Capitolo I

59 6 2
                                    

Beatrice fissava il suo riflesso nello specchio. Con aria assorta, si sfiorava i segni che la mascherina le aveva scavato sul volto. Sulle guance, sul naso, sul mento...

Sono passati quasi due anni dall'arrivo del Covid-19. Pensò. Tutt'ora, si arranca. I vaccini funzionano, ma le varianti non si contengono. Da quasi due anni viviamo nella paura e nel timore di un abbraccio, con la mascherina tirata su, sperando che possa filtrare l'aria il più possibile. C'è chi dietro la mascherina addirittura si nasconde, per quanta confidenza si riesce a raggiungere coprendo il proprio volto. Ci abituiamo ad essere fantasmi. Quasi due anni lontani da quella quotidianità che adesso sembra così straordinaria, lontani da quella normalità che pareva addirittura noiosa, o banale. Il tempo è passato così, fra tira e molla, scoperte e paure, speranze e buio. Chissà, quanto ci vorrà...

«Bea... non starai forse esagerando?» la ragazza si svegliò da quel torpore, e si voltò verso sua madre, appoggiandosi al lavandino.

«Mamma, sai che sono una che rispetta le regole» disse, con lo sguardo troppo duro per una ragazza di ventitré anni.

«Il mio turno è di sei ore, e per tutte e sei tengo su la mascherina e i guanti.» aggiunse, col tono di voce di chi non transige.

«Potresti almeno toglierla durante la pausa...» la figlia non rispose. D'altro canto, Beatrice si preoccupava fin troppo per i genitori, più che per se stessa. Essendo due soggetti fragili, Bea aveva sin da subito assunto un atteggiamento cauto e prudente.

«Oggi ho visto Leo, mentre tornava a casa. Presumo stia lavorando anche lui... lo sapevi?» tergiversò la madre. Bea tornò a fissarsi nello specchio. Dopo aver afferrato il tubetto di crema idratante, ne prese un po', per poi stenderla sui solchi rossi nella pelle.

«Ma', sai che non ci parlo da anni, ormai. Come pretendi che io sappia cosa fa?» rispose, un po' seccata. «Soprattutto, cosa ti fa pensare che me ne importi? Per me, si chiama Leonardo, ed è un'altra persona.»

«Sin da bambina sei sempre stata melodrammatica, un po' come tuo padre...» sua madre sorrise, con aria rassegnata. «Sarò pure melodrammatica per te, ma in realtà sono semplicemente realista.» ribatté la figlia.

«Smettila di prendertela troppo per cose successe anni fa, e smettila di pretendere troppo da te stessa... maledetta orgogliosa» detto questo, la madre le lanciò un'occhiata, a metà fra la dolcezza di una mamma e l'ironia di un'amica, ed uscì dal bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Beatrice finì di spalmarsi quella crema maleodorante, rimuginando sulle parole di sua madre. Non era lei ad essere stata esagerata. Leonardo aveva scelto di toglierle la parola e il saluto da un momento all'altro, e lei non c'entrava assolutamente nulla, e non aveva fatto assolutamente nulla per meritarlo. Certo, aveva lasciato che accadesse senza reagire, perché in fondo un po' orgogliosa lo era... ma, evidentemente, doveva andare così.

Lei e Leonardo erano nati lo stesso giorno, alla stessa ora. Il 10 luglio del 1999, alle 12:15 precise, di quella afosa mattina estiva. Le loro madri non si erano mai incrociate in ospedale, e non erano a conoscenza di questa coincidenza. Per volere del destino, le due famiglie si erano ritrovate ad abitare l'una difronte all'altra. Bea e Leo erano diventati amici sin da subito, da quando avevano memoria. Giocavano ogni giorno assieme, d'estate nel giardino, e in inverno l'uno a casa dell'altra e viceversa. Due bambini essenzialmente molto simili, vivaci e allegri, che differivano solo per l'aspetto fisico. Lei, magrolina, bianca come la neve, con lunghi capelli rossicci e sottili, sempre schiacciati, occhi scuri circondati da perenni occhiaie. Lui, pelle caramellata, onde castane scompigliate e occhi verdi, di quel verde che Beatrice aveva sempre associato al riflesso del prato nella rugiada. Forse era soltanto una sua fantasia, ma gli occhi di Leonardo erano per lei lo specchio di tutti i prati, quelli con l'erba incolta, che odora di terra.

FolgoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora