Beatrice si godette la calda doccia ristoratrice. L'acqua che le scorreva sul corpo lavava via i pensieri. Il vapore intorno a lei le infondeva tranquillità.
Quella mattina aveva ricevuto una mole gigantesca di informazioni, che gravava sulla sua testa come un macigno. La doccia le permise finalmente di rilassarsi un po'.
Una volta uscita, avvolse il corpo con il morbido asciugamano bianco. Lo specchio del grande bagno era tutto appannato. Beatrice ne fu grata, specchiarsi le metteva angoscia.
Dopo essersi vestita, asciugò i capelli bianchi con il phon, e una volta sistematasi, uscì.
«Ce ne hai messo di tempo.» disse Kyla.
«Scusami, avevo bisogno di calmarmi un attimo.» l'altra fece spallucce. «Sei pronta?» Beatrice annuì.
«Andiamo.»
Uscirono dal dormitorio e si diressero verso la presunta sala dell'addestramento.
«Cosa stiamo andando a fare?» chiese curiosa Beatrice.
«Abbiamo la lezione di Tai Chi, con il Maestro Yu.»
«Tai Chi?» la curiosità montò in Beatrice.
«Un'arte marziale cinese, vedrai.» camminarono un po' attraverso la struttura. Beatrice la studiò meglio. Tutto si snodava lungo un corridoio. C'erano tante porte, gente che camminava di fretta, chi vestito in verde, chi indossava un camicie bianco. Le persone col camicie sembravano dottori, e portavano la spilletta argento. Dovevano essere i ricercatori. Invece tutte le altre reclute avevano la spilletta nera.
«Quante sono le reclute speciali?» Kyla continuò a guardare dinnanzi a sé. «Solo cinque. Tu e un altro ragazzo siete gli ultimi.» Beatrice fu sorpresa da quella risposta. Solo cinque?
«Leonardo è una recluta speciale?» Kyla annuì e basta, senza aggiungere altro.
Arrivarono in una saletta spoglia, con le solite pareti grigie. Kyla tirò fuori il badge dal suo zaino e lo avvicinò ad un piccolo dispositivo collocato sul muro. Assomigliava a quelle macchinette che servono a timbrare i biglietti dei treni. Dopo un bip squillante, Kyla ripose il badge. Beatrice la imitò.
«Ehilà!» Beatrice si voltò verso la famigliare e suadente voce. Era Gilbert, e accanto a lui c'era Leo.
«Siete pronte?» chiese, sorridendo. Gilbert era l'unico a non indossare la divisa. Chissà perché...
Poi, arrivò un uomo.
Era anziano, camminava accompagnandosi con un bastone spesso. Indossava un'uniforme molto semplice, nera, che gli cadeva larga sul corpo minuto. Il colletto era alla coreana, e una serie di piccoli bottoni si snodavano per tutta la parte superiore della veste. I pantaloni erano anch'essi molto larghi e sformati, ai piedi delle piccole scarpette nere. Nonostante avesse sicuramente più di sessant'anni, la sua postura era rigida e composta. Il viso allungato e rugoso teso, le sopracciglia folte e brizzolate spiegate come due ali. Era calvo, ma aveva una lunga barba bianca, fin quasi all'ombelico.
«Buongiorno.» disse. La sua voce era decisa.
Gli altri unirono le mani davanti al viso, e fecero un piccolo inchino. «Buongiorno, Maestro Yu.»
Beatrice si affrettò ad imitarli, limitandosi a chinare il capo. Non sapeva come posizionare le mani.
Poi, un'altra persona fece capolino. Un ragazzo piccolo e magrolino. Avrà avuto massimo quindici anni, il suo viso aveva tratti da bambino. Portava la divisa verde e la spilla bronzo.
«E tu chi saresti?» chiese Leonardo, incrociando le braccia e studiando con sguardo penetrante il ragazzetto calvo.
«Non si rivela il nome a dei possibili nemici. Chiamatemi Rio. Sono arrivato oggi.» rispose, il petto gonfio. Le sopracciglia corrucciate gli davano un'aria buffa ma decisa.
«De Janeiro è il cognome?» Ribatté Leo, con un mezzo sorriso. L'altro sembrò aver ricevuto una pugnalata.
«E tu invece, saresti il Ken di Barbie?» digrignò i denti, per niente divertito. Anche Leo si sentì ferito nell'orgoglio. «Ti sembro forse biondo e con gli occhi azzurri?» rispose secco.
«No, mi sembri solo un belloccio senza cervello.»
Fra i due calò il silenzio, e un filo invisibile ed elettrico si tese incatenando i loro sguardi. Vibrò elettricità.
«Basta così. Le menti offuscate rendono la battaglia fallace.» la voce del Maestro tuonò chiara e cristallina, dolce ma penetrante.
I due non accennarono a placarsi, e continuarono a fissarsi in cagnesco. Beatrice guardava prima uno, poi l'altro, cercando di capire quale fosse il nesso di quella lotta inutile. Maschi... Kyla fece il suo solito verso di disapprovazione, Gilbert invece soffocò una risolino portando la mano alla bocca.
Il maestro, intuendo che nessuno dei due accennava a ritrarsi, si spostò in un istante.
Risultò difficile persino vederlo, fu fulmineo. Scattò in avanti roteando il bastone a mezz'aria. Colpì prima la schiena di Rio, fece una mezza piroetta e colpì Leonardo, nell'aria solo il suono della sua veste che oscillò. Sembrò un passo di danza, ma nel frattempo la forza dei colpi aveva fatto cadere i ragazzi in avanti, che non potendo opporre resistenza al movimento involontario, si scontrarono e batterono la testa l'uno contro l'altro, come due babbei.
Bea spalancò la bocca esterrefatta, con gli occhi che le brillavano di ammirazione. Il Maestro si era librato nell'aria come una farfalla, ma i suoi colpi avevano impattato con potenza.
«Maestro, mi insegni.» l'uomo si ricompose, come se si fosse solo stiracchiato, e la guardò. Gli occhi piccoli e neri scintillarono per un istante.
«Vieni con me.» iniziò a camminare verso un'sala dietro di loro. Beatrice avvertì appena lo spostamento di aria quando le passò accanto. Era straordinario. Lo seguì a ruota.
«Voi due, appena avrete terminato la lotta dei polli, unitevi a noi.» neanche si voltò a guardarli. Congiunse le mani sotto le lunghe e larghe maniche della tunica, ed entrò nella sala.
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Folgore
Science Fiction© SamDiAngelo Due ragazzi, troppe coincidenze. Un fulmine, il Covid. Le lotte, i fallimenti, le paure, le abilità. La storia inimmaginabile di due ragazzi nati nello stesso giorno, alla stessa ora, nello stesso posto. La storia della loro squadra, l...