Il calore dell'aria mi colpisce in pieno non appena mettiamo piede fuori dall'aereoporto.
Sono costretta a portarmi una mano davanti agli occhi per evitare che i raggi del sole bollente mi facciano perdere del tutto la vista.
Percepisco il tessuto della maglietta appiccicarsi alla pelle per via del sudore.
Signore e signori, San Francisco!Questo caldo è insopportabile.
-Eccole lì- la voce squillante di una donna che ci indica con il dito giunge alle mie orecchie.
É la zia Rose, e insieme a lei c'è suo figlio, nonché mio cugino, Evan.
Non ricordo di preciso quando è stata l'ultima volta in cui l'ho visto, ma di sicuro eravamo due fanciuletti spensierati.
L'unica cosa che rammento è che il suo gioco preferito era tirarmi i capelli.La sua figura alta e slanciata mi raggiunge, coprendomi dalla luce accecante del sole.
Il suo fisico è asciutto, indossa una cannottiera nera che lascia intravedere le braccia costellate da qualche piccolo tatuaggio. I suoi occhi verdastri, così simili ai miei, sono ostacolati da due ciuffetti riccioluti, che cascano fuori dal resto.-Ciao May-May!- mi stringe in un abbraccio.
-Ciao Evan-Lo segue a ruota la zia Rose e io vorrei solo imprecare per via della mia sudorazione che sta aumentando precipitosamente.
-Com'è andato il viaggio? Siete stanche? Avete fame? Vi diamo una mano con i bagagli. Evan! Aiutami per l'amor del cielo-Ed eccolo qui, l'uragano Rose.
É capace di chiederti cinquemila cose in venti secondi e non farti rispondere neanche ad una.Ci accingiamo a raggiungere l'auto di Rose mentre lei e la mamma parlano di cose noiose.
-Allora May-May, sei pronta ad affrontare la California?- mi canzona Evan notando la mia fronte imperlata di sudore.-Beh, se mi dai un ventilatore potrei anche potenzialmente sopravvivere...ma tu perché diamine non sei sudato?!- rimango interdetta nel notare che non c'è una singola goccia di sudore su di lui.
Si lascia andare ad una leggera risatina.
-Ci sono abituato. E dovrai farlo anche tu se vuoi "sopravvivere"!- mima le virgolette con le dita.Si certo, come no.
Il viaggio in macchina non dura molto, per fortuna mi addormento e mi risveglio solo quando l'auto è ormai ferma davanti ad una bella villetta dalle pareti color panna.
La casa é affiancata da ulteriori villette, tutte molto simili tra di loro, e il quartiere sembra abbastanza tranquillo.
Percorriamo il vialetto in pietra bianca che divide a metà il prato verde curato alla perfezione.Entriamo in casa e immediatamente un profumo delizioso si insinua nelle mie narici.
Lasagne.
Dopo cinque ore di volo ed una di macchina, direi che sono parecchio affamata, quasi come se non vedessi cibo da due giorni.
-Evan fa vedere la casa alle nostre ospiti! Io intanto preparo la tavola-
Io però rimango imbabolata davanti alla porta della cucina, ancora inebriata da quell'odore di sublime perfezione.
Hai davvero dei problemi seri May.
Zittisco la vocina della mia coscienza e cammino in stile zombie in direzione della teglia fumante, ma vengo prontamente afferrata da Evan che mi costringe a fare marcia indietro per perlustrare la casa.
Maledizione, c'ero quasi.
Lo spazio é accogliente, arredato secondo i gusti eccentrici di zia Rose, ma pur sempre ospitale. L'arredamento è molto colorato, così come le pareti, ma i contrasti dei colori si mischiano perfettamente.
I muri sono costellati di quadri e fotografie che ritraggono la famiglia al completo.
STAI LEGGENDO
Il tempo tra le dita
Ficção GeralMay ha appena lasciato il suo caro Ohio, per trasferirsi a San Francisco, in California, dopo la morte di suo padre. Nuova scuola e nuove amicizie le faranno provare emozioni del tutto inaspettate, soprattutto in compagnia di suo cugino Evan e del s...