al secondo, carne con i piselli mmm.. Che bontà! Finiamo di pranzare e vado in camera mia a fare i compiti ma come al solito li lascio a metà, sento la porta di casa aprirsi e capisco che è arrivata mia madre, corro al piano di sotto e dico subito a mia madre che devo dirle una cosa importante, lei mi dice che deve un attimo togliersi il cappotto e poi poteva ascoltarmi, se lo toglie e lo posa sul appendi abiti e si incammina in soggiorno, la raggiungo e mi siedo accanto a lei, inizio a spiegarle tutto quello che mi è successo oggi e lei perplessa e preoccupata allo stesso tempo mi chiede se é la prima volta che mi succede una cosa del genere, io le rispondo di sì, lei si alza di scatto come se le fosse venuto un lampo di genio e mi dice che dobbiamo correre all'ospedale, io impaurita le dico che non mi voglio far visitare e lei con un sorrisino mi dice che non dovevamo farmi visitare ma dovevamo trovare una persona. Arriviamo all'ospedale dove sono nata e mia madre chiede ad un dottore se lavora ancora qui una certa Sofia goccia, il dottore risponde che è in sala parto e poteva essere a nostra disposizione tra una mezz'oretta, mia mamma sbuffando lo ringrazia e mi dice che dovremmo aspettare. Dopo mezz'ora che mi è sembrato un eternità vediamo una signora sulla cinquantina che ci chiede di che cosa avevamo bisogno, mia madre risponde dicendo che voleva sapere se c'erano dei documenti sui bambini nati nel 1999, lei dice di sì e ci fa segno di seguirla, arriviamo in una stanza piena di fogli e ci mostra una cassettiera in ferro, la apre con una chiave e ci mostra una serie di fogli finché mamma non la ferma e prende un documento con su scritto il mio nome e cognome, inizia a leggere finché indica una scritta su foglio, me la mostra e leggo "4.1 chili, nata il 17 maggio 1999 alle 00.01."

Uno scherzo del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora