4. Il suo sguardo

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Il venerdì mattina sono stata dimessa dal ospedale, e ovviamente Eva non era andata a scuola quella mattina. Quando stavamo tornando a casa, Eva, mi aveva chiesto se volevo stare da lei per questo weekend, e dato che i suoi erano fuori per lavoro avevo accettato.

Appena arrivata davanti casa sua mi ero ricordata che non avevo il cambio e che mi dovevo fare anche la doccia.
«Eva senti posso venire dopo, preferirei andare a farmi la doccia a casa dato che ho tutto lì» dissi a disagio.
«Va bene, ma vengo con te, perché stasera c'è una festa e devo dare un'occhiata ai tuoi vestiti perché devi lasciare tutti a bocca aperta»
«uff, devo andare per forza a questa festa?»
«si» mi rispose decisa e io non aggiunsi altro.

Avevo lasciato Eva in camera mia così guardava i miei vestiti per la festa e io andai in bagno per farmi la doccia. Decisi di farmi la doccia nella vasca; così feci scendere l'acqua finché non si era riempita a metà e poi misi il mio adorato bagnoschiuma alla lavanda. Mi tolsi la tovaglia che copriva il mio corpo nudo ed entrai nella vasca. Mi travolse subito un'ondata di calore e profumo, causato dall'acqua e dal bagnoschiuma. Questa sensazione mi portò a chiudere gli occhi e così andai anche con la testa sotto all'acqua e poi riportai velocemente la testa fuori.
Dopo 20 minuti avevo deciso di uscire dalla vasca; con una tovaglia raccolsi i miei capelli e con un'altra avvolsi il mio corpo.
Mi misi l'intimo di sotto e di sopra, avevo notato che il ciclo mi stava abbandonando quindi decisi di mettere un tampax, poi mi asciugai i capelli e mi feci dei boccoli con la piastra.
«Ell, preferisci nero o bianco» domandò Eva.
«Nero perché ho il ciclo e non si sa mai» risposi.
«vada per il bianco allora, tanto ti potresti mettere un tampax e se ti senti insicura mettiti anche un assorbente esterno» aggiunse la mia migliore amica.
«già fatto e poi perché me lo domandi se sai già cosa mi devo mettere?» le domandai ma non mi rispose così andai a vedere cosa stava combinando.
Oltrepassai la soglia della porta e vidi il vestito che stava tenendo in mano.
Era un vestito bianco che al busto aveva la fasciatura a x, e la schiena scoperta, e scendendo arrivava poco più sopra di metà coscia.
«io quello non lo metto manco se mi paghi» le dissi con la voce minacciosa.
«e invece si» mi disse con un tonno minaccioso.
«ti odio»
«anche io ti amo» mi rispose con un sorriso.
D'un tratto mi squadrò da capo ai piedi, ma poi inquadrò il mio busto...
«il reggiseno lo puoi togliere perché non sta bene con il vestito»
«spero che stai scherzando» le urlai contro.
«mi dispiace ma no, puoi metterti il copricapezzolo adesivo per sicurezza» mi fece un sorriso forzato.
«ti voglio bene ma in questo momento ti vorrei ammazzare» mi fece un sorriso e poi ritornò a guardare i vestiti che aveva messo sul letto.
«Senti mi potresti prestare questo dato che portiamo la stessa taglia?» mi chiese rivolgendosi ad un vestito nero e semplice con le spalline sottili e una piccola spacca sulla parte destra.
«si...» le dissi mentre mi toglievo il reggiseno per potermi mettere il vestito che Eva mi aveva detto di mettere.

Dopo circa 40 minuti eravamo entrambe pronte; ci eravamo messe un po' di trucco e il rossetto rosso, Eva mi aveva consigliato di mettermi il tacchi semplici bianchi, e lei si era messa dei sandali neri e bassi, perché era alta e voleva che fossimo alte uguali.
«comunque la festa è a casa dei Clark, mi ero dimenticata di dirtelo»mi disse all'improvviso Eva mentre stavamo entrando nella mia macchina. Era una Mini Hatch rossa.
«Seria?» domandai incuriosita.
«ma certo poi c'è la figlia della Coach Clark!»
«va bene...dimmi dove abita» le dissi mentre stavo mettendo in moto la macchina. Avevo veramente ansia per incontrare Josh...

Mentre stavamo andando verso la casa dei Clark, avevo messo la playlist che mi ero creata sui Stray Kids e BTS, due gruppi di cantanti Coreani.
Fu in quel momento che scoprì che Eva andava matta per i gruppi musicali Coreani, soprattuto per i BTS.

Arrivammo davanti alla casa dei Clark e guardandola rimasi sconvolta: più che una casa era una villa molto grande; aveva un grande giardino e in mezzo aveva una piscina molto grande e luminosa, la villa invece aveva molte finestre e un terrazzo che occupava quasi tutto l'esterno della casa ed era tutto illuminato.
Entrammo con la macchina nel cortile e intravedemmo qualcuno che ci stava aspettando d'avanti all'ingresso; era un uomo altro e biondo, poteva avere almeno 40 anni, era vestito con con completo tutto nero e si intravedevano le braccia grosse e muscolose e delle spalle larghe che ti lasciavano a bocca aperta.
«perché guardi la guardia così?» mi domando ridendo Eva.
«sei seria? è veramente una guardia?» chiesi sconvolta.
«beh si, si vede, no?»
«mi sembrava un invitato hahaha» dissi ridendo.
«andiamo hahah»

Ichi go ichi eDove le storie prendono vita. Scoprilo ora