"Il Caos è il principio di tutto"

Si trovava di nuovo in biblioteca. Quel posto lo faceva sentire al sicuro, protetto dalla crudele realtà che lo attendeva fuori da quelle mura. Girava tra gli scaffali polverosi osservando con attenzione i titoli dei manoscritti, aspettandosi di trovare qualcosa di differente dal giorno prima, e invece era tutto perfettamente al proprio posto.
Sullo scaffale di fronte a lui si trovava la targhetta di ottone con inciso "narrativa storica" e appena sopra ad essa, adagiati con una finezza estrema, riconobbe alcuni titoli molto famosi. "Notre-Dame de Paris" di Victor Hugo si trovava circondato da "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni e "Guerra e pace" di Lev Tolstoj, tre colossi di quel genere, conosciuti in tutto il mondo, mentre a distanza di pochi tomi si trovava "I tre moschettieri" di Alexandre Dumas, addossato ad altri titoli di spessore. Passò avanti. Camminando in mezzo agli alti scaffali si ritrovò ad osservare quello della fantascienza, con qualche libro che aveva già letto e riletto innumerevoli volte. "1984" di George Orwell sovrastava tutti gli altri nella sua mente, imponendosi come uno dei migliori libri distopici del secolo scorso. Continuò ad avanzare, non era lì per qualche ragione specifica, semplicemente amava passare il tempo in quegli spazi, in quei corridoi di libri e di conoscenza.
Poi all'improvviso, come assalito da una scossa di energia elettrica, iniziò a muoversi involontariamente verso un'area della biblioteca che non si era mai sognato di visitare. Di punto in bianco si sentiva totalmente attirato da qualcosa, ma non sapeva spiegarsi cosa fosse precisamente. Il luogo dove le sue gambe e i suoi piedi, ormai proprietari di vita propria, lo stavano portando era la Sala del Diavolo, chiamata così per antiche leggende popolari, a cui ingenuamente anche Khae credeva.
Si diceva che i libri contenuti in quella stanza venissero presi in prestito, ma non venissero mai portati indietro, eppure erano sempre presenti nella stanza. Molti bibliotecari avevano confermato queste storie affermando che le persone che prendevano in prestito un libro di quella sala non tornavano mai a riportarlo, ma il manoscritto da solo si presentava qualche giorno dopo al solito posto, come se non fosse stato nemmeno sfiorato.
Khae si stava dirigendo proprio lì, nel covo di quei libri, fonti di tante dicerie.
Non era mai nemmeno entrato nella Sala del Diavolo e ne rimase affascinato. Dai pochi scorci delle pareti lasciati liberi dagli immensi scaffali si potevano scorgere affreschi di altissimo pregio, rappresentanti cherubini e arcangeli in danze ed esibizioni celesti. Il soffitto era a travi a vista, ornato anch'esso da dipinti, rappresentanti però solamente delle decorazioni floreali. L'unica cosa che sembrava stonare totalmente era una piccola statuetta d'argento che si trovava sopra la porta di ingresso e che rappresentava un piccolo diavolo inginocchiato, quasi come fosse in preghiera. Probabilmente quella era la reale derivazione del nome della sala.
Khae osservava ammaliato i libri all'altezza dei suoi occhi, scrutando attentamente i dorsi dei libri lesse decine di titoli e di autori che non aveva mai sentito nominare. Ogni tanto alzava lo sguardo e fissava le copertine impolverate degli scomparti più alti. Li fissava incuriosito, studiando le coste e cercando di leggere i titoli ormai consumati dal tempo. Khae sapeva che in quel luogo si nascondeva qualcosa, percepiva delle strane energie, ma cercava di non farci troppo caso. Sicuro come l'ago di una bussola puntò dritto verso quello che in quel momento era il suo nord e si ritrovò a fissare un tomo in particolare. Senza nemmeno accorgersene si ritrovò il libro in mano, il titolo era complicato da leggere, sembrava scritto con tutte le lettere al contrario o addirittura allo specchio, e chi aveva scritto quel libro era un nome totalmente sconosciuto al ragazzo. Aveva una copertina viola e lilla, con le scritte di un metallo violaceo che rifletteva la luce nonostante il preoccupante strato di polvere che si trovava sopra il manoscritto. Non era un libro normale, si vedeva perfettamente. Erano rappresentati su tutto il piatto anteriore dei rami o delle radici, difficile definire la differenza, che partivano anche dalle lettere stesse del titolo. Inoltre una cosa impressionò Khae in modo particolare: gli spazi nelle lettere di metallo rappresentavano degli occhi e questi sembravano quasi fissarlo, quasi gli stessero chiedendo di aprire il libro e leggerlo tutto d'un fiato, quasi lo stessero pregando di scoprire tutti i segreti nascosti lì dentro.
Così il ragazzo prese il libro e lo portò sull'unico tavolo che c'era in quella stanza, impolverato ma non quanto gli scaffali. Lo appoggiò e dopo averlo aperto con cautela cominciò a far scorrere velocemente gli occhi e le dita sulle pagine rese leggermente gialle dal tempo.

