Camille

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                                                                                                     "L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati."     
Carl Gustav Jung

Qualche settimana dopo.....

Sto correndo per le strade di Parigi, sono in ritardo clamoroso e se anche oggi non riesco a prendere l'autobus e ad andare all'università, sono sicura che i miei mi rinchiuderanno in casa fino all'età di settantacinque anni.

 Mi sento molto Forrest Gump, mi viene da ridere.

Appena arrivo alla fermata del bus, questo compare ad una velocità soprannaturale, riesco ad arrivare precisamente davanti alle porte e in seguito a sedermi vicino ad Olivia, la mia più cara amica.

-Per un pelo, eh?- oggi indossa i suoi jeans a zampa, una felpa azzurra come il cielo di stamattina e il suo solito giubbotto nero.

Olivia sarebbe bella anche con un sacco di spazzatura addosso, con i suoi occhietti verdi vispi, il suo nasino all'insù e i suoi capelli biondi cenere, adesso si sistema il cappuccio sulla testa e si sposta qualche ciuffo ribelle dal viso.

-Lascia stare Olly, mi ero dimenticata di impostare la sveglia ed è già tanto se mi sono messa il correttore su queste- dico indicando le mie paurose occhiaie, un sorriso mi esce involontario.

-Dai, non sono poi così male- non ci crede neanche lei.

Il nostro scambio di opinioni viene interrotto dall'entrata nel bus di un ragazzo imponente e snello, le braccia muscolose sono interamente fasciate da una felpa nera e la sua testa è incorniciata da un cappellino altrettanto nero.

I suoi occhi non incontrano subito i miei, anzi sembrano evitare chiunque, ma quando dalla sua bocca esce uno sbuffo svogliato alza lo sguardo su di me; percorre il mio corpo seduto fino ad arrivare alla mia bocca.

Stranamente non mi viene da ridere, anche se sono a disagio, il suo sguardo quando incontra il mio mi trattiene da qualsiasi altro movimento; i suoi occhi sono qualcosa di meraviglioso: l' occhio destro è palesemente di un colore grigiastro che ricorda le mattine autunnali quando il cielo nuvoloso prevale; mentre quello sinistro è di un colore caldo, come le cortecce degli alberi e la nutella spalmata su una fetta di pane.

Mi sento insignificante rispetto alla sua figura, i miei occhi e i miei capelli sono neri come la pece, non sono alta e tanto meno minuta, il mio corpo è pieno di forme, che mi donano un aspetto molto selvaggio e pieno; sono carina ....

Non bella, ma carina.

Il nostro contatto visivo viene interrotto da una frenata improvvisa del conducente, che fa dondolare tutti in maniera irregolare, si era dimenticato del semaforo rosso; lo sento imprecare e mi metto a ridere.

Quando rialzo lo sguardo, lui è girato dalla parte esterna e prima di scendere dall'autobus, gira il capo come un gufo che sta cacciando, mi rivolge un ultima occhiataccia inquietante; mi manca il respiro e lo seguo con lo sguardo fino a quando gira la strada.

-Hai visto come quel figo ti osservava, Cami?- mi strattona e mi riprendo da quello stato di trance.

-Non ci ho fatto caso, avrà pensato fossi un'altra persona- rispondo con un sorriso a denti stretti.

Meglio non montarsi la testa, più lo faccio e più rimango delusa dalle mie aspettative, delle persone; anche se è vero, spero soltanto di rivederlo, soltanto un altra volta.

Le lezioni all'università passano veloci, sono una studente modello, adoro ciò che studio; le lingue sono sempre state il mio forte: adoro guardare film in lingua originale, parlare una lingua diversa dal francese a Parigi per confonderli e vedere le loro facce permalose; il mio sogno è quello di fare l'Hostess e girare per il mondo servendo noccioline e spumante sospesa nel vuoto.

Torno a casa sfinita, decido comunque di fare una bella corsa, la musica nella testa e il vento tra i capelli legati, sono sensazioni troppo belle per non essere vissute ogni giorno; quando mi accorgo che nel giardino dei Dubois, una delle famiglie più ricche di Parigi, anche se non lo danno a vedere, c'è parcheggiata una roulotte.

La curiosità è sempre stata un mio punto debole, anche quando so di dovere lasciar perdere; quindi suono al loro campanello, aspetto con ansia il rumore della loro porta aprirsi; e quando succede, dopo interminabili minuti di attesa, alla porta trovo il misterioso ragazzo di questa mattina, solo un po' più spensierato e con un sorriso dolce sul volto.

Mi sciolgo.

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