12-Fine dei giochi

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Jungkook pov

La sveglia suonò molto presto al mattino, l'avevo impostata così per darmi il tempo di riordinare i pensieri prima di affrontare l'intensa giornata che mi attendeva. Dopo qualche minuto in cui approfittai per stiracchiarmi ancora tra le lenzuola sgualcite come un gatto arruffato, mi trascinai un po' in giro per casa e poi quasi mi obbligai a recarmi in bagno dove rimasi a fissarmi a lungo davanti allo specchio, quasi senza riconoscere la mia immagine riflessa.

Mi rendevo conto che stavo vivendo in un costante stato di disconnessione con la realtà, quasi intorpidito. Soprattutto nelle ultime ventiquattr'ore sentivo che stavo peggiorando, ma forse quello era il modo attraverso il quale il mio subconscio provava a proteggermi, se non percepivo fino in fondo ciò contro il quale stavo per schiantarmi, magari riuscivo a soffrire meno e rialzarmi prima. Ed io non provavo neanche a risvegliarmi, a salvarmi da quella sensazione di trovarmi immerso in un pozzo d'acqua, anche se sentivo le voci di chi mi parlava distanti, l'eco dei miei pensieri rimbombare tra le pareti della mia testa e soprattutto la costante sensazione di star per annegare, ma non avevo le forze per riemergere, anzi mi spingevo sempre più in profondità pur di non affrontare l'inevitabile.

Era giunto il giorno in cui si sarebbe svolto l'evento che avrebbe celebrato il nostro successo negli affari e ci si aspettava da me che mi sentissi emozionato, eccitato ed orgoglioso visto che parte del successo era dovuto anche alla mia presenza nel team che aveva concluso l'affare, ed invece.. Esternamente riuscivo a mostrare sorrisi di circostanza, a ringraziare coloro i quali si erano congratulati con me, ad essere partecipe quando venivo coinvolto in discussioni inerenti il lavoro, ma dentro avevo solo voglia che tutto finisse il prima possibile. Ero impaziente di apporre la firma che sanciva la fine del mio contratto, come se quel gesto potesse cancellare, come per magia, tutto ciò che di negativo avevo vissuto. Era infantile da parte mia sperare di serbare solo il buono? Ma come mi illudevo di riuscirci se anche quello da cui fuggivo in fondo era stato bello?

Da quella sera in cui ero scappato via dall'attico non avevo più visto Taehyung, ci eravamo soltanto scambiati qualche messaggio per pianificare le ultime cose inerenti il lavoro e niente di più. Il venerdì sera però, cedendo al bisogno di sentire la sua voce, decisi di chiamarlo invece che scrivergli semplicemente, avevo deciso di fare un ulteriore cambio al mio look e l'unica persona in grado di aiutarmi era Jessy. Così, con il pretesto di voler un appuntamento con la sua amica hair-stylist, avevo fatto partire la chiamata.

Mi sorprese che dopo solo due squilli la chiamata venisse accettata, Taehyung era solito far suonare il telefono per molto prima di rispondere, non amava molto le telefonate e sperava sempre che la persona che lo cercava rinunciasse. Ed invece evidentemente non era sempre come pensavo. 

Riascoltare la sua voce, anche se filtrata attraverso la cornetta del telefono, riuscì a scuotermi il cuore, se chiudevo gli occhi potevo immaginarlo mentre se ne stava seduto alla scrivania dell'ufficio che aveva all'attico, circondato dal suo caos ordinato di cui solo lui possedeva il codice per decifrarlo, con indosso ancora gli abiti formali che indossava praticamente sempre, di certo sgualciti, visto che era ormai sera inoltrata. Probabilmente era in attesa di ricevere la cena a domicilio e dopo averla consumata si sarebbe rilassato tuffandosi in piscina. Tutto quello scenario a me così chiaro e noto mi apparve davanti agli occhi come se stessi guardando un video, togliendomi le parole e distraendomi da quelle che ci stavamo scambiando fino a farmi ammutolire. Passò sicuramente qualche secondo in cui nessuno dei due disse nulla, e non so se lui stesse vivendo una sensazione simile alla mia ma fu comunque grazie al suo richiamo che ritornai lucido, e dopo un altro paio di battute, conclusi la telefonata. Ci saremmo rivisti il mattino successivo poiché si era offerto di accompagnarmi di persona al salone di Jessy, e quella consapevolezza mi rese difficile addormentarmi.

Quattro settimane e un giorno- KookV/TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora