Ho provato a odiarlo | ushiten

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tags: ushiten, rainting verde, primo incontro, flashback, fluff, romantico.

[per chi non avesse letto la longfic: i Serpeverde disputano una partita a Quidditch contro i Corvonero subendo una clamorosa sconfitta. Quando ne parlo è dal POV di Akaashi, ma si può notare come Tendo e Ushijima siano alle strette nel loro rapporto di coppia. Questa OS è ambientata immediatamente dopo quel litigio: Tendo è nervoso e ripensa al passato.]
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Le liti tra Tendo e Ushijima erano rare, quasi inesistenti. Quale motivo avrebbe mai potuto avere Satori per avercela con il suo ragazzo, dopotutto? Wakatoshi era un angelo venuto dal Cielo con la sola disgrazia di essere capitato nello stesso dormitorio del demone dai capelli rossi quale lui era. A differenza di Satori il Capitano di Quidditch della squadra verde-argento non dava mai aria alla bocca per insultare o ferire, non progettava piani subdoli per carpire le debolezze altrui e contro di essi usarle. Ushijima Wakatoshi era una persona semplice quanto rispettabile. Diceva le cose come stavano, niente insulti, niente lusinghe. Spesso la gente non capiva. Lui parlava e i loro compagni si convincevano li stesse deridendo, ma non era così. "Non hai possibilità di battermi nel Quidditch", "Non è appropriato comportarsi come fai tu", "Dovresti impegnarti di più per ottenere i risultati d'obbligo per gente del nostro calibro", "Voi non siete all'altezza delle mie aspettative". Queste erano solo alcune delle frasi che nel corso degli anni gli studenti di Hogwarts gli avevano sentito dire. Parole franche, parole che gli erano costate più di un'amicizia. Il fatto è che a nessuno piace sentirsi dire la verità, così continuavano a far finta di non capire.Tendo era sempre stato diverso dagli altri ma, a due anni e mezzo dall'inizio della loro relazione, alla fine era successo: Satori aveva discusso con Wakatoshi. Nervoso ed arrabbiato come era in quel momento, Tendo aveva deciso di trovarsi un posto isolato e lì sbollire la propria rabbia per provare a rilassarsi.Ripensò a quando era ancora solo un ragazzino; a quando aveva fatto di tutto per inimicarsi il grande e illustre rampollo della famiglia Ushijima.

Nonostante potesse sembrare difficile da credere, non era Satori quello strano. Non solo, almeno. Era infatti la famiglia Tendo al suo completo ad essere considerata "particolare". Nelle loro vene scorreva solo sanguepuro, tuttavia il loro cognome non era inserito nella lista delle Sacre Ventotto. Non erano immigrati né mai stati considerati Traditori del Sangue, eppure a nulla erano valse le battaglie dei genitori di Satori affinché fossero aggiunti come dovevano alla lista delle più Nobili e Pure Casate della Gran Bretagna. Il Ministero della Magia era riuscito a trovare ogni genere di scusa per non accontentarli e la madre di Satori stava iniziando a stancarsi.
"Mi raccomando, Tori." gli aveva detto con voce seria inginocchiata per raggiungere la sua altezza sulla banchina del binario 9 ¾. "Nella tua classe sarà presente Ushijima Wakatoshi, devi fartelo amico, hai capito?" il rosso aveva sentito i suoi genitori parlare a lungo riguardo a quello: volevano entrare a far parte dell'élite e ci sarebbero riusciti. Quello di far avvicinare Satori a Wakatoshi era l'ultima spiaggia. Da parte sua, tuttavia, il ragazzino di undici anni non aveva nessuna intenzione di assecondare quei piani. Odiava il modo in cui le persone tendevano a guardare lui e i suoi genitori e sapeva che a cene e ricevimenti vari la cosa sarebbe solo potuta peggiorare. Odiava, poi, anche il modo in cui gli adulti lo costringevano a vestirsi per quei rari eventi a cui potevano presenziare o il modo in cui gli dicevano di comportarsi. Non voleva tutto quello.
I suoi genitori pretendevano che lui e Ushiwaka diventassero amici, così lui decise che avrebbe odiato quel ragazzino. Salì per la prima volta sull'Hogwarts Express da dove gli aveva indicato suo padre, ovvero nello stesso vagone di Ushijima, ma poi fece solo finta di raggiungerlo nello stesso scompartimento. Invece, ne se trovò uno tutto suo e – complice la sua cosiddetta stranezza – vi rimase in tranquilla solitudine fino a scuola.
Ancora, aveva provato a stargli il più lontano possibile mentre salivano sulle barche e poi nel proseguire accompagnati dal vicepreside, e se solo la T fosse venuta dopo la U certamente avrebbe chiesto al Cappello Parlante di metterlo in qualsiasi Casa – qualsiasi – purché non fosse la stessa di Ushijima Wakatoshi.
Purtroppo, però, la T veniva prima della U, e non poté più evitare Wakatoshi quando questi lasciò lo sgabello per dirigersi verso di lui.
E così, con sommo piacere della famiglia Tendo, i due erano diventati compagni di classe, compagni di Casa, compagni di dormitorio. Ma Satori era testardo e in tutto e per tutto intenzionato a odiarlo e odiarlo ancora.
Scelse il letto più lontano dal suo, il banco più lontano dal suo e che fosse dannato se mai gli avrebbe rivolto la parola.
Non poteva fare a meno di osservarlo, però. I suoi genitori gli avevano parlato talmente tanto di lui e della sua famiglia... ma Satori non aveva mai capito. Cosa c'è di speciale in lui? Perché gli Ushijima sono tanto benvoluti e noi no? Queste erano solo due delle sue tante domande. I suoi genitori non sapevano rispondere, così Tendo decise che avrebbe fatto da solo. Per avere tanto successo a scuola, d'altronde, qualcosa di speciale doveva averlo per forza, giusto?
Sbagliato.
Per quanto lo osservasse, Satori non capiva. Non aveva niente di speciale. Anzi, sembrava una persona insipida e poco interessante. Molti altri a scuola si facevano notare molto più di lui – Oikawa Tooru, ad esempio –, eppure chissà per quale motivo rimaneva Ushijima il giovane promettente all'interno della Sala Comune Serpeverde che tutti volevano affascinare. Rimaneva lui la persona che tutti volevano come amica.
"Falsi." li chiamava tra sé e sé Satori. L'unica cosa di speciale di quel ragazzo era il suo cognome e lui avrebbe preferito morire piuttosto che avvicinarglisi solo per quello.
Osservandolo, però, inevitabilmente erano sorti tutti quei dettagli che adesso – lucidamente e a distanza di anni – poteva dire con tranquillità essere le caratteristiche che Tendo più aveva ammirato e che ora più amava in Wakatoshi.
"Falsi" aveva chiamato quegli studenti che lo frequentavano solo per il riflesso di prestigio che potevano catturare solo standogli vicino, ma – si era reso conto con il susseguirsi dei mesi – Wakatoshi non era mai stato come loro.
Andò avanti con la mente fino al loro quarto anno, a quando al suo primo tentativo di entrare a far parte della squadra di Quidditch alcuni dei suoi più imbecilli compagni di Casa avevano commentato qualcosa riguardo al fatto che la squadra di Quidditch Serpeverde non reclutava mostri. Le parole di Ushijima erano state – come sempre – semplici e sincere: "Tendo non è un mostro, ed è molto più bravo di tutti voi a giocare a Quidditch." Ecco allora che diventava chiaro quel qualcosa di speciale che il rosso aveva cercato tanto a lungo osservando l'altro rendendogli difficile capire perché ci avesse messo talmente tanto a rendersene conto.
Dopo quello, come avrebbe mai potuto Satori resistere alla tentazione di essergli amico? In tre anni di scuola si era fatto delle conoscenze, certo. Gli piaceva parlare con Semi e così anche con Ohira e Kawanishi, ma con Wakatoshi – una volta che superato il proprio orgoglio Tendo gli aveva concesso il proprio affetto – era stato molto più semplice.
Era quasi preoccupante il modo in cui gli venisse facile parlare insieme a lui. D'altronde, gli occhi di Ushijima erano gli unici a non ritenerlo strano e allo stesso tempo Satori sapeva di poter parlare in tutta tranquillità con lui con la sicurezza che avrebbe ricevuto solo risposte sincere e genuine.
"Non voglio che i nostri genitori sappiano di noi." gli aveva sussurrato una sera a pochi centimetri dalle sue labbra proprio l'istante prima in cui si sarebbero baciati per la prima volta. Alla conseguente domanda di Ushijima, Tendo aveva risposto che non voleva che la loro relazione diventasse un affare di stato e Wakatoshi aveva capito. Lui capiva sempre o – se non era così – almeno ci provava.
