ITHILIEN

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Legolas mi aveva parlato a lungo dell'Ithilien. Quando ci lasciammo l'Anduin alla spalle e ci inoltrammo nel bosco lo trovai esattamente come me l'ero immaginato. Era una regione boscosa magnifica, alti alberi di latifoglie con qua e la qualche pino. Nelle radure aleggiavano gli aromi delle erbe aromatiche.

L'insediamento degli elfi era molto simile a Lothlorien, con case costruite sugli alberti e alcuni edifici a terra. Legolas abitava in una casa non dissimile a quella degli altri, non voleva avere pretese reali e per due persone andava più che bene.

Il mattino dopo esserci sistemati mi svegliai al suono delle foglie che frusciavano nel vento e automaticamente sorrisi. Adoravo quel suono. 

"Buongiorno, moglie mia" disse Legolas baciandomi la spalla scoperta

Mugugnai un buongiorno ritornando con il pensiero al nostro matrimonio. Era stata una cerimonia molto intima a Rivendell, poco prima della partenza. Era venuto anche Thranduil con un piccolo seguito ed era tutto stato perfetto. Se non contavamo le occhiate che Thranduil lanciava a mio padre. Non sapevo cosa e quanto gli avesse detto Legolas ma probabilmente abbastanza perché lui intuisse la verità. Portavo ancora il pendaglio ma sempre sotto i vestiti.  Feanor aveva lasciato un segno infuocato nella memoria di molti elfi e non volevo iniziare la mia vita in Ithilien portando troppo in evidenza il suo stemma.

Smisi presto si pensare al matrimonio e al pendaglio perché i baci di Legolas si erano fatti più lenti e sensuali e si stavano lentamente spostando dalla spalla al fianco, scendendo. Gemetti di piacere mentre la danza delle sue labbra sulla mia pelle nuda mi svegliava completamente e molto piacevolmente. Passò molto tempo prima che ci alzassimo dal letto. 

Legolas mi fece vedere tutto il lavoro fatto in quei tre anni. In alcuni punti le cicatrici lasciate dalle creature di Sauron si vedevano ancora, ma piano piano la natura si stava coprendo le brutture dell'oscurità. Tuttavia più ci avvicinavamo ai cupi pendii delle montagne che circondavano Mordor più la terra diventava arida e secca e niente vi cresceva. 

"Temo che solo un invasione del mare possa migliorare questa terra. È completamente morta" commentò tristemente Legolas. 

"Chiederemo a Ulmo una volta a Valinor" risposi passando la mia mano sulla terra nera e grigia ai nostri piedi e rabbrividii: sembrava cenere al tatto. 

Avevamo portato dei semi di fiori e piante medicinali da Rivendell. Volevo ricreare uno giardino simile a quello della casa di Elrond, senza delicate fontane e sentieri lastricati ma con lo stesso alternarsi di piante decorative e medicinali. Sarebbe stato il mio regalo di addio per la Terra di Mezzo. 

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"Sai costruire una barca?"

"Orecchie a punta, io so costruire qualsiasi cosa!"

Furono le prima parole che sentii quando rincasai quella mattina.

Elessar era morto e qualche anno dopo Elladan ed Elrohir erano venuti a dirci che anche Arwen aveva infine ricevuto il dono degli uomini. Il mio dolore era stato grande, eravamo sempre rimaste in contatto visto che l'ithilen e Minas Tirith erano vicine. Dopo la morte di Elessar però avevo visto la luce spegnersi nei suoi occhi. Se n'era andata a Lothlorien, anche se nessuno vi viveva più e non aveva più voluto vedere nessuno, se non i suoi fratelli negli ultimi giorni. I gemelli partirono per Valinor con molti di quelli che ora dimoravano in Ithilien e una missiva per Lady Galadriel.

La missiva aveva ricevuto una risposta positiva qualche mese prima e Legolas aveva convocato Gimli. Il nano aveva tutti i capelli e la barba bianca e camminava appoggiandosi a un bastone ma non aveva perso niente del suo spirito.

Appena aveva saputo che i Valar, dopo la preghiera di Galadriel, gli avrebbero permesso di passare il mare accerchiante e approdare a Valinor (primo e ultimo nano a cui si sarebbe concesso) aveva fatto una danza vittoriosa sul posto. Era felicissimo di poter rivedere Galadriel ancora una volta prima di passare nella aule di Mahal. E così ci stavamo preparando a partire. Nonostante l'affermazione di Gimli nessuno di noi ne sapeva abbastanza per costruire una barca che avrebbe dovuto affrontare il mare aperto. Avevamo chiesto aiuto a Ciridan che ci aveva mandato uno dei suoi carpentieri e dei marinai. La barca doveva essere abbastanza grande perché saremmo partiti insieme ai pochi che erano rimasti con noi in Ithilien. Il tempo degli elfi sulla Terra di Mezzo volgeva al termine e solo pochi ancora si attardavano sulle sue sponde.

Partimmo al crepuscolo e lasciando per sempre quella che era stata per anni la nostra casa intravidi tra le foglie la stella di Earendil che ci indicava la via. 

Il principe dell'IthilienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora