1.Nuova casa

948 17 3
                                    

Ero appena salita in macchina, dopo aver caricato tutti i bagagli con tutte le mie cose, nel furgone che mio padre aveva noleggiato per il trasferimento.

Avevo sempre desiderato andare a Los Angeles, solo per poter far parte della Squadra di pallavolo della School of California, ma anche per poter visitare Santa Monica e assistere ai suoi bellissimi tramonti sul Oceano Pacifico, che riescono a farti sognare ad occhi aperti.

«pronte per partire?» domandò mio padre, a mia madre e a me.
«non vedo l'ora di arrivare» dissi emozionata. E vidi mia madre guardarmi sorridendo, e poi annuì a mio padre.
«avete preso tutto?» domandò ancora mio padre.
«credo di si» dissi e mia madre annuì senza parlare, e poi prese il suo McBook per controllare i dati per il nuovo progetto che doveva fare a New York.
Quando avevo circa 5 anni, mia madre è stata nominata uno dei più grandi architetti donne degli U.S.A

Avevo preso lo zaino per prendermi il libro che volevo cominciare a leggere durante il viaggio, ma mi resi conto che non avevo preso il segna libro che mio nonno mia aveva regalato prima che volasse nel cielo;

«papà, aspetta!» esclamai nel momento in cui stava per partire.
«ho dimenticato il regalo del nonno...»
«vai a prenderlo dai» disse lui.

Presi le chiavi che mio padre mi porse, e mi misi a correre verso l'ingresso della casa in cui avevo vissuto per anni. Appena entrata andai nella mia, ormai vecchia, stanza e presi il segna libro dal cassetto della scrivania in cui lo avevo messo; scesi nel salotto per dirigermi verso l'uscita, però per un momento mi sono fermata e mi sono girata per guardare la casa per l'ultima volta. Da ogni parte che mi giravo vedevo sempre un ricordo da quando ero piccola: le scale che portano al piano di sopra mi ricordano quando sono inciampata con il tappeto cadendo di sotto rotolando come una palla in discesa, rompendomi il braccio. Girandomi verso il salottino, in cui c'era il mio amato caminetto, mi ricordai quando il nonno mi aveva regalato il segna libro, dove era stampata la costellazione del Capricorno, perché io ero nata esattamente il 20 gennaio, proprio l'ultimo giorno del Capricorno.

«ogni volta che ti senti sola, prendi questo, e tienilo stretto in mano, chiudi gli occhi e esprimi un desiderio; vedrai che si avvererà, fidati» mi disse lui quella volta.

Ritornai con le lacrime agli occhi, dove mio padre aveva posteggiato la macchina; volevo dire a mio padre di non dare via la casa, perché in essa avevo tantissimi ricordi, sia belli che brutti, perciò non volevo perderla:
«papà senti...»
Mio padre stava guidando perciò non mi poteva guardare. Così continuai a parlare.
«senti per caso hai in mente di vendere la casa a Bakersfiled?» dissi timidamente.
«sinceramente non lo so, perché me lo chiedi?» rispose lui pensieroso.
«behh...ecco...stavo pensando che qualche volta ci potrei andare nei weekend, così vado a tenere un po' di compagnia alla nonna alla casa di cura» dissi, con la voce un po' tremante, sapevo che la nonna aveva l'Alzheimer e che non si ricordava nemmeno chi fosse mio padre che era suo figlio, ma era sempre mia nonna, le volevo un bene dell'anima così come volevo anche al nonno.
«Ell, lo sai bene che la nonna...» non lo feci terminare e dissi:
«lo so papà, però ogni tanto la voglio vedere, farò finta che sono un'infermiera»
Mia nonna essendo affetta da Alzheimer, non ricorda quello che ha fatto nella vita, non ricorda nemmeno se ha avuto figli oppure nipoti; quando ero più piccola l'avevo chiamata «nonna» e lei aveva reagito male dicendomi «brutta bambina bugiarda, non ho figli e figurati se ho nipoti, stammi lontana» e si era avvicinata a me per darmi uno schiaffo, ma fortunatamente era intervenuto mio padre bloccandole il braccio. Da allora i miei genitori mi avevano detto di chiamarla "signora Clark" fingendomi di essere la figlia di qualche infermiera la quale era messa d'accordo con i miei genitori.

«va bene vedremo» disse poi mio padre.
Mia madre aveva deciso di mettersi nei posti dietro così aveva più spazio per lavorare, invece io mi ero messa nel sedile del passeggero accanto a quello dell'autista.
Mi ero presa le cuffie e avevo messo la canzone This Side of Paradise di Coyote Theory, e mi sono messa a leggere il libro che avevo cominciato da poco.

Ichi go ichi eDove le storie prendono vita. Scoprilo ora