Capitolo 2

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Come ogni notte da allora

Le prime luci dell'alba non hanno ancora fatto il loro capolinea, e io sono già in giro per le strade del mio paese. Il silenzio della notte mi mette calma e agitazione al tempo stesso. Mi fermo di tanto in tanto ad ascoltare quel lento ma incessante fruscio, respiro profondamente quell'aria salmastra di cui il mio paese è intriso. Un leggero brivido accarezza la mia schiena; mi piace pensare che in quell'aria leggera e sottile si nasconda qualche anima buona che viene a farmi compagnia. Attraverso la piazza e mi fermo di fronte alla scalinata che conduce alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Sollevo il mio capo per ammirare quel monumentale edificio, non era la prima volta che lo vedevo, ma questa sera mi sembrava avesse qualcosa di diverso. Il vento fa ondeggiare le imponenti palme ai lati del suo ingresso, ricreando un gioco di ombre con la luce dei lampioni. Sembra quasi di osservare un piccolo teatrino, formato da animali e forme incomprensibili. Mentre il mio sguardo scorre da una parte all'altra della facciata, con la coda dell'occhio intravedo un'altra ombra, più grande, avvolta da un grande mantello con cappuccio. Il portone viene aperto, come se qualcuno mi invitasse a entrare al suo interno; la musica di un organo prende vita, come un automa cammino in avanti, fino all'ingresso. L'ascolto stregato da quella melodia dolce e dolorosa allo stesso tempo. Appena varcato l'uscio, cado in ginocchio su quella lastra di marmo travertino beige. Inizio a tremare, le mie vene iniziano a pulsare più sangue del dovuto, i miei occhi iniettano striature sanguigne; stringo i pugni, mi sollevo e una forza sovrumana mi fa gettare all'aria i banchi allineati all'interno della navata. Inizio a imprecare ad alta voce. Dio deve sentire la mia rabbia, il mio dolore; deve ricordare che esisto e che è colpa sua se oggi mi trovo in questa situazione.

«Perché? Perché l'hai fatto proprio a me? Devi spiegarmelo... ORAAAA... » pretendo di avere risposte. «Perché hai fatto morire Elisa e hai lasciato me su questa terra? Dovevi prendere me. ME, HAI CAPITO? MEEEEEE... » sono disperato. So che non si dovrebbe pensare alla morte, ma io ci penso ogni giorno, ma sono troppo vigliacco per togliermi la vita. La mia sofferenza brucia la mia anima. Sono già all'inferno stando sulla terra, per ciò che ho commesso. Il tempo non tornerà indietro, nessuno potrà riportare ciò che io ho gettato, credendo di essere invincibile. Le mie decisioni ricadono sulla mia felicità. Sono io l'artefice del mio dolore.
Mentre sono piegato ai piedi di Gesù a rimuginare sulla squallida vita che mi ritrovo, una mano si poggia sulle mie spalle piegate. Faccio uno scatto per liberarmi da quella presa, ma appena mi volto e vedo quel viso, mi prostro ai suoi piedi. Lacrime copiose sgorgano dai miei occhi stanchi e spenti. Non posso credere a ciò che vedo. Non può essere reale. Non ho il diritto di vedere il suo volto e tantomeno di essere perdonato. Non merito il suo perdono e tanto meno quello degli altri.

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