"Ottimo lavoro, ragazzo mio!" era una frase che gli ripeteva sempre suo padre al rientro del treno a Londra da quanto aveva scoperto che Satori era diventato il miglior amico di Wakatoshi. "Ancora qualche leva e potremo finalmente prenderci il posto che ci spetta la tavolo delle Ventotto!"
"Se solo tu e la mamma sapeste..." si diceva mentalmente il ragazzo a quel punto. Quei momenti non facevano altro che rendere sempre più sicuro Satori della propria scelta di tacere, ma non potevano continuare all'infinito.
"Vorrei corteggiarti come si deve." Tendo aveva riso alle parole del suo ragazzo.
"Sei così romantico e all'antica, Waka!" ma come avrebbe mai potuto negargli quel desiderio? Così erano usciti allo scoperto.
Non che si fossero mai nascosti da altri che non fossero i loro genitori. I loro compagni di scuola non erano stati tanto discreti e già da diverso tempo molti pettegolezzi su di loro erano arrivati anche agli adulti. Il loro annuncio fu solo una conferma.
La famiglia Ushijima non l'aveva presa bene. Per niente. Unico alleato era stato il padre di Wakatoshi, ma Tendo sapeva bene quanto diritto di parola quell'uomo avesse all'interno della sua famiglia. Non era stato facile, ma se Tendo aveva dubitato di farcela – tra gli incoraggiamenti dei suoi genitori e gli sguardi sbiechi di quelli del castano – il suo ragazzo invece era stato una roccia, e aggrappandosi a lui Satori era riuscito a superare la tempesta.
"Lo amo così tanto." pensò prima che potesse rendersene conto. Ad un tratto non era più arrabbiato; ad un tratto neanche ricordava il motivo per cui avevano discusso.
"Fanculo il Quidditch e la partita che abbiamo appena perso." si disse. Cos'era una sconfitta sportiva in confronto a quello che avevano dovuto superare?
Lasciò il proprio rifugio e scese nei sotterranei. Entrò in Sala Comune e poi nel dormitorio del settimo anno dove finalmente lo trovò. Ushiwaka era seduto sul divanetto della piccola stanza e stava leggendo in tranquillità. Quando lo sentì entrare sollevò lo sguardo su di lui e i suoi tendini si tesero. Sapeva che era nervoso per il modo in cui si erano comportati in campo.
"Ho un'idea." gli disse. Wakatoshi si limitò ad annuire chiedendogli di andare avanti "Diamo tutta la colpa a Miya per la sconfitta di oggi. Non ha segnato nemmeno un punto!" il castano si corrucciò.
"Non penso dipenda solo da lui..." disse.
"Anche ad Oikawa, allora. Oggi era super distratto."
"Stimo molto il gioco di Oikawa." Tendo sbuffò sonoramente alzando gli occhi il cielo, ma con le labbra sorrideva.
"Sto cercando un modo per fare pace, qui!" il Capitano chiuse il proprio libro e raddrizzò la postura, poi si schiarì la gola muovendosi a disagio.
"Oh."
Capitava spesso. Tendo tentava di dire qualcosa e Ushijima la prendeva troppo alla lettera. Quando se ne rendeva conto arrossiva e distoglieva lo sguardo probabilmente in collera con se stesso. Tendo non poteva fare a meno di intenerirsi ogni volta.
"Allora va' avanti..." lo pregò. Il rosso sorrise ancora e andò a sedersi accanto a lui.
"Quello che intendo dire è: fanculo la partita. È solo un punteggio. E poi c'è ancora la partita Grifondoro-Tassorosso da giocare. Non è ancora detto che abbiamo perso. E anche se fosse non mi interessa." lo accarezzò su una guancia.
"Ti amo, Wakatoshi." il castano sorrise.
"Vuol dire che non mi dirai più come fare il Capitano?"
"Nessuno potrebbe fare il Capitano meglio di te." il suo ragazzo annuì.
"Anche io ti amo, Satori."
Tutto con Ushijima era semplice e sincero. Ciò che il castano diceva era la verità. Tendo non poteva – non avrebbe mai potuto – avercela con lui per più di un'ora.
Unì le loro labbra e gettò la piccola lite che avevano avuto nel dimenticatoio.
I suoi genitori che tanto avevano voluto avere una femmina da sfruttare per un buon matrimonio, dopotutto, si erano preoccupati per nulla.

Hogwarts' Stories - ONE SHOT (present) || Haikyuu!!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora