«Quante sono?» chiese subito Filippo.
Matteo si concentrò.
Erano tre e si trovavano a una decina di chilometri da loro, ma si muovevano velocemente. La loro prima tappa sarebbe stata la cascina abbandonata. Avrebbero visto la jeep e i cadaveri, ma non sarebbero riusciti a rintracciare loro due.
«E come fai a dire che non ci troveranno?» chiese Filippo.
«Beh, ci siamo allontanati parecchio, non hanno idea di quanti siamo o dove ci siamo nascosti».
Filippo lo guardò sconcertato e Matteo capì di aver commesso un grossolano errore di valutazione...A un chilometro di distanza da lì, due automobili accostarono nei pressi di una vecchia cascina abbandonata e in rovina. La terza, un suv di notevoli dimensioni, rimase in disparte. Le portiere si aprirono e uscirono otto uomini. Sei di loro si diressero correndo verso l'interno dell'edificio. Due, invece, camminavano tranquillamente sotto al sole e senza protezioni, come se la temperatura proibitiva fosse solo un leggero fastidio.
Andarono verso la jeep abbandonata e iniziarono a controllare l'abitacolo.
Gli altri entrarono nella cascina in formazione. Erano efficienti e precisi, abituati a muoversi in gruppo.
Uno di loro appoggiò una mano a terra, in prossimità dei cadaveri e leccò la polvere che era rimasta attaccata al palmo.
«Sono in due» disse dopo aver assaporato per alcuni secondi.
«E sono andati in quella direzione».Rimasero in silenzio per alcuni secondi. Matteo non aveva preso in considerazione l'ipotesi che fra gli inseguitori ci fosse un segugio. Le mutazioni non erano così rare nei sopravvissuti alla fine del mondo, ma generalmente si manifestavano come deformità tutt'altro che utili. Non aveva mai incontrato nessuno come lui, ma ne aveva sentito parlare.
«Ora che si fa?» chiese Filippo.
Matteo percepiva da ogni direzione odori e rumori prodotti da un brulicare di vita.«Addentrarci in città sarebbe un rischio. Ci sono ancora almeno un paio d'ore di luce e correre fra i palazzi è un buon modo per finire fra le fauci di qualche bestiaccia schifosa».
Il palazzo in cui si trovavano era altro cinque piani e parte di un complesso residenziale. Si sarebbero potuti nascondere, ma se veramente gli inseguitori avevano con loro un segugio, non avrebbero potuto sfuggirgli.
«Saliamo più in altro? Così vediamo se arrivano» chiese Filippo.
«Stanno già arrivando».Dopo pochi minuti, infatti, due veicoli si fermarono davanti al canale di cemento che circondava la città.
Videro scendere dall'auto in testa un uomo, inginocchiarsi, appoggiare una mano a terra e successivamente leccarsi il palmo. Poi indicò nella loro direzione. Matteo ebbe la certezza che non potevano sfuggire allo scontro. Quel segugio li avrebbe trovati ovunque.
Filippo sollevò una panchina di cemento, sradicandola dal terreno e appoggiandola davanti all'ingresso.Fece la stessa cosa con le altre tre presenti nell'atrio, creando una sorta di barriera provvisoria, ma sicuramente ostica da superare.
L'odore di deodorante dozzinale, sudore stantio e gas di scarico si fece sempre più forte, mano a mano che i predoni si avvicinavano.
Matteo li sentiva muoversi in modo ordinato e metodico, come se fossero addestrati.
«Questi qua non scherzano» sussurrò a Filippo.
«Nemmeno io» rispose lui, sollevando una pesante fioriera e andandosi a nascondere a lato dell'ingresso.Matteo si diresse verso le scale, salì velocemente un piano e si affaccio dalla balaustra. Da quella posizione aveva tutto l'atrio sott'occhio e poteva colpire ovunque. Sarebbe stato difficile uscirne senza senza qualche ammaccatura, ma in ogni caso avrebbero venduto cara la pelle.

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La Fine del Mondo.
AventuraL'atmosfera terrestre è quasi andata e il sole si è trasformato in una pericolosa palla di fuoco nel cielo. Due ragazzi cercano di sopravvivere fra predoni, scorrerie e mutanti, con determinazione e non senza una massiccia dose di ironia.