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...
<<Oi, svegliati, Risia, svegliati!>>
Non sentiva altro che i ruggiti delle fiamme devastatrici e le urla strazianti di chi provava a scappare, e di chi invece, veniva lasciato indietro.
<<Risia, cerca di alzarti!>>~<<Ugh, sparisci, bastardo!>>~<<Non possiamo fermarci, il nostro obbiettivo è a portata di mano, se falliamo adesso, tutto sará perduto!>>
<<Cosa...è successo?>>
<<Avevamo quasi battuto il Reiss, ma purtroppo il palazzo era munito di esplosivi, siamo stati lanciati via!>>
<<Oh...sì, hai ragione.>>
Il suo nome era Risia von Schicksal...
<<Ugh, adesso mi alzo.>>
Una giovane donna che avrebbe potuto vivere una vita normale...
<<Molto bene, dobbiamo rintracciare il Reiss e farlo fuori. Non deve essere andato lontano, muoviamoci!>>
Con i suoi problemi e le sue gioie...
<<Dove siamo, Gottlb?>>
Una ragazza di una bellezza amena, tale da pareggiare una divinitá...
<<Siamo stati scaraventati nei sobborghi mercantili, sembra.>>
Con capelli lunghi e rossi come le fragole mature in stagione...
<<Tutte queste persone...perchè scappano?>>
E con i due occhi brillanti del colore delle profonditá dell'oceano...
<<L'esercito del Kaiserlunge è impazzito, crede che noi siamo riusciti ad entrare nel palazzo grazie all'aiuto del popolo, e quindi sta propugnando un'esecuzione a tappeto.>>
<<È inaccettabile...>>
Occhi che però ardevano come le più vigorose fiamme dell'inferno...
<<È INACCETTABILE! È LA LORO GENTE, CAZZO! Se solo... Se solo fossimo riusciti ad uccidere subito il Reiss...>>
<<È inutile piangere sul latte versato, dobbiamo almeno cercare di portare a termine il nostro lavoro, per chi si è sacrificato per crearci questa opportunitá più unica che rara!>>
Ma il destino aveva qualcos'altro in mente per Risia...
<<Hai ragione... Dobbiamo correre, prima che sia troppo tardi.>>
Lei è "Eris, la Danzatrice", una guerriera abile, tenace e forte quanto leggiadra e delicata nei suoi movimenti.
<<Dobbiamo superare questa strada, ho visto delle truppe andare nelle zone orientali del quartiere Ruge. Scommetto le mie braccia che è lì che si trova il Reiss, e forse insieme...>>
<<Non pensiamoci ora.>>
Accompagnata dall'erede di una rinomata contea, Gottlb Eckart.
<<Già... La tua arma è a posto?>>
La spada dell'eroina Eris era conosciuta come la "Dünner Draht Halsabschneider", e data la lunghezza del nome ed il colore del filo della lama, veniva abbreviata con l'acronimo "Crimson D.D.H.". L'impugnatura della spada corta era in un cuoio speciale, di un colore corvino, lavorato in terre distanti dove il Sole sorge poche volte; ai lati l'elsa aveva due protesi di acciaio Kaiser placcato in oro delle terre del Derren, ricordando le corna di una pericolosa bestia: ora, però, una delle corna si era spezzata a causa dell'esplosione nel palazzo.
(Aspetta un secondo. Come ha fatto una semplice esplosione a spezzare l'acciaio Kaiser?)- Penso Risia, tra sè e sè.
<<Ben per te, purtroppo la corda di Mittelnacht si è spezzata: per il momento è inutilizzabile. Per fortuna mi sono portato una lacrima di Faye di scorta per riallacciare nuovamente la corda.>>
L'arco di Gottlb si chiamava "Mitternächtlicher Schrei", abbreviato "Mittelnacht", ed era stato forgiato con metallo Kaiser nero ultra-flessibile, con cui era compatibile un tipo di corda creata da un solo specifico materiale: la "lacrima di Faye", ramo proveniente da un albero immortale benedetto dagli Ancestrali.
<<Incamminiamoci.>>
Il ragazzo, alto, dai capelli neri come la pece ed estremamente allenato, sia fisicamente sia mentalmente, era nato con un difetto genetico all'occhio destro, il quale sarebbe stato destinato a spegnersi in un momento imprecisato.
I due guerrieri, feriti solo leggermente in alcune zone del corpo, cominciarono a correre attraverso le bancarelle, cercando di evitare di entrare in contatto con le persone impaurite ed in fuga; persone che, fino al giorno precedente, passavano la mattina a girare tra quelle medesime bancarelle, comprando frutta e verdura, ed interagendo tra loro parlando del più e del meno. Le fiamme divampavano dirompenti e bruciavano gli sforzi di una vita degli abitanti di quel piccolo angolo di paradiso nell'inferno. Mentre procedevano, i due potevano vedere le persone rannicchiate negli angoli della strada e sotto i portici, per proteggersi dalle fiamme: disperavano, imploravano aiuto agli Ancestrali, scoppiavano a piangere, versando lacrime amare, mentre si chiedevano perchè mai una cosa del genere sia dovuta succedere. In prossimità di un crocevia, Risia e Gottlb vennero fermati da alcuni soldati ben armati, gli stessi che stavano facendo a pezzi il proprio popolo per presunto tradimento al Reiss. Gli sfortunati cittadini nascosti negli anfratti provarono a scappare, per evitare di essere massacrati dalle improbe spade dei militari: mentre alcuni riuscirono a fuggire lungo la direzione opposta dei due guerrieri, taluni scontrandosi contro gli stessi, presi dal panico, altri invece vennero colpiti dai fendenti energetici a distanza, scagliati dai soldati. I corpi dei malcapitati, privi di vita dal momento in cui erano stati colpiti, si accasciarono al suolo come foglie morte in una fredda e ventosa giornata d'autunno, tra le fiamme divoratrici di una violenta follia. Risia e Gottlb, una volta arrivati al crocevia dove era stato perpetrato questo massacro, decisero di ingaggiare i soldati del Reiss senza pensarci due volte.
<<Non sono bravo nel combattimento ravvicinato, cercherò di darti supporto, ed eviterò che tu venga attaccata dai punti ciechi.>>- Sussurrò Gottlb a Risia. Infatti, lui era sempre stato un grande prodigio con l'arco, ma per questo aveva trascurato la pratica del combattimento corpo a corpo.
<<Come se io ne avessi bisogno. Non è che mi stai sottovalutando?>>-Rispose Risia, fiduciosa nelle sue abilità.
<<Sarà, ma non dobbiamo rischiare. Se il Reiss riuscisse a scappare, per questa nazione sarebbe la fine.>>-Gottlb, d'altro canto, riusciva a tenere a freno il fiero spirito di "Eris", riportandola ad uno stato mentale di maggiore consapevolezza e coscienziosità.
Risia sguainò la sua fedele spada cremisi, e la puntò verso i nemici equipaggiati con spade infuse di incantesimi e armature complete nere come l'oscurità profonda: non mostravano segni di paura.
<<Fatevi sotto, bastardi!>>- Urlò Risia ai soldati. Così, la battaglia iniziò. Ma, come si può ben intuire, fu una battaglia per niente lunga.
La rapidità e l'eleganza imprevedibile della Danzatrice portarono, nel giro di pochi secondi, tre degli otto soldati nemici all'altro mondo, dopo aver scagliato un poderoso fendente del colore del sangue: una lama che non si sarebbe fermata, nemmeno a contatto con armature di acciaio Kaiser nero, uno dei più resistenti, tagliando i corpi dei nemici da parte a parte come se fossero fatti di burro. Pioveva sangue.
<<Allora...chi sono i prossimi?>>- Risia faceva sul serio, era infuriata per la scena a cui poco prima aveva dovuto assistere.
<<Non importa in quanti mi attaccherete, quante volte mi ferirete, quante volte mi atterrerete... Fino a quando io vivrò, non permetterò che simili disgrazie accadano, non sotto i miei occhi!>>
<<Accidenti, ci stai andando giù pesante...>>- Disse Gottlb, quasi in tono ironico, anche se lui sapeva benissimo che questo comportamento era da Risia: sebbene sul campo di battaglia fosse leggiadra come una farfalla, in verità il suo carattere era quasi l'opposto.
I soldati, increduli e spaventati, indietreggiarono.
<<Ritiriamoci, arretriamo alla linea difensiva finale!>>- Uno dei soldati esortò. Così, tutto d'un tratto, si misero a correre verso la strada est del crocevia; sebbene fossero corazzati pesantemente, erano molto veloci a scappare.
<<Maledetti, dove pensate di andare!?>>- Risia era più infuriata che mai, ed insieme a Gottlb, decise di seguirli.
<<Questa strada, Risia...porta al Palazzo delle Plebi.>>
<<Quindi nella parte est della capitale... In sostanza, ci stanno portando nella tana del lupo. Meglio così, potremmo finalmente fare fuori il Reiss una volta per tutte.>>- Risia era più decisa che mai a porre fine a questa storia.
L'inseguimento era lineare: piano piano, i due eroi si stavano avvicinando ai soldati del Kaiserlunge. Quando, ad un tratto, qualcosa interruppe l'avanzata dei giovani.
<<Mamma! Dove sei, mamma?>>- Una voce bianca proveniva dai lati della strada, singhiozzante e quasi arresa.
<<!!!>>- Improvvisamente Risia si fermò.
<<Risia, non abbiamo tempo, di questo passo li perderemo!>>
<<Non posso...Gottlb. Questa bambina ha bisogno del mio aiuto.>>- Sebbene non l'avessero ancora individuata, Risia sentiva come se la bambina le fosse già accanto, mentre fissava l'orizzonte della strada con uno sguardo perso.
<<È tragico, sì, ma non possiamo fermarci ora, lo capisci questo?>>
Dalle macerie al lato della strada, uscì una bambina sui cinque anni, con capelli bianchi come la neve e due occhi azzurri, con una cicatrice sul volto che solcava entrambe le labbra. Risia si avvicinò lentamente, rassicurando la bambina e dicendole che sarebbe andato tutto bene.
<<Risia! Non prendermi in giro! Siamo degli assassini, non dei trova-orfani!>>
<<E chi ti ha mai detto che sia orfana?>>- Il tono di Risia si fece sempre più cupo.
<<Andiamo, probabilmente sua madre è già stata- >>
<<Non osare dirlo davanti a lei.>>- La brusca interruzione e la voce minacciosa di Risia sbigottirono Gottlb.
<<In ogni caso, dobbiamo procedere, non possiamo pensare a tutti!>>- Gottlb cercò di far ragionare Risia.
<<Tu vai avanti, una volta che avrò portato in salvo la bambina, ti prometto che ti raggiungerò.>>
<<Ma dove vuoi portarla al sicuro? Qui regna sovrano il chaos, ad ogni angolo c'è la morte in agguato.>>
La bambina guardò Risia negli occhi:<<Mi porti dalla mia mamma?>>
Risia tentennò, salvo poi prendere coraggio.
<<Sì, esatto, adesso però ti porto al sicuro, poi alla tua mamma ci penseremo dopo.>>- Il cambio di tonalità sembrava quasi non essere umano.
<<Lo sai quale sarebbe la soluzione migliore, vero, Risia?>>- Gottlb stava ponderando la possibilità di ucciderla, così da risparmiare alla bambina altre sofferenze, o addirittura una fine peggiore. Ma, in un battito di ciglia, Gottlb si ritrovò con la Crimson D.D.H. puntata alla gola, pronta per aprire uno squarcio nella carotide che avrebbe potuto porre dolorosamente fine alla sua vita.
<<Non. Provarci!>>- Gli occhi di Risia erano così pregni di sangue che sembravano stessero per esplodere da un momento all'altro. A Gottlb, un eroe che aveva affrontato innumerevoli pericoli senza mai arrendersi od avere paura, vennero i brividi su tutto il corpo, mentre le sue gambe cominciarono a tremare.
Alla fine dovette cedere alla proposta di Risia per evitare di essere ucciso in un suo impeto d'ira.
<<Ok ok, facciamo come dici tu allora. Tu ripercorri la strada che abbiamo appena fatto, non lontano da qui c'è una zona in cui le fiamme non hanno divampato così tanto come altrove, porta la ragazzina in una delle case ancora in piedi: lì dovrebbe essere al sicuro. Nel mentre io recupererò quei soldati e cercherò di catturarli.>>-Molto lentamente, Risia cominciò a ritrarre la spada ed a calmarsi. Dopo aver chiuso gli occhi ed essersi voltata nuovamente verso la bambina, li riaprì, mostrando il solito colore nero contornato di rosso delle sue iridi, piene di passione e di coraggio.
<<Forza, vieni. Ti porto al sicuro, piccola.>>- Risia, dopo essersi messa accovacciata con la schiena verso la bambina, con le mani la invitò a salirle in groppa.
<<Uhm...ok.>>- Seppur un poco titubante, la ragazzina si aggrappò alla fanciulla dai capelli scarlatti, stringendo forte le presa.
<<Bene, allora ci vediamo tra un po', sempre se non muoio prima. Meglio mettermi in marcia, ho un bel po' di strada da fare.>>- Gottlb cominciò a mettersi in posizione per scattare alla massima velocità.
<<Gottlb...stai attento.>>-L'atteggiamento di Risia era mutevole come il clima nelle alture.
<<Ironico. Fino ad un minuto fa, saresti stata pronta a sgozzarmi.>>-Gottlb accennò un sorrisetto.
<<Pensavo sapessi che con me determinate cose non vanno dette o accennate...>>- Risia si voltò di scatto, pronta ad andare nella direzione opposta a Gottlb.
<<Ok ok.>>- concluse Gottlb. Ed i due partirono, ognuno seguendo la propria strada.
L'arciere era rinomato non solo per la sua agilità e la sua precisione di tiro, ma anche per una sovrumana potenza di scatto. Dopo aver puntato i piedi a terra, partì fracassando il punto d'appoggio, facendo qualche decina di metri in meno di cinque secondi, e lasciando dietro di sè una coltre di polvere enorme. Dopo essersi assestato ad una velocità costante molto alta, cominciò a vedere i segni di passaggio dei soldati del Reiss.
(Non si sono spostati. Non hanno preso viuzze o scorciatoie. Questi saranno pure veloci, ma sono stupidi. Non mi ci vorrà molto per recuperarli. Ma quanto diavolo è lunga questa strada?...)- Pensieri del genere passarono per la testa di Gottlb mentre correva senza mai rallentare. Dopo qualche minuto, e dopo aver evitato macerie in caduta e alcune fiammate provenienti dalle residenze al lato della strada, costellata di corpi massacrati o carbonizzati, l'eroe cominciò a intravedere i suoi bersagli.
(Non ci posso credere, si sono fatti davvero recuperare... Sul serio sti tizi servono un Reiss?)- Gottlb pensò, mentre cominciò a mettere mano a qualcosa presente nella parte posteriore del suo fianco.
Uno dei soldati in fuga, come dopo aver sentito il sussurro della morte, girò lo sguardo all'indietro, e notò la figura aerodinamica di Gottlb avvicinarsi ad una velocità spaventosa.
<<Ci ha raggiunti! Che facciamo?>>- I suoi compagni, increduli, si voltarono come lui aveva fatto prima.
<<Ma come diavolo è possibile?!>>- disse il soldato sulla sinistra. <<Ma chi è? Sembra un maledetto mostro!>>- disse quello di destra.
Ad una certa, quello più avanti di tutti decise di prendere le redini della situazione.
<<Non possiamo vincere contro gli eroi. L'unica possibilità per sopravvivere è riparare al Palazzo delle Plebi e chiedere supporto al Generale. Seguitemi, e fate come vi dico io. Ho un piano.>>- Gli altri quattro soldati, dopo essersi dati uno scambio di occhiate, accennarono un "signorsì" all'unisono.
<<Non mi scapperete!>>- Gottlb era motivato a farli fuori il prima possibile, tanto che decise di fare un ultimo "sprint" finale.
Nel frattempo, Risia aveva raggiunto il crocevia dove prima aveva incontrato i soldati, prendendo stavolta però una strada diversa: verso l'unica zona dove sembrava che le fiamme non avessero imperversato granchè. Il sangue versato dall'eroina era ancora fresco, mentre i corpi dei soldati esanime avevano ancora addosso la loro fiera armatura ed eventuali effetti personali. Dando un'occhiata ai cadaveri, la bambina in spalla a Risia notò qualcosa di familiare, su uno di essi; una spilletta in vetro agganciata allo strato imbottito all'interno dell'armatura di un soldato, rappresentante una presunta famiglia di tre: padre, madre e figlia. Al chè, dopo averci pensato sù, la bambina affermò:<<Quella è la spilla che avevo regalato al mio papà l'altro giorno per il suo compleanno... Perchè ce l'ha addosso questo adulto?>>- Risia, dopo aver sentito quelle parole, capì di aver dovuto eliminare il padre di quella bambina, forse l'unico genitore che le era rimasto in vita. Una terribile fitta al cuore la sorprese, come se la mano di un assassino stesse reclamando la sua vita in quel momento, doloroso a tal punto che si accasciò a terra all'improvviso, con stupore della bambina, salvo poi rialzarsi subito.
<<Stai bene?>>- chiese la bambina preoccupata.
<<Ugh...certo, certo, mai stata meglio, sono solo inciampata, ahah.>>- Risia tentò di ammazzare l'atmosfera pesantissima creatasi.
<<Ma eravamo ferme.>>- constatò la bambina.
<<Si può cadere anche da fermi, lo sai?>>- disse la fanciulla con un sorriso ben poco convinto. Risia era una frana a mentire, solo una bambina avrebbe potuto crederle.
<<Okay...>>- La bambina si mise il cuore in pace.
<<Comunque, credo che la spilla sia semplicemente stata trovata da quel cattivo signore, e che se la sia tenuta. Dovresti dire al tuo papà di stare più attento ad oggetti tanto importanti, appena lo vedrai.>>- Risia cercò di rassicurare la bambina, mentre si rimetteva in marcia.
<<Già, il mio papà è sempre stato molto distratto, ma a detta dei suoi amici, era un soldato ben devoto all'Impero, ed ogni volta che rientrava a casa, portava tantissimi regali per la mamma e me. Chissà adesso come sta, papà...>>- La bambina appoggiò la testa al collo di Risia, cercando di riposare un po'. Mentre il cuore dell'eroina veniva sempre più stretto dentro una morsa di ferro, pronta per schiacciarlo.
Mentre procedeva per la via, Risia prese di nuovo parola, e chiese alla bambina:<<Oh, che sbadata! Non ho ancora chiesto qual è il tuo nome. Ti va di dirmelo?>>- L'altra alzò la testa e rispose:<<Mi chiamo Leney. Tu invece?>>- e l'eroina rispose di conseguenza:<<Mi chiamo Risia, ma le bambine carine come te possono chiamarmi come vogliono.>>
La strada diventava sempre più ordinata, e le case attorno sembravano essere stato divorate in maniera parziale, a differenza del quartiere precedente. Leney, una volta svegliatasi da una veloce dormita, guardò in alto, notando dei piccoli frammenti color grigio cadere in quell'area, e poi sulla faccia sua e di Risia.
<<Sta nevicando? Strano, qui non dovrebbe.>>- Infatti, sulla zona in cui stava la capitale dell'Impero del Reiss non poteva nevicare, in quanto la zona era soggetta ad una mutazione climatica che impediva all'aria fredda e all'acqua di solidificarsi. Mentre la bambina teneva lo sguardo rivolto al cielo, stregata dalla caduta inusuale degli strani fiocchi di neve, uno di questi le entrò nell'occhio; al chè, Leney gridò per un momento, in preda ad un dolore all'occhio, tanto da spaventare la sua protettrice:<<La neve...è calda.>>
<<Forse qualcosa è cambiato: magari tutte le cose brutte che stanno capitando adesso, diventano buone tra le nuvole. È solo il cielo che sta cercando di curare la città.>>- Risia cercava di non fare agitare troppo Leney.
<<Mhmm, sarà così. Sarebbe bello vedere una nevicata con il mio papà e la mia mamma...>>- Leney guardò alle spalle di Risia, con uno sguardo malinconico e perso nel vuoto, quasi cadaverico.
<<Stai tranquilla. Ora la sorellona Risia metterà tutto a posto, e presto potrai vedere una fantastica nevicata insieme ai tuoi genitori. Ora cerca di riposare.>>- disse la ragazza con un po' di esitazione, che non avrebbe notato solo un bambino.
<<Sì!>>- La vita tornò negli occhi di Leney, come anche un gratificante seppur leggero sorriso.
A volte, è meglio che i bambini vengano preservati da una realtà distruttiva: questo è ciò che pensava Risia. Infatti, quella che stava cadendo copiosamente dal cielo, in parte oscurato dal fumo delle abitazioni a fuoco, non era neve: erano le ceneri di ciò che un tempo fu una città florida e piena di vita, dove il futuro brillante di un'utopia sembrava a portata di mano. Ora, il megero vento stava trascinando via i rimasugli delle strutture in legno e dei corpi di coloro che vissero sperando: speranze rase al suolo come i loro possessori. I funesti soffi aerei stavano continuando a ricordare a Risia non solo ciò che non era riuscita a portare a termine subito, ma anche le sue più atroci e terrificanti conseguenze: le ceneri del popolo gridavano all'eroina, quando passavano vicino alle sue orecchie: (Maledetta!)~(Assassina!)~(Traditrice!). Queste parole, per quanto non imputabili direttamente nè a lei nè a Gottlb, si imponevano nella mente di Risia, scuotendo la sua anima nel profondo: la disperazione della gente normale stava cercando di sopprimere la sua anima, che stava ardendo in preda alla passione. Risia non voleva più continuare. Voleva solo farla finita lì, sul posto; il peso della sua responsabilità, dei suoi rimpianti e delle sue bugie stava prendendo il sopravvento, riscontrandosi in un progressivo rallentamento nella marcia per portare in salvo Leney.
(Come ho potuto pensare di essere degna? A causa mia, molto persone sono morte. Per colpa della mia incapacità, il nemico di tutti noi è scappato, e sta obbligando i suoi soldati a rivoltarsi contro coloro che avevano giurato di proteggere. Non ho la forza di uccidere il Reiss, non più, non dopo tutti questi anni di atrocità... Forse, non ce l'ho mai avuta questa mia tanto favellata forza... Sono solo una ragazza, come tante altre, che ha dovuto allenarsi e combattere per sopravvivere, affinando la propria tecnica a tal punto da non perdere contro nessuno dei miei avversari e guadagnarmi questo maledetto appellativo di "Danzatrice", sì... Una danzatrice con i vestiti sporchi di sangue innocente... Basta, queste voci non vogliono lasciarmi in pace... Forse dovrei ascoltarle, finalmente...)- Come avrebbe potuto continuare a servire nobili fini, quando questi si erano tinti di crudeltà? Come avrebbe potuto sopravvivere al pensiero di aver posto fine a centinaia e centinaia di famiglie, perchè credeva fosse giusto o fossero "sacrifici necessari"? Come avrebbe potuto perdonarsi il fatto di aver brutalmente ucciso il padre della bambina che ora cercava di portare in salvo, facendole false promesse?
Le ragioni per abbandonare tutto e tutti ce le aveva, la sua psiche apparentemente solida come una montagna stava per crollare definitivamente, come un sottile ponte di ghiaccio.
Si fermò. Ad un tratto, lasciò cadere la presa che aveva alle gambe di Leney, che, sorpresa dal gesto, perse la presa alle spalle di Risia e cadde a terra, facendosi solo qualche piccolo graffio. Mentre la bambina cercava di rialzarsi dalla rovinosa caduta, Risia sguainò la sua fedele arma dal fodero insanguinato, e puntò la spada verso il proprio ventre. Era davvero decisa ad infliggersi un colpo mortale, in modo tale che quello sarebbe stato il suo ultimo dolore:<<Finalmente, sono libera da questo sangue maledetto...>>
Leney, ripresasi, capì subito il folle gesto che voleva compiere Risia. Così, poco prima che la spada si conficcasse nella carne dell'eroina, venne fermata da Leney, che aveva usato tutta la forza di cui disponeva per ritrarre le braccia di Risia. Eris guardò in basso per vedere solo una mocciosa che si stava contrapponendo tra lei e la sua tanto sospirata morte.
<<Lasciami andare, Leney!>>- Non appena cominciò ad esercitare più forza, Leney non potè resistere ulteriormente. <<Questo è ciò che ho scelto per me, non negarmi la libertà!>>- Risia si preparò ad usare tutta la sua forza per soverchiare quella di Leney e portare a termine il suo intento. Leney la guardò negli occhi e disse:<<Se questa per te è libertà,allora non sei altro che una codarda!>>
Risia smise di forzare la spada ignorando la forza contrapposta:<<Sei solo una bambina, cosa ne vuoi sapere, di cosa ho dovuto passare?!>> Leney le disse, con tono pacato e rassicurante:<<In effetti, non so e non riesco ad immaginare cosa tu abbia dovuto passare, ma davvero pensi che il suicidio sia la miglior opzione per una come te?>>- Risia alzò lo sguardo, in preda come ad una visione mistica:<<Cosa vuoi dire?>>- Gli occhi di Leney si riempirono di una feroce decisione:<<Che se vuoi morire, devi farlo combattendo per ciò in cui credi, non per ciò che gli altri ti dicono di fare. Non posso credere che tu abbia agito fino ad ora senza ragionare con la tua stessa testa. Non tu, sorellona.>>
Risia guardò dritto negli occhi della bambina, e vide il fervore di un guerriero. Qualcosa che lei sembrava aver perso, in preda a paura, ansia e disperazione. L'eroina, quasi fosse sull'orlo di una crisi di nervi, disse aspramente a Leney:<<Cosa ne vuoi sapere tu? Di quello che ho dovuto passare? Di chi sono io? Non hai il diritto di mettere parole in questioni di cui non sai niente, bambina!>>
Per niente impaurita dalla voce sempre più aggressiva dell'adulta, Leney rispose di buon tono:<<È vero, non so niente, e non dovrebbe interessarmi! Ma davvero, vuoi lasciare che tutto muoia, solo perchè tu pensi di non essere all'altezza? Non hai un briciolo di autostima?>>- Risia fu enormemente sorpresa dal lessico di Leney, notevole per una bambina di non più di sei anni. Finalmente, le parole della più giovane cominciarono pian piano a farsi strada nella mente di Risia, oscurata da pensieri negativi e da una grande tristezza. <<Vuoi per caso dirmi che fino ad adesso, non ho visto nient'altro che una maschera? Che mi hai mentito?!>>- Leney gridò queste ultime parole, che riuscirono ad entrare finalmente nell'animo di Risia. Cominciava a capire che Leney aveva ragione. Fino a quel momento, le aveva mentito: sua madre molto probabilmente era morta, e suo padre era stato massacrato dalla sua spada: la spada di una presunta eroina. Non era la prima volta che succedeva. E Risia sapeva che non sarebbe stata neanche l'ultima. Finalmente stava capendo, la vera natura del suo ruolo, del suo compito, della sua vocazione: lei non era una divinità, era un'eroina, e aveva comunque limiti umani. Capì che per tutti questi anni, si era crucciata su qualcosa di praticamente insensato: l'unica cosa che poteva tentare di fare, era salvare quante più vite possibili; purtroppo salvare tutti non era possibile, e talvolta dei sacrifici erano necessari, per il conseguimento di un bene superiore, e lei ora lo aveva compreso. Nello spazio in cui la sua coscienza stava in bilico, l'oscurità, l'inferno che stavano schiacciando l'Io di Risia piano piano cominciarono a ritirarsi nelle profondità dell'inconscio dell'eroina, lasciando il posto ad un silenzio tombale, seguito subito dopo da un flebile suono di pioggia che cadeva dolcemente su quel lago tanto limpido sulla superficie, quanto oscuro nei suoi abissi, quel lago che era lo specchio dell'anima di Risia. Finalmente, si era stabilizzata. Al suo interno, però, risuonò un'ultima frase pronunciata da Leney:<<A quanto pare, non c'è più bisogno di me.>>
Risia rimase un attimo interdetta, la sua vista cominciò ad offuscarsi: pensava di star svenendo. Quindi, alla fine, non avevo retto le conseguenza del suo esaurimento nervoso? Sarebbe finito tutto così? Se fosse svenuta, non avrebbe potuto salvare Leney e non sarebbe potuta tornare da Gottlb per dargli supporto; ma non c'era niente da fare: la sua visione diventò sempre più annebbiata, le fiamme non avevano più nemmeno una forma, erano semplici macchie gialle e rosse su uno sfondo indefinito. Risia cercò in ogni caso di resistere:(No, non posso mollare adesso...)
<<Sorellona, stai bene?>>
Tutto ad un tratto, Risia riprese totalmente il controllo dei suoi sensi, solo per ritrovarsi nella stessa posizione in cui era quando la sua mente aveva cominciato a vacillare, con Leney ancora aggrappata alla sua schiena.
<<Uh? Ma cosa...>>- Risia entrò in uno stato di confusione mai provato prima d'ora. Sentiva come se fosse entrata per un po' di tempo dentro ad un'altra dimensione, per poi essere violentemente riportata alla sua realtà. <<Ho...sognato? Come è stato possibile?>>- Leney si avvicinò al suo viso, con un'espressione curiosa; disse:<<Stai bene? Ti sei fatta male?>>- Risia si voltò verso la bambina:<<Prima... Prima hai parlato?>>- Leney, con un'aria tra il sorpreso ed il pensieroso, rispose:<<Mhmm, no. Non ho più parlato da quando abbiamo trovato la spilla di papà.>>- Per Risia, non c'erano altre spiegazioni se non che avesse avuto un miraggio, un'allucinazione, probabilmente causata dalla fatica delle sue recenti imprese; nonostante ciò, era ancora convinta che quella visione fosse troppo reale, troppo viva, per essere una semplice finzione. Ma al momento non poteva soffermarsi su ciò che era appena successo: aveva un altro compito da portare a termine, quanto prima possibile. Risia rinforzò la presa sulle gambe di Leney per tenerla in groppa e riprese una postura decente:<<Andiamo avanti, piccola.>>- E le due ripartirono alla ricerca di un riparo adatto.
Le fiamme stavano continuando a divorare gli edifici circostanti; anzi, oramai stavano erodendo e radendo al suolo l'intera città, capitale di un impero alquanto controverso.
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Magnum Opus, Prologo: A Floating Dream
Fantasy"Siamo creature imperfette, soggette a mutazioni, malattie ed erosione... Per questo, per esprimere appieno il nostro potenziale, dobbiamo usare ciò che è davvero perfetto e imbastirlo alla nostra causa, alla nostra realizzazione: sublimiamo, e dive...