Troppo debole

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Con passo fiero ed orgoglioso, Vera andò oltre il limite del corridoio, superando le colonne, e ritrovandosi accecata dal violento attacco della luce solare, così come Markus. Dopo un attimo di stordimento, la ragazza proseguì, addentrandosi verso il centro della piazza sterrata; in lontananza, ella vide l'uomo nel bel mezzo dello spiano, libero da qualsiasi ingombro od essere vivente; e dietro di lui, parecchio distanti, i suoi seguaci.

Vera era completamente ignara del suo destino: non sapeva quale sarebbe stata la sua punizione, né quanto avrebbe dovuto soffrire, prima che il capitano di gendarmeria fosse soddisfatto; ma a lei non importò più di tanto, e si avvicinò al luogo scelto arbitrariarmente per lei, a circa quindici metri di distanza dall'uomo, opposta a lui. Arrivata al punto prefissato, nel bel mezzo del nulla, Vera si voltò verso il capitano di gendarmeria, pronta per subire tutto ciò che si fosse meritata. Markus rimase distante da lei, ma comunque la osservò con un misto di interesse e turbamento. Il vento soffiò ad un tratto, spostando la treccia di Vera verso sinistra, facendola svolazzare con leggiadria, come se non avesse neanche un peso; sfiorando il viso di Markus, la corrente gli portava un po' di pace interiore.

Nel giro di qualche minuto, in cui né l'uomo né Vera si erano detti niente, una folla mista di gendarmi e funzionari civili cominciò a raggrupparsi attorno a loro, praticamente circondandoli: gli schiamazzi e le supposizioni cominciarono a volare come uccelli durante una grande migrazione.

<<Cosa succede? Una disputa?>>
<<Una disputa?! Grande, era da moltissimo tempo che non vedevo una.>>
<<Ma chi è quella ragazza gracile?>>
<<Non lo so, ma chiunque lei sia, si ritroverà ben presto con quel corpo da urlo a terra. Guardate, quello è un capitano di gendarmeria!>>

Le parole di quest'ultimo soggetto avevano fatto concentrare l'attenzione della bolgia verso l'uomo dal sorriso nequitoso. Tutti rimasero senza parole, a loro volta.

<<Accidenti, per quella ragazza la vedo dura...>>

Nonostante tutta la baraonda causata dalla folla sopraggiunta ad assistere lo spettacolo, Markus non si distrasse nemmeno un attimo, tenendo il proprio sguardo fisso sulla giovane Vera; così come neanche Vera, poiché non era stata minimamente tanguta dai commenti dei semplici dipendenti del Maestrale: la sua natura le faceva ignorare in automatico le considerazioni futili ed i sussurri inutili.

Mentre la folla continuava ad alimentare quel subbuglio di parole, all'improvviso il capitano di gendarmeria prese la parola, alzando la voce e rivolgendosi a Vera.

<<Essendo nuova, non credo tu sappia cosa stia succedendo in questo momento, vero? Lascia che te lo spieghi. Nel Maestrale, esiste un meccanismo di risoluzione delle liti chiamato "Disputa": in pratica, consiste nel fare accettare all'altra parte una qualsiasi delle clausole adatte a fare nascere la disputa, come ad esempio insegnare ad un giovane il rispetto per i veterani; ed in seguito, ciascuno, a turno, ha due minuti di tempo per colpire con pugni, calci, e qualsiasi mezzo fisico del corpo l'altro disputante, senza che quest'ultimo possa ribattere e rispondere alle botte con una reazione uguale e contraria: in pratica, deve rimanere inerme mentre viene massacrato. Solitamente, chi riesce a resistere in maniera più vistosa ai colpi dell'altro vince la disputa. Direi che questo pubblico è adatto, per fare da giudice alla nostra disputa, keke. Ah, un'ultima cosa: colui che accetta la disputa parte per secondo d'ufficio. Perciò, sarò io a cominciare. Tutto chiaro, ragazzina?!>>

Vera rimase immobile ed indifferente, davanti alla spiegazione dell'uomo; poi, si voltò verso Markus, cambiando completamente espressione, in quel momento divenuta curiosa.

<<Quello che ha detto è vero, Markus?>>

Markus annuì, seppur infastidito all'idea di dover dare retta a quel capitano di gendarmeria.

Magnum Opus, Prologo: A Floating DreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora