Sahra era tornata a casa, appena tornata a casa però non faceva ciò che faceva di solito. Solitamente appena entrava in casa, accarezzava amorevolmente il suo cagnolino Artu, gli dava da mangiare e sistemava la casa. Per molte persone sistemare la casa potrebbe sembrare una cosa noiosa ma per lei era una delle cose più belle da fare: passava ore e ore a pulire. Poi si metteva ai fornelli e cucinava qualcosa di buono da mangiare ai suoi, era veramente portata per la cucina, sin da piccola aveva iniziato a collezionare oggetti da cucina e sua nonna le aveva insegnato a cucinare. Se solo la potesse vedere ne sarebbe stata davvero fiera.
Quel giorno però non fece questo appena arrivò si tolse le scarpe, si infilò il pigiama e corse in camera sua e si chiuse a chiave. I genitori vedevano che qualcosa andava storto ma non riuscivano a parlarci che la ragazza rispondeva male. Erano veramente preoccupati e cercarono in tutti modi di parlare a Sahra ma la ragazza si sentiva male e ad un certo punto di malumore decise di non rispondere più ai genitori. Essi allora per vedere come stava la figlia uscirono dalla stanza e entrarono per la grande finestra della camera da letto di Sahra. La ragazza appena li vide andò su tutte le furie: apri la finestra e urlò loro:<< È mai possibile che non possa avere un attimo di pace? Se non ho cucinato o sistemato non vuol dire niente, sono semplicemente stanca voglio rimanere da sola vi chiamerò io quando avrò bisogno>>. Poi chiuse loro la finestra in faccia. I genitori erano arrabbiati ma anche tristi per la figlia e per farla stare meglio decisero di lasciarla in pace. La ragazza chiusa la finestra si piegò, si mise in ginocchio e iniziò a piangere. Le mancava cosi tanto Lexie, tanto tanto, il giusto da sembrarle di non vederla da un anno e più. Le sembrava di essere tornata al periodo delle elementari e in cuor suo le veniva da piangere anche solo a pensarci un attimo. Eppure poteva anche essere che stava bene e fosse sana e salva e che tutto ciò fosse uno scherzo architettato. Sahra provò a mantenere la calma ma non ci riusciva: respirava affannosamente e piangeva tanto, tanto da sembrare una fontana. Per un attimo tutto sembrava perduto poi però arrivo il messaggio sul gruppo e ben presto il pianto di tristezza si tramutò in pianto di gioia, ciò che sembrava perduto fino a poco prima non lo era. Subito Sahra chiamò Lexie ma nessuno rispose.Allora le mandò un messaggio dicendole di venire a casa sua per stare insieme. Un'ora dopo circa arrivò un messaggio che diceva: Buonasera, la proprietaria del telefono lo ha dimenticato qui ed è andata via. Le prego di venirlo a ritirare per la sua amica in via rossi 45. Cordiali saluti, Svetlana.
Sahra voleva andare, magari andando a prendere il telefono avrebbe incontrato strada facendo l'amica e insieme sarebbero andati dagli altri e festeggiare insieme. C'era solo un piccolo problema: i suoi non l'avrebbero mai lasciata andare da sola a prendere il telefono specie dopo la litigata. Non sapeva come fare, ci teneva veramente tanto ad andarci perché c'era molta probabilità che Lexie fosse ancora li eppure andare di sera da sola in una città in cui non era mai stata non era la migliore delle idee. Si grattava la testa e pensava a un modo per non farsi notare e all'improvviso ebbe un lampo di genio: doveva semplicemente aspettare le tre del mattino cosi che i suoi fossero a letto, mettere dei cuscini sotto il letto per creare un illusione e passare dalla finestra. Doveva poi lasciare la finestra aperta in modo che quando sarebbe tornata sarebbe potuta entrare senza alcun problema.
Cosi fece. Poco prima delle tre attuò il piano e corse verso la fermata del bus che si trovava a pochi isolati da casa sua. Prese la corriera per Cagola e dentro iniziò ad osservare se ci fosse qualcuno di sospetto. Le uniche persone presenti erano dei lavoratori della fabbrica di mobili di Cagola, se no nessuno aveva catturato la sua attenzione, appena scesa a Cagola la ragazza provò a chiedere informazioni all'autista della linea opposta giusto per sapere se l'amica fosse passata di li ma non ottenne nulla. Alla fermata delle corriere incontrò una signora, una chiromante. Sahra era da sempre stata una ragazza che non crede molto alle superstizioni ma Lexie lo era, quindi la ragazza andò nel suo studio. Era uno studio piccolo, lugubre e sporco, si notava la polvere in ogni angolo della stanza. Sembrava proprio la dimora di una strega, la chiromante poi sembrava una strega: due code bianche sporgevano dalla testa calva coperta da un cappello nero a punta. Aveva poi due occhi neri grossi come quelli di un moscone e una grande bocca con i denti storti e gialli. Il naso a punta poi aveva un brufolo gigante che sembrava un ragno. Era una tipa bassa, gobba e ricoperta di peluria vestita un pò come una stracciona. Sahra appena la ebbe vista cercò di andare via educatamente ma la vecchia la placcò e la fece sedere. Iniziarono a parlare e dopo essersi conosciute meglio la chiromante le prese la mano e iniziò a leggere. Le lesse la mano poi stette in silenzio e le disse:<< Cara, sei in pericolo. Scappa finchè è possibile>>.
Sahra si innervosi e disse:<< Lei non può capire, lei come tutti i chiromanti siete dei ciarlatani, dite solo le prime cose che vi saltano per la testa>>. Chiuse la porta fortemente e andò verso la via indicata da lei. Cagola non era una città molto felice, sembrava un grande cimitero, si vedevano soltanto manifesti mortuali e un silenzio di tomba. Nessuno era in giro, le sembrava di essere in un film horror: uno di quelli in cui ti sbuca un assassino da dietro le spalle e vieni attaccato. In cuor suo sapeva che forse quella non era la migliore delle idee ma si immaginava nel futuro lei e Lexie che ridevano ripensando a quell'avventura e cosi continuò il suo percorso.
Arrivò poi al 45 di via rossi. Suonò e ad aprirle fu una signora bionda, magra, alta circa un metro e sessanta, con un sorriso grande e affabile. La signora la fece accomodare. Quella casa era una casa molto grande: c'erano tre piani, le pareti erano bianche e il tetto rosso. Era spaziosa e ogni cosa era messa impeccabilmente al proprio posto. Avevano una tv 50 pollici attaccato al muro con un braccio meccanico, un tappeto con i fiori al centro del salotto e vicino ad esso una vecchia poltrona grigia, una poltrona reclinabile e vicino il divano su cui si trovava Sahra. Oltre alla signora c'era anche un uomo, alto nella media , biondo con occhi azzurri, un pò robusto con cui la signora parlava in una lingua simile al russo. Sahra si alzò e trovò sopra al braccio meccanico della tv un iphone 11, era senza dubbio quello dell'amica, poichè c'erano gli adesivi che le aveva regalato per il suo compleanno. Sahra lo prese e dato che si ricordava la password lo sbloccò e si accorse che nel telefono appariva un nuovo contatto aggiunto da poco e vi erano tante chiamate sia in entrata che in uscita. I due la notarono e le dissero:<< Cosi ci hai scoperti, ora che sai il nostro segreto non potremo mai più lasciarti andare via >>. Sahra prese il telefono e iniziò a scappare via. Quando fu lontana un km circa dagli inseguitori ricevette una chiamata, voleva tanto parlare ma aveva paura che i suoi inseguitori fossero vicini quindi apri la chiamata e la chiuse subito. Era triste, sapeva che stava rischiando grosso, quei due non si sarebbero fermati finché non l'avrebbero trovata ma sapeva che ciò avrebbe creato un diversivo e avrebbe aiutato l'amica a scappare.
La ragazza correva e correva, le mancava il fiato, sembrava veramente di essere in un film dell'orrore: la città strana e paurosa, i russi e l'inseguimento insomma roba da matti.
Cercava di arrampicarsi sugli alberi ma non ci riusciva. Sforzi vani. Continuava a correre ma non riusciva a trovare via di uscita.