Capitolo V

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Il giorno dopo, il Capitano andò a trovarla.

«Buongiorno, signorina De Troia.» a quelle parole così fredde e impostate, Beatrice raddrizzò istintivamente la schiena.

«Da oggi sarà ufficialmente integrata nel CRO, il Corpo di Ricerca Omega. Adesso le spiegherò tutto, e la prego di non interrompermi.» Beatrice aveva aspettato così tanto a lungo, che ormai non aveva più paura. Si era abituata, o forse arresa alla situazione surreale che stava vivendo. E se prima si era sentita come in un film, ora era seduta ben salda su quel letto, pronta ad ascoltare tutto ciò che c'era da ascoltare.

   «Cinque mesi fa, la pandemia era sotto controllo. Poi, qualcosa è cambiato, ne stiamo ancora studiando le dinamiche. Una nuova variante del Virus, che è stata denominata Omega, ha iniziato a diffondersi a macchia d'olio, a seminare sterminio. Non è mai accaduto nulla del genere prima d'ora nella storia dell'umanità, e conseguenzialmente la situazione è difficile da gestire. Il virus innesca una mutazione nel corpo dell'infetto, fino a farlo diventare una creatura dalla volontà deviata, con un istinto animalesco e feroce. Potrà sembrarle come un film fantascientifico, ma è la realtà. E la cosa peggiore, è che la mutazione si sospetta sia stata creata in un laboratorio, da una mente malata e contorta. Oppure da più criminali organizzati. Nella nostra squadra, ci occupiamo delle indagini e di reclutare soggetti con capacità particolari, al fine di arginare al più presto questa crisi pandemica. Da oggi inizierà ad essere addestrata e formata, fin quando non si verrà a capo di tutta la faccenda. La nostra organizzazione opera in segreto, pertanto lei è tenuta a mantenere un'estrema riservatezza. E le anticipo già. Uno, provi a chiedermi delle persone lì fuori, e le darò dieci frustate. Due, provi a tentare la fuga, le darò cento frustate. Mi dispiace obbligarla così ad arruolarsi, ma non c'è scelta. Ci consideri dei collaboratori, o dei possibili nemici.» era rimasto immobile e impassibile, mentre sganciava quelle bombe che esplosero in un boato nella testa di Beatrice. Era lì, in piedi, rigido e fermo, con le braccia dietro la schiena. I suoi occhi liquidi e intensi sempre puntati dritti in quelli di Beatrice.

   «Sarà scortata nel suo alloggio, dove troverà la sua divisa, l'agenda, e la sua recluta compagna. Possiamo quindi procedere con l'addestramento. Ci sono domande?»

   Beatrice lo fissò, schiudendo la bocca.

Era così frastornata da non riuscire a fiatare. Aveva un tornado che le girava vorticosamente nel cervello. Ancora e ancora, un turbine di domande così forte da sovrastare tutti i pensieri. Non riuscì a porne nemmeno una.

   «Chiamarla con il suo nome di battesimo qui è un eccesso di cortesia. Ci teniamo a far sentire le reclute fin da subito come parte integrante dell'associazione. Fuori di qui, si identificherà con il numero 05. È tutto. Mi congedo.» dopo un cenno con il capo per uscire. Si fermò sulla porta, esitando per un attimo. Si voltò e guardò Beatrice. Lei vide come un lampo nel suo sguardo.

   «Benvenuta.» ed uscì. L'unica parola che le aveva rivolto con un pizzico di umanità.

Subito dopo fece capolino Melly, con un sorriso raggiante in volto.

«Togliamoti finalmente questi fili, è arrivato il momento di alzarsi, su!» si mise subito all'opera, scollando ventose ed estraendo aghi.

   Beatrice la osservava passivamente, non riuscendo a parlare. Quando avrebbe rivisto i suoi genitori? Stavano bene? Perché l'avrebbero addestrata? Per cosa? Arruolarsi... si parlava quindi di un esercito?

   «Lo so, ti starai facendo almeno un milione di domande, ma per il momento non potrai fare altro che fidarti del Capitano.» le disse Melly.

«Quali sono le capacità che dovrei avere?» fu l'unica domanda che riuscì a sputar fuori.

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