Nelle giornate serene e libere da nuvole, più o meno chiare, con poco vento e con temperature accettabili, è molto raro, quasi impensabile, che gli elementi ambientali adornanti un piccolo villaggio possano assurgere a minaccia o pericolo per gli abitanti; che, portando a compimento i propri affari quotidiani, percorrono senza sosta i sentieri della solitamente isolata comunità, a loro volta rinnovantesi di una continua presenza umana. E' superfluo dire che quando, invece, il cielo è oscurato da nubi, con esse che stanno rigurgitando il loro carico acquoso dalla loro posizione ancestrale sulla terra, ergo su ogni tipo di essere vivente che abbia deciso di trascorrere la sua esistenza materiale in quel preciso luogo, allora tutto il ragionamento viene capovolto efferatamente: nei giorni in cui la tempesta si abbatte su un piccolo centro abitato, popolato da soggetti di ogni sesso e di ogni età, gli abitanti sono soliti rimanere a casa, al sicuro, crogiolandosi nella speranza che la furia del cielo non si accentui, e che il loro nostalgico rifugio non venga travolto dal giudizio del pianeta; solitamente, appunto. Quando la pioggia non imperversa a ritmi elevatissimi, rendendo agibile il transito di persone e cose, i bambini vengono affascinati dai postumi della bufera di acqua, fulmini e burrasca, ammaliati finanche dalla suggestiva bellezza della natura: le sterrate e nude strade diventate scure, inzuppate, crivellate di pozze fangose, sconnesse da buchi e fosse; i ruderi delle baracche disabitate, già sulla via di vanificarsi, e di scomparire dalla storia del mondo; e, ultimi ma non per importanza, gli alberi, le cui foglie sono vestite della rugiada, generata dal crudele temporale, con le gocce sul manto verde delle piccole unità ancillari delle piante, che riflettevano con tacita prepotenza e placida convinzione i raggi del timido Sole, nascosto tra le file dei cumulonembi in procinto di disperdersi: però, se, da un lato, lo scenario sorto da tutti questi piccoli dettagli probabilmente ha fatto formare in voi un'immagine panoramica degna dell'opera più perfetta del pittore più esperto, dall'altro... alberga insidie, in cui cadono facilmente i più ingenui e sconsiderati. Su una delle strade melmose del villaggio, un gruppo di bambini giocano, contentandosi di sporcarsi con il risultato della fusione tra il terriccio e l'acqua piovana, sorridenti e ridenti nel gioco che stanno intraprendendo; troppo assorti nella loro infantile felicità, non si accorgono che, al lato opposto del viale, un grosso albero morto dalla corteccia marciscente, il cui fusto ha superato il limite di autosostenibilità a causa della recente perturbazione, sta crollando su di loro, inevitabilmente e pigramente. I pargoli sono destinati a venire schiacciati dal peso esagerato e mortale di un albero dall'altezza di venti metri; esisterebbero solo due metodi per poter portare in salvo le future vittime del fortuito e disdicevole incidente: il primo consisterebbe nel trascinare via, anche con la forza, i bambini dispersi, riuscendo a salvarli solo forse per il rotto della cuffia, mettendo a repentaglio la propria vita; oppure, caso concretamente impossibile, che un tronco di dimensioni complessive pari o superiori a quelle del cadente assassino vegetale si frapponga tra quest'ultimo ed i giovani, bloccando la discesa rovinosa.
Ora, penserete che questa sia una sconclusionata analogia per introdurre gli eventi che sussistetettero nella Novum Organum, nel secondo giorno di scuola delle matricole del primo anno; ebbene, per quanto abbia anche questa funzione, di fatto il corvo appollaiato sul margine del tetto scoperchiato del Convivio, che aveva assistito alla lezione congiunta tra matricole e cadetti in tutta la sua durata, e con ogni suo risvolto, per quanto essere non senziente nell'accezione comunemente accettata dall'essere umano, aveva intravisto e percepito la somiglianza degli eventi recenti avvenuti nel Convivio, ed una circostanza molto simile a quella della similitudine, vista qualche anno addietro, e che, sfortunatamente, era terminata in disgrazia.
Il Sole ardeva incessantemente su Destinia, perfino dopo aver superato il suo momento di picco, incurante della fine a cui sarebbe andato incontro di lì a poche ore; le brezze sia docili sia brusche si erano acquietate, comparendo a sprazzi fiochi e deboli, per quanto ancora giacenti in sé il gusto dell'acqua sipida del mare ed il profumo estivo dei fiori sbocciati.
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Magnum Opus, Prologo: A Floating Dream
Fantasi"Siamo creature imperfette, soggette a mutazioni, malattie ed erosione... Per questo, per esprimere appieno il nostro potenziale, dobbiamo usare ciò che è davvero perfetto e imbastirlo alla nostra causa, alla nostra realizzazione: sublimiamo, e dive...