capitolo 8

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"Allora?" Cara scrutava il padre, immobile sulla sedia "hai già un piano?" Lui scosse la testa, ma non rispose. Pensava, chissà a cosa. Ogni tanto sembrava voler dire qualcosa, poi seguiva un impercettibile movimento della testa, e tornava nel suo silenzio. Una decina di minuti dopo, però, la ragazza si stancò di quel silenzio "mi stai dicendo che conosci la mamma da quanto? 20 anni?" "ventisei, includendo Azkaban" la interruppe, più che per risponderle per parlare tra sé e sé "ventisei anni" ripeté lei "e non conosci un modo per farle tornare la memoria?" "non è così facile, Cara" la ragazza sbuffò "lo so che non è facile, ma io l'ho fatto con te, quindi..." "non è la stessa cosa" stava di nuovo parlando con se stesso "per me c'era la pozione. Ora che è finita..." con un movimento di bacchetta fece volare un libro da uno scaffale dietro Cara che si appoggiò perfettamente sotto i suoi occhi. La ragazza invece dovette spostarsi all'ultimo secondo per non essere colpita, segno che il padre non stava proprio badando a lei. "Ho studiato questi libri per ore negli ultimi giorni, ma nessuno di loro dice come sbarazzarsi di un oblivion. Esistono delle controformule, ma solo per gli incantesimi non permanenti" "e il nostro è..." chiese Cara, già sicura di non voler sentire la risposta "permanente". Voldemort si alzò e così fece lei, che si andò ad appoggiare con le braccia dietro lo schienale della sedia "e se provassi con il pensatoio?" lo sguardo rivolto al pavimento di marmo, ci pensava da un po' "il pensatoio?" l'uomo le rivolse un'occhiata interrogativa, come quella che si fa ai bambini quando parlano di cose che capiscono solo loro "perché no? E' come io ho recuperato i ricordi" "ma tu non li avevi persi, eri solo troppo piccola per ricordarli". Aveva ragione. Se i ricordi di Bellatrix erano davvero stati cancellati, non c'era modo di rivederli nel pensatoio. L'orologio a pendolo del corridoio segnò la mezz'ora passata. Ci volle un altro momento di silenzio perché Cora lo spezzasse "e se le parlassi e basta?" "cosa?" Per la prima volta in quella conversazione il signore oscuro guardò sua figlia negli occhi "le parli, le dici quello che è successo. Con un po' di fortuna potrebbe crederti" Voldemort sembrò immobilizzato da quelle parole "quindi tu proponi di andare da lei e cosa? Dirle che ha una figlia di cui non si ricorda?" il suo tono era ironico, seppur il suo viso fosse gelido "non così, ma forse addolcendo la pillola..." "perché non provi tu allora?" non lo avrebbe fatto, non voleva farlo, non poteva farlo. Era troppo rischioso. Se Bella non gli avesse creduto (cosa probabile) avrebbe perso troppa credibilità nei confronti della sua migliore mangiamorte. Lo avrebbe visto come uno squilibrato, a cui la guerra aveva dato alla testa. Lui stesso non riusciva a capacitarsi di quella situazione. Cara sembrò capirlo, e anche se non disse niente, un velo di delusione le oscurò gli occhi "io non posso, non mi crederebbe mai" disse piano "ho visto come ti guarda: anche se non ti ama più, ti stima. Ti rispetta. Se quelle parole arrivassero da te, lei ti crederebbe, o almeno fingerebbe di crederti" Bella gli avrebbe mai dato torto? Era la prima volta che ci pensava. Quale sguardo aveva visto Cara? Aveva parlato di stima, rispetto, ma lui era sicuro che mancasse qualcosa nel suo discorso, qualcosa di cui si era accorta ma non voleva dire. Aspettò che fosse lei a parlare "tutta la sua fedeltà è riposta in te. Anche se non state insieme, se non vi amate, lei ti è devota." L'aveva detto. Era da un po' che notava il cambio dell'atteggiamento di sua madre quando il signore oscuro arrivava nel suo campo visivo. Una parte di lei all'inizio sperava che nutrisse ancora qualche sentimento, ma una più razionale le aveva fatto capire che era solo devozione, allo stato puro. Bellatrix sarebbe stata capace di dare la vita per la loro causa, e automaticamente, anche per Voldemort. Lui rimase a pensarci un attimo. Non aveva mai soppesato davvero quell'aspetto. Certo, era consapevole dell'adorazione della donna, ma non aveva mai capito a cosa potesse portare. Se le avesse detto una cosa del genere, si sarebbe davvero fidata? Tornò a sedersi, invitando Cara a fare lo stesso. Lei non si mosse. "Ci devo pensare" Incrociò le mani sulla scrivania, mentre le guardava stringersi a vicenda "tu vai a mangiare, ti staranno aspettando". Fu l'ultima cosa che le disse. La ragazza uscì in silenzio dalla stanza e si diresse al piano inferiore. Mentre percorreva il lungo corridoio, mille pensieri ad affollarle la testa, si ritrovò davanti una stanza vuota, con la porta aperta. Lesse la targa sul legno bianco che segnava l'entrata. Una scritta vecchia, logora, che probabilmente non si leggeva già da tempo, era stata sostituita da dei caratteri dorati "dark lord". Era la stanza di suo padre. Si guardò intorno, come per accertarsi che non ci fosse nessuno a guardarla, ed entrò. La stanza era buia, le finestre chiuse. Il letto semplice, ospitava un lenzuolo bianco e non aveva i cuscini. Per il resto, nella stanza c'era solo una piccola scrivania appoggiata sotto a quella che avrebbe dovuto essere una finestra. Completamente vuota, ospitava solo un piccolo lume quasi del tutto sciolto. Cara pensò che non ci fosse stanza più triste di quella. Non una foto, un ricordo, un qualcosa che indicasse il proprietario all'infuori della targhetta sulla porta. Poi se ne ricordò. Corse in camera sua, a poche camere da lì, e iniziò a frugare nei cassetti dell'armadio. Trovò la vecchia felpa che le aveva regalato quell'infermiera, e dalla tasca estrasse la fotografia che aveva trovato quel giorno in biblioteca. Trovato un posto sicuro l'aveva nascosta lì, sicura che nessuno gliel'avrebbe portata via. La sistemò un attimo, ne lisciò gli angoli e tolse la piccola patina che l'aveva oscurata, poi, individuata quella della sua misura, prese una delle tante cornici vuote dal corridoio e ci mise dentro la foto dei suoi genitori. Come se fosse di passaggio, entrò e uscì di nuovo dalla camera di suo padre, e anche stavolta nessuno la vide. Se ne sarebbe accorto solo lui quando, quella sera, avrebbe trovato quella foto sulla sua scrivania, illuminata dalla luce del tramonto. Quando scese nella sala da pranzo trovò solo Narcissa ad aspettarla. Scoprì che la sua piccola missione aveva impiegato più del dovuto, e tutti i mangiamorte se n'erano già andati. Un elfo domestico le servì la cena, e proprio quando stava per iniziare a mangiare sentì una voce chiamarla. O meglio, cercarla. "Cissy, Cara è lì?" Bellatrix entrò frastornata nella stanza, probabilmente si era appena svegliata. Rivolse giusto un'occhiata alla ragazza, poi si fece portare un piatto di pasta "dov'eri?" Narcissa la guardava stranita, probabilmente anche lei non era arrivata in orario per cena. "Dormivo" si limitò a rispondere la donna, sistemandosi i ricci dietro la schiena per mangiare comodamente. "Ti ho vista andare nella direzione opposta allo studio del signore oscuro" disse lentamente mentre posava un calice di vino "avete parlato di nuovo?" Cara rimase sorpresa per quella domanda. Se n'era accorta. Finse non curanza mentre si portava un'altra forchettata alla bocca "no, ero uscita sul balcone" "capisco" Bella finì di mangiare in silenzio, poi senza dire niente se ne andò. Narcissa rimase a guardare Cara finì il suo piatto, ma quando lei disse di poter anche stare da sola si congedò. Aveva finito di mangiare da un pezzo quando nella stanza arrivò Draco. La trovò seduta al tavolo, il piatto vuoto ancora sotto il mento, e pensare. Forse aveva anche gli occhi lucidi, o qualche lacrima le solcava già il viso "che succede?" la sua voce le comparse da lontano, la prese di sorpresa. Non si era accorta di lui. "Niente di speciale. Pensavo." Cara si affrettò a prendere il piatto per metterlo a posto, fingendo una normale routine. Draco si accigliò "tranquilla, a questo ci pensano gli elfi. Piuttosto, sicura di star bene?" "Sono sicura, grazie" Cara appoggiò comunque il piatto sul ripiano apposito, dando le spalle a Draco. Ne approfittò anche per asciugarsi una lacrima. "Sono solo stanca" gli rivolse un sorriso sgargiante, e Draco sembrò soddisfatto, seppur non convinto. "Non puoi andare a dormire ora, devo mostrarti un paio di cose" Cara si mise a ridere "tipo?" "vieni con me e lo saprai". Il biondino afferrò la ragazza per un braccio e la portò nella sala principale. Con sua grande sorpresa tutti i mangiamorte erano riuniti lì. Loro due rimasero sulla soglia, nascosti dalla porta, a guardare. Bellatrix, sua madre, era seduta su un grazioso divano in pelle. Alla sua destra c'era un uomo che le era stato presentato come Avery, alla sinistra Mulciber, che l'aveva guidata nell'allenamento. In piedi dietro di lei Rabastan la guardava dall'alto, mentre dal divano di fronte Cara poteva scorgere solo gambe e qualche mano, quando si sporgevano. "Domani è programmata una riunione" le spiegò Draco "la prima da quando c'è stata l'evasione. Mio padre mi ha detto che era tradizione che prima e dopo una riunione si incontrassero tutti, per parlare" "in modo che nella riunione nessuno fosse troppo in disaccordo davanti il signore oscuro" concluse lei. Aveva capito il meccanismo. Parlavano di ciò su cui secondo loro si sarebbe basata la riunione, delle loro opinioni in merito. Le venne da sorridere, quanto avrebbe voluto essere anche lei, lì, vicino sua madre. "Si riuniscono senza di lui, anche per essere un po' più liberi di parlare" concluse Draco. La ragazza si chiese se, quando i suoi stavano insieme, suo padre avesse mai assistito a queste riunioni, o ne avesse almeno scoperto l'esistenza. "Bello" riuscì a dire, senza che le venisse di meglio in mente. Quando si girò a guardare Draco, però, le sembrò quasi...spaventato. "Vieni, ti mostro l'altro lato" Fecero il giro della stanza dall'esterno, fino a trovarsi davanti un'altra porta. Da lì sua madre era coperta dalla parete, ma gli uomini che prima non vedeva erano in bella vista "quei quattro" Indicò suo cugino "Sono Nott, Dolohov, Jugson e Rookwood. Non ti conviene parlarci" Sì, era decisamente spaventato. Avrebbe voluto rimanere a guardare per più tempo, ma entrambi furono concordi sul dire che sarebbe stato troppo rischioso. Draco la riprese, questa volta le cinse la mano, e la portò al piano di sopra. Arrivati di fronte alla sua camera, di corsa, pensava che si sarebbero salutati, ma lui la spinse avanti nel corridoio. Cara sorrise, in fondo aveva bisogno di un po' di leggerezza. Draco smise di correre davanti lo studio del signore oscuro, e lì la ragazza perse l'entusiasmo. La luce era ancora accesa, quasi poteva vedere suo padre chiedersi ancora in quale misura Bellatrix gli avrebbe dato ragione. Decise di non voler pensare a lui e spinse Draco oltre, perché lui sembrava immobilizzato. Come ricordatosi improvvisamente dove fosse, il ragazzo aumentò la presa della sua mano e la trascinò sulla terrazza alla fine del corridoio. La luna era bellissima, ma fece ricordare a Cara che suo padre era ancora lì, ciò voleva dire che non aveva visto la luce del tramonto illuminare la foto. Una cosa positiva però era il mare. Si vedeva. In mezzo a quelle colline, a Cara sembrava quasi impossibile. Erano così in alto però, le spiegò Draco, che perfino le onde erano ben distinguibili. Vicino a loro c'erano una sedia a dondolo, di qui divani sospesi nell'aria, attaccati con giusto due corde a una struttura che ricorda un'altalena. Ci si sedettero, il cuscino era soffice e fresco, una brezza delicata li faceva dondolare. "Cara, ti volevo chiedere..." iniziò Draco a bassa voce, per non disturbare quella perfetta atmosfera "cosa si prova nel tuo caso?" Cara si irrigidì. Guardando fissa la luna, si chiese cosa intendesse Draco. Cosa si provava a sapere chi sono i tuoi genitori, ad averli accanto, ma sapere che non si ricordano di te? Cosa si prova ad avere un padre che sa, ma sembra non voler averlo saputo? Una madre che tutt'a un tratto non le parla più. Cosa si prova ad avere un cugino proprio davanti a te, che ti guarda come se fossi un'estranea? Poi arrivò la vera domanda "Intendo, sai, essere orfana..." Quello. Rilassò le spalle. La storia che gli aveva raccontato, giusto. Si girò a guardarlo con un sorriso, pronta a raccontargli tutta la storia falsa che si era creata, quando si fermò a pensarci. Lei era stata orfana. Lo era tutt'ora. Gli disse la verità. Gli disse come si sentiva, senza una figura paterna né una materna al suo fianco. Come aveva bisogno di essere amata, perché nessuno le aveva mai dato l'amore. Paragonò il tempo passato per l'incantesimo a un orfanotrofio babbano, disse che poco prima aveva scoperto di Hogwarts e aveva deciso di iscriversi, sperando di trovarci qualcosa. E qualcosa l'aveva trovato. Era tutto vero. Con Draco aveva riso. Con Narcissa anche. Pansy in poco tempo era diventata la sua migliore amica, si scrivevano ogni giorno, anche se a volte i gufi tardavano. Con Bella stava bene, e aveva ritrovato i suoi genitori. "In fondo si sta bene" Concluse, Si accorse della lacrima che le stava scendendo sul mento solo quando Draco gliel'asciugò prima che cadesse. Vedeva una luce nuova nei suoi occhi, più viva. La luna li illuminava sottolineando il grigio chiaro di cui erano fatti "Io non saprei come fare" disse, come un sussurro, la mano ancora sulla sua guancia "senza i miei genitori, dico. Non sarei chi sono oggi. Non avrei questo" Con la mano libera indicò la vastità del castello "non avresti questa sedia" sussurrò Cara, ridendo "non avrei questa sedia, vero" Si fermò un attimo a pensare, guardandola negli occhi "e non avrei nemmeno incontrato te" Con un leggero movimento si spostò in avanti e la baciò, facendo combaciare le loro labbra. Cara, che non si era accorta di niente fino al momento del contatto, si ritrasse e subito lo spinse via. Si alzò dal dondolo e cercò di mettere più spazio possibile tra lei e lui. Aveva frainteso. Aveva frainteso tutto. Draco intanto la osservava confuso, ma anche rammaricato. Forse si era pentito di averla baciata senza il suo consenso, o forse era solo risentito per il rifiuto "Draco" cercò di dire Cara, la voce spezzata in gola "no, non ti preoccupare" rispose lui a testa bassa "sono stato io uno stupido, scusa" Cara gli sorrise, anche se non poteva vederla "non è colpa tua, è normale, ma..." non sapeva che dirgli. Gli avrebbe volentieri spiegato tutto, gli avrebbe detto che erano cugini e forse si sarebbero fatti due risate, ma in quella situazione non era proprio possibile. Concluse invece con un "non mi piaci in quel senso, scusa" e uscì dal terrazzo prima di ricevere una risposta. Il cambio di temperatura le diede un brivido sulla schiena. L'interno del Manor era molto più caldo, la luce più soffusa. Decise di dover parlare con suo padre, dovevano risolvere quella situazione. Draco era innamorato di lei. Si diresse a passo svelto verso il suo studio, ma lo trovò chiuso, le luci spente. Sentì un rumore proveniente da qualche stanza in fondo al corridoio e pensò che forse avrebbe potuto parlarne con qualcun'altro, omettendo la parentela ovviamente. Stava camminando quando riconobbe i rumori provenire dalla camera di suo padre. La porta era di nuovo aperta, ma la luce della luna illuminava il letto. Entrò e lo vide in piedi, davanti alla scrivania, la cornice stretta in mano. Cara seguì la traiettoria dei suoi occhi e li trovò fissi sull'immagine di sua madre. Fece un finto colpo di tosse per fargli capire che era lì, per quanto le dispiacesse interrompere il momento. Gli occhi rossi del padre quasi perdevano il colore alla luce della luna, e quella distanza sembravano normali. La figura serpentesca ne era invece rinforzata mentre si girava verso di lei con un sussulto nascosto "non ti avevo sentita entrare" "lo so" si guardarono "beh, accomodati. E chiudi la porta" Cara fece come le era stato detto, e si sedette sulla punta del letto. "Hai portato tu questa foto qui?" chiese lui, pensieroso "sì" silenzio "mi sembrava un buon promemoria" Voldemort fissò l'immagine ancora un po', poi l'appoggiò alla superficie bianca della scrivania, concedendola di nuovo alla luce della luna "lo è." Rimase in piedi a guardarla, aspettando che le dicesse cosa c'era di tanto importante per venire lì, a quell'ora. Cara non lo sapeva, ma da poco era scoccata la mezzanotte. Il pendolo glielo aveva ricordato. "Devi parlare con la mamma. Al più presto" "ne abbiamo già parlato" si finse irritato, ma era solo stanco "lo so, ma è cambiato tutto" la voce di Cara indicava urgenza "riguarda Draco" "il giovane Malfoy?" Voldemort ci rifletté "cosa potrebbe avere a che fare quel ragazzino con questa storia?" Cara ci pensò bene prima di dirlo. Scelse le parole, o almeno ci provò. Non sapeva nemmeno se fosse una buona idea dirlo. Poi, sotto l'insistenza dello sguardo di suo padre, le parole uscirono da sole "mi ha baciata" Tre parole che ebbero subito l'effetto che Cara temeva. Il signore oscuro si rabbuiò, il suo sguardo sulla figlia si fece più intenso "ha fatto cosa?" Non poteva permetterlo. Sua figlia, figlia del più grande mago oscuro di quel secolo, insieme a quel ragazzino figlio di un codardo. Non gli piaceva Lucius. Gli serviva, certo, ma era stato il primo a rinnegarlo quando lo credeva morto, ed era sicuro che lo avrebbe rifatto. "Non devi prendertela con lui, non voleva" "cosa non voleva? Che io sappia un..." non lo disse nemmeno "insomma non succede per sbaglio. Non permetterò una cosa del genere, non con Malfoy, è un affronto a" "padre ascolta!" lo interruppe Cara "sono sicura che non intendesse offenderti né tantomeno affrontarti, nemmeno sa che sono tua figlia!" Era vero, non gli era passato per la mente "e poi anche se è innamorato" Voldemort storse la bocca, non gli piaceva quella parola. L'amore era una debolezza, l'aveva sempre detto. Solo con Bellatrix era diverso. "Cambierà idea appena saprà che siamo cugini" Anche questo era vero. "Allora dovrà scoprirlo presto, prima che ricapiti una cosa del genere" disse freddo lui "era quello che stavo cercando di dirti" Cara sorrise leggermente. In fondo aveva fatto bene a venire, e forse Draco le aveva anche fatto un favore. "Le parlerò io" Voldemort ci aveva riflettuto in quelle ore, e aveva capito che Cara aveva ragione. Bellatrix gi avrebbe creduto. Non aveva fatto domande per gli horcrux, né quando le aveva detto delle sue origini, del suo padre babbano. Se aveva accettato quello, perché non questo? Doveva solo capire quando. Cara sembrò accorgersi del problema "potresti farlo dopo la riunione" azzardò "la trattieni più degli altri e..." "e tu come fai a sapere che domani c'è una riunione?" Cara abbassò lo sguardo, non voleva essere quella che faceva la spia, nel caso in cui suo padre non si fosse accorto di niente. Ma lui sembrò pensarci solo un attimo prima di capire e alzare gli occhi al cielo "fanno ancora quelle riunioni nel salotto, vero" Mise da parte il pensiero, come se non lo riguardasse. In fondo perché doveva preoccuparsi di ciò che facevano i suoi mangiamorte fuori dalle missioni o dalle riunioni? La loro vita privata, finchè fossero rimasti fedeli a lui, non era affar suo. Passarono un'altra ora a definire il discorso che avrebbero dovuto avere i suoi genitori, poi il pendolo suonò l'una, e Cara capì di dover riposare, perché domani sarebbe stato un giorno pieno di novità.

Nota Autrice

non so che dire, è un po' corto ma in fondo non c'era molto da raccontare, il prossimo cercherò di farlo più lungo lo giuro, anche perchè da qui è tutta discesa fino alla fine. 

Niente, spero vi piaccia e soddisfi le vostre aspettative visto che vi ho fatto aspettare due mesi, se vi piace votatelo, seguitemi e ci vediamo al prossimo capitolo

Remember me // BellamortDove le storie prendono vita. Scoprilo ora