Capitolo 2

36 2 0
                                    

Lunedì, primo giorno di college, sono in prima fila al mio primo corso della giornata osservando i miei compagni che man mano  fanno il loro ingresso in aula. Mi sento invisibile quando qualcuno mi passa accanto senza neanche  accorgersi della mia presenza, fino a quando due occhi azzurri come il mare non si posano su di me.
Non mentirò dicendo che sono la più bella della classe perché sarebbe solo una bugia, anzi direi il contrario, avevo gli occhiali e per finire anche l'acne, quindi, secondo me l'unica ragione per cui quel ragazzo mi fissava era che dovevo sembrargli strana.
Entrò in classe il professore e noi dovemmo interrompere quello scambio di sguardi, finita  la lezione raccolsi le mie cose e andai alla lezione successiva, non mi sorpresi del fatto che nessuno mi rivolse la parola quel giorno, ci ero abituata ormai.
Si, forse sarà anche triste da dire ma l'unica cosa degna di essere raccontata che accadde quel giorno fu proprio l'incontro con il ragazzo dagli occhi blu.
D'altronde mi aspettavo fosse così anche al college perché, è stato sempre così per me anche nella vecchia scuola. Ero la studentessa più giovane del mio corso ed ero vista come "un'intrusa", ma a questo ormai ci ero abituata.

"Jessica com'è andato il primo giorno?" chiese mia mamma mentre entro e mi siedo al tavolo della cucina "Bene mamma" risposi.
"Hai fatto nuove amicizie?" "No, è solo il primo giorno mamma, dov'è papà?" "Ancora in tribunale, aveva un incontro con un nuovo avvocato che vuole far parte del nostro studio. Perché? C'è qualcosa che non va? Sei mia figlia e sai che puoi dirmi qualunque cosa". Mia madre si innervosiva sempre sapendo che mi confidavo più con mio padre che con lei, ma era molto più facile aprirmi con lui che farlo con lei perché, dice sempre che mi ascolterà ma, non appena sente qualcosa che non le piace mi interrompe.
"Niente mamma volevo solo chiedere se sabato posso andare a fare un po' di shopping" mi guardò attentamente per vedere se le stavo mentendo "Hmm ok, glielo chiederò io appena tornerà" "Posso benissimo chiederglielo io mamma". Si morse il labbro inferiore guardandomi negli occhi come per accertarsi che non le stessi nascondendo niente.
"Jessica perché non possiamo parlare come fanno tutte le ragazze con le loro mamme?" appoggiai i gomiti sul tavolo e guardare in basso " Mi dispiace tanto mamma, ci provo ma non ci riesco" lei come risposta sospirò e mi disse di andare a fare i compiti.

"Ciao papà, posso parlarti di una cosa?"chiesi entrando nel suo studio, "Certo" "Volevo chiederti se potevo togliere l'apparecchio e fare qualcosa per non dover portare gli occhiali" lo guardai sperando che capisse da solo perché volevo farlo, senza che fossi io a spiegarlo. "Si, non vedo perché no!" disse mio padre.

Quel mercoledì mi alzai col sorriso, non m'importava cosa sarebbe successo quel giorno, volevo solo essere felice e godermi qualcosa, almeno per una volta, senza pensare a niente.
Ovviamente fui la prima ad arrivare in classe, avevo deciso di sedermi in fondo all'aula aspettando che gli altri entrassero. Il ragazzo dagli occhi blu dell'altro giorno si sedette accanto a me, "Hai deciso di prendere il mio posto?" disse con il suo marcato accento inglese, "Mi dispiace non sapevo fosse tuo, ora mi sposto" "No, stavo scherzando ieri mi sono seduto lì" disse ridendo e indicando un punto alla mia sinistra. "Ah, ok" dissi "Se non ti dispiace posso chiederti quanti anni hai?" mi chiese
"Certo, ho 15 anni" risposi e nel frattempo arrivò il professore che iniziò la lezione.
"Comunque mi chiamo Joseph ma puoi chiamarmi Seph" disse
"Io invece mi chiamo Jessica, ma preferisco Jess",
"So chi sei, sei la figlia dei giudici James a Charlene Smartus, sai le voci girano quando al campus arriva qualcuno non sono più giovane ma anche più intelligente degli altri". Ero senza parole così chiesi :" Hai compassione di me? Perché se è così non devi, ci sono abituata a questo ormai.
"Nessun tipo di compassione, ho una sorella più piccola che è come te, dice sempre che essere più intelligenti rende soli, ma per me è un piacere averti conosciuto, ci vediamo" disse andando via.
Era piacevole passare del tempo con lui, durante tutto il primo semestre passammo molto tempo insieme e parlavamo tanto, dalle nostre conversazioni capii che era arrivato il momento di crescere e prendere decisioni per me da sola. Infatti, alla fine del primo anno non ero più la ragazzina sempre imbarazzata con gli occhiali e  l'apparecchio ai denti, tanto che anche lui stentò a riconoscermi.
"Ciao Jess, non ti avevo riconosciuto come stai?" Chiese e iniziò a parlarmi dello stage che avrebbe fatto l'anno successivo presso lo studio legale che i miei genitori avevano realizzato prima di diventare giudici. Ed è li che mi domandai qunti anni avesse e lui, sorridendo,  mi disse che ne aveva 23.
"Scusa ma pensavo che fossi al primo anno come me" dissi,
"No, ho dovuto ripetere il corso perché diciamo che preferivo le feste allo studio, ancora adesso è così ma, i miei genitori mi ricordano continuamente che mentre mia sorella avrà una brillante carriera avanti a sé, io trascorrerò il mio tempo in qualche locale. Anche i miei sono avvocati, non sono diventati giudici come i tuoi ma credo tu sia l'unica che possa realmente capire come ci si sente".
Si, sapevo molto bene come doveva essere la sua vita, infatti, vidi come i suoi occhi persero la loro luce quando parlò dei genitori.
"È stato bello parlare con te Jess, ci vediamo" disse, ma avevo la sensazione che quella fosse l'ultima volta che ci saremmo visti al campus.
Durante il mio ultimo anno la mia famiglia fu colpita da una tragedia inaspettata, la sorella di mia mamma e il marito morirono in un incidente stradale e mia cugina Alicia venne a stare da noi visto che non aveva altri familiari qui.
Volevo molto bene a mia zia, lei ed Alicia erano le uniche della famiglia con cui parlavo di tutto, persino cose che non dicevo neanche a mio padre.

His name is Joseph Morgan (traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora