———————————
Atto Primo: Poesia.
Quasi spinto unicamente dalla noia, Mattia era riuscito a guadagnarsi un lavoretto estivo. A Giugno dello scorso anno, con i pantaloncini che gli coprivano a stento le ginocchia, si era presentato all'interno di una libreria dall'aspetto diroccato ma caratteristico.
Essa era nulla di più se non una piccola baracca strapiena di libri, da rilegature vecchiotte di testi universitari a ultime uscite di dubbio gusto, e aveva a stento una vetrata che mostrasse per bene il contenuto ricco dell'interno e un'insegna un po' sgangherata.
Con una calligrafia delicata, somigliante a una scritta a mano, essa recitava: " La Pietruzza di Minerva ¹ ".
La nomenclatura spiccatamente classica, con accenni borghesi, stonava tremendamente con l'aspetto trasandato del magazzino che, esibendo fuori una vasta scelta di volumi posizionati su delle bancarelle in ferro, pareva avvicinarsi maggiormente ad una vendita all'ingrosso, anziché a una biblioteca di alta lega.
Per questo, quando il giovane vi aveva fatto il suo ingresso per la prima volta, si era ripromesso che non avrebbe portato quella mansione oltre il calare dell'ultimo sole d'Agosto.
Tuttavia, le foglie avevano preso a cadere dagli alberi, il cielo si era sfogato in una serie di pianti pregni di brina e, infine, la natura era sfiorita e poi rifiorita, pronta ad accogliere il torpore di una nuova estate, ma lui non aveva ancora lasciato il posto di lavoro.Così, in una routine che stranamente non lo aveva ancora ammorbato, si era ritrovato ad andare tutti i giorni dispari, subito dopo scuola, all'interno di quell'angusto antro di cultura.
Ad aspettarlo, con un paio di occhiali pesanti e spessi come fondi di bottiglia, c'era Eros, il proprietario dell'immobile.
Egli aveva un'aria naturalmente austera, le sopracciglia fin troppo folte a marcare lo sguardo in una maniera quasi fastidiosa, il naso adunco e la postura incrinata.
Il suo aspetto, però, celava in realtà un carattere mite e gentile, tipico di una persona godente di una sensibilità fuori dal comune.
A Mattia piaceva molto osservarlo mentre, affagottato con le ginocchia che sfioravano a stento il suo torace ampio, balzava rapidamente con gli occhi da un capo all'altro del libro dinanzi a sé.
Si lasciava completamente rapire dalle sue letture e, ironia della sorte, il ragazzo aveva notato una sua tendenza maggiore ad immergersi nel riconsultare sempre gli stessi volumi, anziché al gettarsi all'avanscoperta di emozioni nuove.
Con la copertina più consumata in assoluto, c'era una raccolta di poesie di Baudelaire — probabilmente la più famosa —, dal titolo " I fiori del male ", che passava per le sue mani apparentemente rozze con una cadenza quantomeno mensile.Era la stessa che stava sfogliando quel Lunedì pomeriggio, non appena Mattia fece scricchiolare rumorosamente la porta d'entrata, suggellando il suo ingresso nel negozio.
« Buongiorno! » Esclamò, nonostante mattina più non fosse, e scrutò l'ambiente circostante con una rapida carrellata.
« Non c'è ancora nessuno? » Domandò, poi, con la consapevolezza che fossero più le volte in cui si ritrovavano a chiacchierare da soli, che quelle in cui accogliessero degli effettivi clienti, soprattutto in una fascia oraria talmente sconveniente come quella tremendamente vicina al pranzo.
« Buon pomeriggio. » Lo accolse, Eros, con tono pacato. Pur essendo nato e cresciuto nella stessa cittadina in provincia di Bari del più giovane, la sua pronuncia era quasi priva di qualsiasi inflazione dialettale.
« Siamo da soli, di conseguenza puoi mangiare, qualora tu ancora non l'abbia fatto. Come hai trascorso la giornata, a scuola? »Benché lavorasse lì da oramai undici mesi, il titolare continuava imperterrito a chiedergli tutti i giorni della sua carriera accademica, quasi volesse arginare la mancanza della propria in quel modo.
« Bene, bene. » Esclamò, Mattia, con le mani che si stavano già immettendo nel suo zaino alla ricerca del panino.
« Non abbiamo fatto quasi niente, » Aggiunse, poi, quando ebbe il cibo ben stretto tra le falangi, pronto ad essere addentato, « C'erano due ore di sostituzione e con quella di matematica lo sai che mi addormento sempre. » Spiegò e si concesse di iniziare a trangugiare il suo pranzo.
A differenza delle prime volte, evitò di chiedere a Eros se volesse favorire insieme a lui poiché, oramai abituato, sapeva che l'unica replica che avrebbe ottenuto sarebbe stata un rifiuto categorico.
« Eh, quest'anno è dura! » Gli rispose, quello, in una massima che esibiva sempre.
« Devi fare la maturità l'anno prossimo, no? Come ti senti al riguardo? Sai che ti posso fornire un aiuto, qualora ne avvertissi la necessità. » E sì, lo sapeva molto bene, siccome si era già proposto di farlo innumerevoli volte in precedenza, pur scontrandosi con un'opposizione perentoria.
STAI LEGGENDO
Boogie Woogie.
Fiksi PenggemarMattia varca la soglia del Number One lasciandosi alle spalle le lacrime di una relazione terminata più rapidamente della propria volontà. Vizioso e senza freni, si abbandona alla calca di corpi sudati e senz'anima, con l'inconscia speranza di poter...