III. IL PROCESSO

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Il funerale fu un inevitabile strazio: Erano presenti gli amici di scuola, i professori e tante persone che volevano bene a Mia.

Nessuno si capacitava di quanto accaduto e non sembrava reale.

Eva, in disparte dietro uno muro, nemmeno riusciva a stare in piedi.

EVA: "Mia... perché... perché...?"

La sua stoica freddezza da assassina non le diede supporto: Glaciale nel togliere la vita altrui, ma indifesa come una bambina in tale situazione.

A darle ulteriore sconforto, l'aver saputo che Mia è morta per mano di quattro luride bestie, colte in flagrante dalla polizia.

Massacrata di botte, drogata e... violentata.
Come se fosse una bambola inanimata.

Avrebbe voluto ucciderli, ma per questa volta dovrà affidarsi alla giustizia nipponica senza poter muovere un dito.

In fondo, il processo si sarebbe tenuto solo tra qualche settimana.

***

Nell'aula di tribunale, Eva decise di starsene in disparte: Preferiva non uscire troppo allo scoperto, senza contare il fatto che temeva una sua stessa reazione alla vista di quegli animali.

Il padre e la madre invece, erano in prima fila con una foto della figlia in bella mostra, perché tutti potessero vedere l'innocenza ormai perduta di Mia.

"Signori! Entra la corte!"

L'usciere annunciò l'inizio del processo.

Eva, per la prima volta, vide i carnefici della sorella entrare con... spavalderia.

Come se nulla fosse successo.
Come se la cosa non li preoccupasse affatto, in quanto rampolli di ricche famiglie.

A difenderli infatti, un'avvocatessa tronfia e sicura di se; una certa Tabitha.

A difenderli infatti, un'avvocatessa tronfia e sicura di se; una certa Tabitha

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TABITHA: "Signor giudice... I miei clienti sono stati FALSAMENTE accusati di stupro ed aggressione! Loro hanno semplicemente trovato quella ragazza in un vicolo, ma solo per soccorrerla!"

Il sangue di Eva ribollì.
Come poteva anche solo pensare di farla franca con una menzogna tanto plateale.

E quei quattro odiosi figli di papà, che non lesinavano risatine verso i genitori di Mia.

TABITHA: "Oltretutto, la polizia li ha trovati proprio in quel momento, o sbaglio? A meno che non esistano prove che dimostrino ol contrario... Ma dubito ce ne siano!"
GIUDICE: "..."

L'anziano giudice, chinò il capo e distolse lo sguardo.

L'accusa tentò in tutti i modi di reagire alle illazioni dell'avvocatessa, ma quello squalo del foro, se li mangiò vivi.

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