Prefazione

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Monte Matajur o Monte Re, Fronte Orientale 30 Marzo 1918

-In ginocchio- disse il Colonnello Krauf.

Il suo viso era scarno come se il sole lo avesse rinsecchito, i capelli argento erano tirati all'indietro, baffi e barba bianchi incorniciavano labbra sottili, occhi aguzzi di un gelido blu che calcolavano ogni minima mossa. Indossava una giacca di lana grigio verdastro con i bottoni dorati, sui lembi vi erano due strisce rosse, le stellette tenevano fermo il colletto, sul petto alcune delle tante medaglie al valore e stivali neri così lucidi che potevo specchiarmici.

Con una spinta delle guardie le mie ginocchia cedettero finendo nel fango, una leggera pioggerellina incominciò a inzuppare la mia giubba blu scuro che mi aveva accompagnato per questi mesi, era ormai consunta e logora a differenza di quella del colonnello che sembrava appena uscita da una sartoria, mi aveva protetto sia dalla neve e dalla pioggia e insieme avevamo sfidato: proiettili, baionette e anche qualche granata... il vento gelido del nord mi fece tremare per il freddo... i ricordi della battaglia m'invasero la mente... la trincea...le urla... il sangue, il fango che mi ricopriva non facendomi respirare , il tanfo della morte che aleggiava su di noi...respirai col naso e per un attimo solo mi persi nel profumo del bosco facendomi sentire tutt'uno con i sempreverdi che mi circondavano ciò mi fece ritrovare la calma. La consapevolezza di stare per morire mi fece contorcere le budella, non avrei mai più visto mia madre che sarebbe rimasta completamente sola, prima mio padre e poi me... non l'avrei più abbracciata, stretta a me accarezzandogli i capelli neri e mi mancava il suo sorriso con le piccole rughe che gli spuntavano sotto gli occhi.

Il mio corpo e la mia mente furono pervasi dalla rabbia cieca l'essere stato ingannato e usato dalla mia stessa patria che avevo difeso a costo della mia stessa vita ma per loro era solo un gioco di potere che io avevo scoperto troppo tardi.

-Tenente Dante Von Wodkte della 6° divisione "Jäger" è stato quest'oggi processato davanti Capo di Stato Maggiore il colonnello Alfred Otto Krauf con l'accusa di essere una spia- dai presenti si sentirono esclamazioni di sconcerto e stupore - avendo trovato le prove di tale reato: un baule contenente trecento dinari serbi, tre testimoni hanno visto l'imputato nasconderlo in una fossa comune tra i corpi dei nemici; dentro è stato rinvenuto un documento con la firma del "Crna Ruka" la Mano Nera. Con queste prove innegabili Tenente Generale è congedato con disonore e condannato a morte eseguita per fucilazione alla schiena. Possa Iddio perdonare la sua avidità- si avvicinò a me e mi strappò le medaglie dorate che adornavano il mio petto simbolo del mio sacrificio, di onore e coraggio. Il tintinnio che produssero cadendo a terra fu come una fucilata a pieno petto.

Risi, come non fosse stata la mia condanna a morte ma una barzelletta – Avete finito? Vostro Onore peccate d'immaginazione- risi ancora – Tutti i presenti sanno cos'ho fatto nella trincea, in questi boschi e voi mi state buttando fango solo per pulirvi le mani dai vostri subdoli piani che io ho scoperto -

Guardai negli occhi dei miei compagni e vedevo solo dubbio e rabbia, credevano a loro, scossi la testa – Io Dante Von Wodkte della 6° divisione "Jäger" accusa voi colonnello Alfred Otto Krauf di aver mandato al martirio 13502 uomini per ordine di Guglielmo II Imperatore della Germania e Prussia di aver tramato, di aver arraffato, rubato e bruciato ogni principio morale in nome del vostro interesse personale. Quanto oro avete guadagnato? -

-Adesso basta con queste menzogne, si prosegua con la pena- disse il Colonnello Krauf

La fucilazione alla schiena era la pena più infamante e veniva comminata per i reati più gravi, venni bendato rendendomi cieco ma dopo mesi in cui avevo combattuto nei boschi nella semioscurità avevo sviluppato gli altri sensi... sentì gli stivali calpestare i secchi aghi di pino ... tre uomini anzi tre compagni brandivano fucili Mannlicher M1895, cinque colpi ciascuno. Cinque proiettili che probabilmente mi avrebbero trapassato.

-Plotone, attenti-

-Caricare- il click del caricatore mi fece deglutire a vuoto.

-Puntare-

- Mille lingotti d'oro. Ecco il prezzo- urlai - Buona caccia- sorrisi

-Fuoco! – urlò il Colonnello

Mi accasciai a terra. Dolore ad ogni respiro, bramavo il colpo di grazia, volevo che tutto finisse. Dei passi si avvicinarono a me strappandomi la benda. Incrociai gli occhi rabbiosi del colonnello e sorrisi.

-Tredici colpi Mezzosangue e adesso annaspi nel sangue e nel dolore, credevi veramente di poterci fermare? La tua fiducia nella giustizia devi averla presa da tuo padre... Quel socialista di merda! Era il peggiore di noi ed è cambiato da quando ha iniziato a fottere con quella puttana cinese di tua madre. Dove li hai messi? – disse strattonandomi dal colletto della giacca – Dove cazzo li hai nascosti i lingotti? Parla altrimenti...- sputai sangue che andò a finire sulla giacca di Krauf.

- Inutile bastardo- disse lasciandomi a terra.

Il respiro sempre più corto con i polmoni che si riempivano di sangue, non avevo mai visto un cielo così grigio e contemplai la strana idea che alla fine era un buon giorno per morire.

La morte non è come avevo immaginato, non c'era un bellissimo angelo con ali splendenti che mi ha portato alle porte del paradiso e neanche la luce accecante del palazzo di Shang Gi dove sarei stato giudicato delle mie azioni per poi rinascere o finire nel Diyu, l'inferno buddista... invece mi ritrovai a guardare il mio stesso cadavere: il viso pallido pieno di lividi, i miei capelli neri lisci erano arruffati incrostati di sangue, dalle labbra carnose erano socchiuse nella speranza di ritrovare il respiro, gli occhi a mandorla neri smarriti nel nulla e infine il petto trapassato dai proiettili di cui fuoriusciva sangue. Non sentivo più dolore e non provavo più nulla neanche pietà per quel guscio vuoto, mi era rimasta solo la rabbia... ero morto solo per essere stato così ingenuo a credere nei sani principi della giustizia, nella lealtà e nel patriottismo. Allungai la mano per scostare una ciocca di capelli ma non ci riuscì avevo la stessa consistenza della nebbia o fumo.

Sono diventato uno spettro.            

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