Il libro cominciava con una prefazione fatta da un autore ancora meno conosciuto dello scrittore stesso del libro e il testo era ripieno di numeri come un tacchino lo era di carne a Natale, così Khae la saltò a piè pari per non annoiarsi, desiderava andare dritto al sodo, voleva carpire tutti i segreti di quel manoscritto, proprio come un'energia strana gli stava chiedendo dall'interno delle sue viscere. Arrivò all'introduzione.

INTRODUZIONE A YAARHIS

Finalmente aveva capito qual'era il titolo: YAARHIS. Non aveva però la minima idea di quello che potesse significare.

Esiste un mondo molto differente dal nostro, un luogo nascosto ad occhi indiscreti che è raggiungibile solamente tra le 3:30 e le 3:33 del mattino. Questo luogo nasconde oscuri segreti, oscure verità che devi essere pronto ad affrontare. Se stai leggendo questa parte probabilmente sarai rimasto incuriosito da qualcosa, o semplicemente il mondo ti ha chiamato a sé, ma per favore presta attenzione a queste cose che ora ti sto per dire. Prima che tu decida di partire devo avvisarti di alcune regole di cui non dovrai MAI dimenticarti, per nessuna ragione. Potrebbero salvarti la vita.

1. Non importa quanto siano belli, NON RACCOGLIERE I FIORI, se lo farai non riuscirai più a fare a meno di essi;
2. Se ti accade di vedere un uomo alto e senza volto, CONTINUA SEMPLICEMENTE A CAMMINARE, non fermarti a guardarlo per nessuna ragione;
3. Se qualcuno ti offre del tè, RIFIUTA GENTILMENTE e continua ad andare avanti, se ti seguono CORRI, qualsiasi cosa è meglio che bere il tè di Yaarhis;
4. Indossa SEMPRE un orologio: il tempo è strano in quel mondo e, se non hai qualcosa che te lo scandisca, si distorcerà diventando il nulla, facendoti perdere la cognizione dello spazio e del tempo, non permettendoti più di comprendere quando andartene;
5. Le "persone" che incontrerai NON sono ciò che mostrano di essere, non credere a quello che ti diranno, sono entità ASTRATTE e DISTORTE che renderanno la tua mente un intreccio interminabile di sofferenza se glielo permetterai.

Non sembrava più interessante come all'inizio: venivano già imposte delle regole ed era solo l'introduzione, chissà quante altre ne avrebbe trovate, quanti divieti, quante leggi ci sarebbero state nelle altre centinaia di facciate di quel tomo.
Khae decise così di riporre il libro nel suo apposito spazio e con estrema calma uscì da quell'ambiente pregno di conoscenza per dirigersi verso casa, ma da quel momento non riusciva a fare altro se non pensare a Yaarhis e a quanti segreti potesse nascondere un mondo con delle restrizioni così ambigue. Quel mondo tramite gli occhi gli si era insinuato nella mente e continuava ad occupare sempre più spazio, divorando ed eliminando tutti gli altri pensieri. Provò a non farci caso, si concentrò con tutto se stesso sulla verifica di fisica che avrebbe dovuto sostenere il giorno seguente a scuola, ma ogni millimetro del suo subconscio era punzecchiato da quell'invadente e imperterrita vocina che lo pregava di sapere di più su quel mondo così tanto strano. Khae non ne voleva sapere. Voleva smettere di pensare, ma ogni volta che chiudeva gli occhi la copertina di quel libro faceva capolino davanti alla sua vista. Per sua sfortuna non riusciva a sbarazzarsene.

Quella notte non aveva dormito, aveva pensato a come potevano dei fiori essere così tanto malefici e perché, se esisteva davvero quel mondo e se era veramente così tanto pericoloso, ci avevano scritto un libro con le istruzioni su come arrivarci, a cosa stare attenti, cosa evitare e cosa invece fare. La psiche del ragazzo corvino era completamente invasa da domande senza risposta, così dopo scuola decise di ritornare alla Sala del Diavolo e mettere pace una volta per tutte ai suoi tormenti.

YAARHIS [IT]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora