Capitolo uno

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Dianne stava per entrare in quell'edificio grigiastro chiamato scuola. Esso dimostrava tutti i suoi anni con quell'intonaco scrostato, le mattonelle dei corridoi bianchi leggermente crepate in qualche punto e i banchi pieni di incisioni di alunni che hanno fatto la storia di quel posto. In quel momento Dianne era l'unica storia di quel posto.

I tacchetti delle scarpe che portava ai piedi producevano un rumore sordo sulle piastrelle bianche di ceramica, tutti si erano zittiti vedendola entrare, le risate si erano placate e i mormorii si erano interrotti, il mondo si era fermato ai suoi piedi, succedeva tutte le mattine, ogni giorno. Lei passo in mezzo al varco creatosi per farla passare, sicura di se, a testa alta, con una sola bretella della cartella sulla spalla e sfidando chiunque avesse il coraggio di parlarle. Si soffermò un secondo con lo sguardo su Ashton che era fermo appoggiato all'armadietto, con dei libri stretti tra le braccia e lo sguardo rivolto verso il basso intento a fissarsi le punte delle scarpe leggermente curvate verso l'interno. Lei fece una smorfia di disappunto e tornò a guardare dritto per la sua strada, come se tutti quei ragazzi che aspettavano un suo gesto non ci fossero o forse semplicemente non le interessava.

Arrivò fino al suo armadietto dove posò alcuni libri che non le servivano per poi continuare la sua "sfilata" mattutina per i corridoi della scuola, ma si bloccò quando vide una cosa che le interessava molto di più della lezione di algebra. Ashton stava entrando nel bagno dei ragazzi e lei avrebbe potuto tranquillamente metterlo con le spalle al muro in uno spazio così ristretto. Entrò e si appoggiò con il fianco alla porta d'ingresso, tenendo le braccia conserte sotto il seno mentre aspettava che lui uscisse dal bagno. Lo vide uscire mentre si sistemava la maglietta sui jeans bluastri, quando lui alzò lo sguardo broccò la mano a mezz'aria nei capelli riccioluti, fissando la ragazza come se avesse visto un fantasma. All'inizio gli sfiorò il pensiero che lei non fosse li per lui ma poi si rese conto che erano soli, non si azzardava a parlare, aspettava che fosse Dianne a rivolgergli la parola. Lei non si mosse, lo fissava e lui iniziò a pensare che fosse un poco inquietante, ma poi lei parlo e il respiro di Ashton gli si bloccò in gola.

-Hey, Irwin- disse lei facendogli un sorrisetto, voleva proprio vedere se le avrebbe risposto o se era troppo timido per parlare con lei

-H-Hey- disse lui indeciso, lei non gli aveva mai rivolto la parola e quella situazione lo imbarazzava moltissimo.

Dianne si stacco dalla porta e iniziò ad avanzare verso Ashton in modo che indietreggiasse fino a sbattere contro il muro freddo, lui tremava leggermente, forse per l'eccitazione o forse per la paura. Lei gli si avvicinò di più, lasciando solo qualche centimetri di spazio tra i loro corpi e poi parlò di nuovo

- Hai paura di me Irwin?- disse con tono canzonatorio facendo la finta offesa, poi continuò

-Guarda che non ti mordo mica- disse passandosi la lingua sulle labbra in modo provocante, voleva stuzzicarlo per bene, era così divertente che quasi non voleva fermarsi e non lo fece.

-Perchè non parli, ti sei morso la lingua? Se vuoi, potrei farlo io al posto tuo- disse prendendo tra le dita il tessuto della maglietta poggiata sul torace di Ashton e iniziando a giocarci distrattamente. Lo sentì deglutire rumorosamente e irrigidirsi sotto la sua maglietta nera, era un fascio di nervi. Lei si avvicino di più tirando la stoffa e fece sfiorare per una buona manciata di secondi le loro labbra per poi soffiarci sopra

-Non hai nulla da dirmi Ashy?- disse lei stando attenta a non far toccare definitivamente le loro labbra e quando vide che Ashton non le rispondeva terrorizzato decise di fermare quella piccola tortura.

-Sai Irwin, non mi piacciono i morti- disse lei lasciandolo andare per poi uscire dal bagno senza girarsi e continuare la sua camminata per i corridoi come se niente fosse successo.

Abrasiveness [a.i]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora