Winter

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Di fronte a me si ergeva un'ampia struttura ospedaliera, una visione imponente che fece correre un brivido lungo la mia schiena. Il mio passo sicuro mi condusse all'ingresso, e lì, in quel luogo dove la medicina abbracciava la vita e la morte, mi preparai mentalmente per affrontare la giornata che mi attendeva.

Il gelo dell'anticipo era tangibile nell'aria, una premessa di ciò che stava per accadere. Un inverno che spero si arricchiranno di nuovi momenti della mia vita e sperando che quelli passati non avrebbero iniziato a sbocciare nella mia mente, come fiori che rinascono in primavera. Ma non potevo permettere che questi pensieri turbassero la mia tranquillità interiore. Dovevo trovare un modo per placarli, perché la calma doveva prendere il sopravvento, come l'ultimo respiro di un paziente prima di un'operazione al cuore.

Le giornate si accorciavano, come se il tempo stesso si stesse sgretolando sotto il peso delle responsabilità. Le ore diventavano sempre più preziose, eppure sapevo che dovevo finire quello che amavo fare. Nel cuore di quell'ospedale, tra le sfide ei ricordi, mi attendeva un'operazione che avrebbe richiesto tutta la mia dedizione. Era il mio compito, la mia missione, e sapevo che avrei dovuto trovare la forza per portarla a termine, nonostante il passato che minacciava di risorgere.

Vidi una donna in uniforme, era familiare. Indossava quell'uniforme come se fosse la sua piu' grande soddisfazione, e percorreva quel tratto di strada che avrebbe permesso alla mia equipe un lavoro meritevole e impeccabile.

Avvicinandosi, sollevò la mano a mo' di saluto. << Siamo pronti Doc >> disse.

<<Perfetto Sophia, possiamo iniziare e procedere con l'intervento >> dissi sorridendogli da sotto la mascherina.

Dopo qualche ora riuscì a finire l'intervento e riparammo la valvola cardiaca.

La pioggia scivola aggressivamente sulle grondaie.

Si avverte un intenso petricore.

Una tempesta di lampi colora il cielo.

Un fitto e perpetuo tuono ruggisce e aggredisce le mura della casa, illuminandone l'interno.

- Cazzo, sta piovendo. Questa maledetta pioggia mi perseguita -

Era da tempo che non entravo in questa casa.

Passai per il salotto e vidi in giardino , il ciliegio di Kanzan che avevo piantato tempo fa, ora è diventato possente e vigoroso.

Aprendo la finestra sul portico, assaporo la sua ineguagliabile delicatezza, - leggiadra - Azzarderei dire.

Con i suoi colori sfumati tra il roseo e il bianco, che mi ricorda il viaggio in Giappone fatto da giovane.

Ero appena uscito da un lungo bagno in vasca. I miei muscoli ormai rilassati, si stendono sul letto al piano superiore.

I miei pensieri, non sono così rilassati quanto i muscoli del mio corpo.

Presi una coperta di flanella e mi misi a leggere un libro che iniziai mesi fa, e che aspettai a leggerlo per fin troppo tempo.

A volte non capisco il perché inizio una cosa e poi faccio finta di dimenticare di averla iniziata.

Stendendomi, sentii diverse emozioni e sensazioni che mi scossero e mi vibrarono su tutto il corpo.
Un mix di rilassamento corporeo e un'agghiacciante subbuglio nella mia psiche.

Il giorno seguente :

Sono le prime ore del mattino, un'aria fresca e avvolgente mi fa venire i brividi.

Qualcuno aprì le finestre della mia camera !

Cercai di capire chi potesse essere stato.....

- Nandooooooooo- urlai per la rabbia.

-Sai non è poi così bello inveire in questo modo alla persona che più ami - disse Orlando ridacchiando.

Mi diressi verso il bagno per fare una doccia veloce, ero in ritardo per il colloquio di lavoro ed ero molto nervoso.

Nando aprì la porta del bagno improvvisamente, e iniziò a lavarsi i denti.

-Per te non è mica un problema no ? -

Lo stavo odiando con tutto il cuore, forse accettare il fatto che si trasferisse a casa mia come coinquilino, non fu una bella decisione.

Mi vesto in fretta, mi verso un po' di caffè e mi affretto.

Esco dal portone principale.

Raggi di sole si insinuano tra i rami di ciliegio appena fioriti.

Intorno a me, tutto sgocciola.

La casa, gli alberi, i fiori, e tutto ciò che ha dovuto subire la pioggia del giorno prima.

Tutto quanto è avvolto da una Bria leggera, che mi fa venire voglia di farmi un bel pianto.

L'inverno ha sempre avuto questo effetto su di me. Mi travolge da emozioni e sensazioni che non ho mai desiderato.

E' come se la pioggia mi bagnasse e mi riempisse della sua acqua acida, e mi faccia venire a galla tutti i ricordi meno desiderabili.

Entro in macchina, e cerco di ricordare l'indirizzo del nuovo ospedale in cui dovrò lavorare.

Anche se è un cambiamento grosso quello che sto affrontando, mi trovo subito ad agio con il pensiero che tutto possa cambiare.

Che tutto quello che è stato in passato, è solo un ricordo lontano.

Mi affretto ad andare nello studio del primario per potermi presentare e avere il permesso di svolgere le mie mansioni , ed iniziare quella che è l'unica cosa che mi faccia sentire bene : SALVARE VITE.

Trovatomi a quel possente edificio, che forse sarà la mia seconda casa per chissà quanto tempo.

Dopo aver bussato alla porta di un ampio corridoio, vengo accolto dal Primario nel suo lussuoso e moderno studio.

Dopo saluti e presentazioni, passammo diversi minuti a conversare.

- Sono molto contento che lei abbia accettato di vedermi , non ero sicuro che con così poco preavviso potesse accogliermi - dissi al primario con trepidazione.

- Il poco preavviso, con il suo splendido e arricchito curriculum, mi creda non è un problema. Il nostro ospedale ha bisogno di dottori come lei -

- Siamo felici di accoglierla nella nostra equipe come capo reparto di Medicina d' emergenza - disse il primario.

Passai ore a firmare documenti, e a sentire stomachevoli lodi per aver servito il mio paese, salvando vite in guerra.

Ringraziai, firmai, presi il mio badge, bevvi un caffè. E mi diressi nel parcheggio.

Avviai il motore, e senza indugio partii per il ritorno a casa....

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