andò a scuola quella mattina sapendo già cosa, o meglio chi, lo aspettava.la sera prima non era di nuovo riuscito a dormire, sentendo solo gli imprechi e il rumore di bottiglie che andavano a pezzi causati da sua madre.
si era dovuto chiudere in camera, sperando non salisse a disturbarlo, tappandosi le orecchie con le mani e attendendo che la donna si calmasse.
non succedeva spesso che avesse quel genere di attacchi, ed era anche questo che lo metteva in una costante posizione d'allerta, poiché erano imprevedibili.
ogni volta che accadeva si ricordava di quanto fosse grato a sua zia per aver portato via soyeon, sua sorella, al riparo da quella casa.
non seppe se fu a causa delle mancate ore di sonno, o delle ultime stressanti settimane avute, ma quando udì uno dei soliti bulletti richiamarlo nei corridoi ebbe persino il coraggio di ignorarlo e girare i tacchi, andandosene in classe.
atto che non gli costò poco, motivo per la quale in quel momento si ritrovava in ginocchio a terra, a raccogliere i suoi libri dopo l'ultima lezione del giorno.
il ragazzo che lo aveva spinto e gettato i contenuti del suo zaino al suolo se ne stava in piedi dinanzi a lui, le mani in tasca e uno dei libri di taehyung sotto la scarpa.
-quando ti chiamo tu rispondi, intesi?- disse stizzito, spingendo il libro lontano da lui. taehyung alzò il capo, lanciando al ragazzo un'occhiata di fastidio mentre afferrava una delle penne cadute fuori dall'astuccio.
non era solito essere così palesemente sfrontato dinnanzi a coloro che tormentavano lui e la sua vita scolastica da più di un anno ormai poiché pensava che l'arma migliore per levarseli di dosso il prima possibile fosse il mostrarsi indisturbato, in modo da annoiarli a tal punto che avrebbero deciso da soli di lasciarlo in pace, ma nell'ultimo periodo le sue ore di sonno si erano ridotte cosi tanto che quasi non riusciva a distinguere sogno e realtà, lasciando perciò trapelare le sue vere emozioni.
alla vista di tale sfrontatezza, il bullo non fece altro che irarsi ancora di più. -che cazzo guardi, eh?- sputò, avvicinandosi minacciosamente al viso di taehyung.
-rispondi!- sbottò, afferrando i suoi capelli castani dalla nuca e tirandoli nel vedere quando il minore si ostinasse a non parlare.
la mano di taehyung si strinse attorno alla penna che aveva appena afferrato da terra dal nervosismo, pensando quasi di difendersi e colpire il suo aggressore con essa, ma ripensandoci mettersi nei guai e finire dal preside, che poi avrebbe riferito tutto a quella furia alcolizzata di sua madre, non sembrava molto una buon modo di passare il fine settimana.
-ho capito!- affermò, quindi, per poi essere malamente spinto al suolo.
sibilò leggermente a causa dell'impatto che la sua spalla fece con gli armadietti dietro di lui, vedendo il ragazzo piegarsi e avvicinarsi al suo viso.
-vedi di non farmi più incazzare, sei stato fortunato con me ma non lo sarai con jeon.- sussurrò a qualche centimetro dal suo viso, il tono pieno d'odio, come se gli avesse rovinato l'esistenza solo nascendo dato che non c'era nessun altro spiegabile motivo di tale disprezzo nei suoi confronti.
dopo di che si alzò e, dando un ultimo calcio agli oggetti personali di taehyung, si dileguò dal corridoio ormai vuoto.
il castano sbuffò pesantemente, tirandosi in ginocchio per riprendere la sua roba sparsa praticamente ovunque sul pavimento lurido del corridoio dove ormai non c'erano più studenti.
cosa mai potrebbe farmi jeon che voi non mi abbiate già fatto? pensò stizzito.
jeon jungkook, ossia colui che si poteva definire il "capo" di quei bulletti rompiscatole, colui che a quanto pare aveva ordinato loro di non lasciar vivere a taehyung nemmeno un giorno di pace.
un anno prima che le sue torture iniziassero jeon jungkook non era così, stava sempre con quel solito gruppetto di bulletti si, ma non era solito tormentare la gente o comandare ad altri di farlo, piuttosto se ne stava più sulle sue.
non che ora fosse cambiato molto nel suo atteggiamento; nonostante i suoi "amici"cercassero sempre di spaventare taehyung nominando jeon e di come gliele avrebbe suonate, egli in effetti non lo aveva mai veramente tormentato di persona. oltre a dargli qualche spallata di qua e di là nei corridoi della scuola e guardarlo come se fosse spazzatura non lo aveva mai veramente affrontato di persona. il che rendeva tutto più assurdo e immotivato. perché dire ai suoi amici di tormentarlo quando non gli aveva palesemente fatto nulla?
l'apparente pace di taehyung ebbe ufficialmente fine quando jeon jungkook tornò a scuola dopo una lunga assenza, di un mese circa. era completamente cambiato, ma allo stesso tempo era uguale a prima.
il suo aspetto, il suo portamento, quasi tutto era uguale ma qualcosa nel suo sguardo era cambiato radicalmente, una strana luce scura che non aveva mai visto prima ombreggiava quelle iridi marroni. faceva quasi rabbrividire guardarlo negli occhi.
fu in quel periodo che jeon decise di porre fine alla vita praticamente invisibile di taehyung proponendo ai suoi amici qualcosa di nuovo, un nuovo "gioco" per intrattenersi e sfogarsi quando necessario.
un giorno il povero ragazzo si ritrovò accerchiato, in un angolo oscuro e isolato della scuola, jeon dinnanzi a lui a sovrastarlo con la sua altezza e lo sguardo talmente cupo da far paura fisso negli occhi confusi di taehyung.
taehyung cercò in tutti i modi di capire che diamine stesse succedendo, non avendo mai, prima di allora, avuto un minimo contatto con quelle persone, ma abbandonò ogni speranza quando jeon si allontanò senza proferire parola, lasciandolo praticamente in mezzo ai lupi.
quella volta fu picchiato dai suoi amici e rinchiuso nello sgabuzzino fin quando uno dei bidelli della scuola non lo udì piangersi addosso li dentro, solo e sconsolato.
da quel momento in poi le cose andarono peggiorando, finché non divenne quasi una routine per taehyung, a tal punto che era ormai abituato e non gli facevano più paura come all'inizio; anzi gli facevano quasi pena.
pena perché quanto penosa doveva essere la vita di quelle che persone che traevano divertimento nel tormentare gli altri, facendosi anche comandare a bacchetta da qualcun altro?
prima che tutto iniziasse taehyung era praticamente invisibile a scuola, quasi come se non ci fosse. andava a lezione, passava il pranzo da solo in un posto isolato e infine tornava a casa oppure andava in biblioteca senza farsi minimamente notare. non aveva amici, purtroppo non poteva permettersi quel lusso, ma a lui andava bene così. finché potesse continuare ad alloggiare in quella bolla di apparente "pace" che si era creato con tanta fatica al di fuori delle mura di casa, a lui andava più che bene.
ma ormai era andato tutto in rovina e, difficilmente, gli riusciva credere di poter tornare alle origini.
e questo era tutta colpa di jeon jungkook.
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scusate se ci ho messo 2 anni a scrivere un capitolo, ci vediamo nel 2026 per il prossimo xx
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room for hope ;; taekook
Fanfictionpurtroppo "tranquillità" non era una parola che faceva parte del vocabolario della vita di taehyung. tormentato a casa da un genitore dipendente dall'alcol e torturato a scuola da un gruppo di bulletti senza pietà. spesso si domandava chi fosse peg...