Capitolo 1.

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La famiglia Shelby aveva sicuramente una fama discutibile e purtroppo perfettamente allineata a quello che in realtà facevano - anzi, probabilmente le dicerie erano state anche romanzate, la verità era ancora peggio - ma nonostante questo, se qualcuno riusciva ad accucciarsi sotto l'ala di uno di loro, in particolare di Thomas, allora poteva tirare un sospiro di sollievo riguardo i propri interessi futuri. Questo è quello che era accaduto nello scantinato di Eloise; gli Shelby avevano visto un'opportunità con Eleonora, perché è logico che nessuno fa niente in cambio di niente e le avevano assicurato un lavoro ben retribuito, delle persone su cui fare affidamento e un appartamento tutto suo. Chiaramente lei non era una sprovveduta e sapeva benissimo che l'ambiente nel quale stava entrando si trovava sul confine tra il legale e l'illegale, ma considerando come viveva prima le andava bene così.

La notte successiva all'incontro Eleonora continuava a girarsi e rigirarsi nel suo nuovo letto incapace di prendere sonno e a tormentare il cuscino per cercare ogni volta la parte più fresca. Le sembrava ancora assurdo avere un vero materasso su cui dormire e le sembrava ancora più impensabile avere un appartamento tutto suo in cui vivere come una normale giovane donna.
Vivendo per strada negli anni si era accorta che la gente che parlava dei Peaky Blinders si riferiva a loro come la famiglia Shelby, le azioni erano sempre coniugate al plurale, ma ad Eleonora erano bastati i primi cinque minuti di quella mezz'ora passata nello scantinato dell'infermiera, per capire che Thomas Shelby capitanava tutti. Tutto faceva intuire che lui fosse il leader, il modo in cui parlava, come si muoveva, la sua postura e soprattutto come Eloise lo guardava rispetto ai fratelli. Nonostante tutte le voci negative che giravano sulle loro attività illecite, Eleonora era rimasta piacevolmente sorpresa di scoprire il loro lato gentile. Ada era rimasta con lei a farle compagnia durante l'aborto, le aveva tenuto la mano mentre piangeva e l'aveva messa a letto una volta che Thomas le aveva accompagnate al suo nuovo appartamento. Thomas invece le aveva offerto un lavoro retribuito, un appartamento e la speranza di cambiare la sua vita. Vivendo per strada aveva imparato a giudicare le persone per come si comportavano con lei e non per quello che la gente diceva e secondo questo ragionamento la famiglia Shelby con lei si era comportata nel migliore dei modi.

La mattina era arrivata lenta e gelida e John voleva prendere a calci in culo suo fratello Arthur per avergli dato un incarico da babysitter. "Perché devo andare io? Voi pensate agli affari e io devo fare la balia?" Tuttavia le sue proteste non erano servite a niente, così si ritrovò a dover andare a prendere Eleonora per accompagnarla a lavoro. La cosa che più lo imbestialiva era che l'appartamento si trovava proprio difronte al bar, non c'era pericolo che si perdesse, ma persino Ada si era impuntata dicendo che era il minimo della decenza andarla a prendere il primo giorno e in più, lei e la zia avevano anche preparato alcuni abiti e alcuni accessori da portarle.
Eleonora quel giorno si era svegliata all'alba o meglio, si era semplicemente alzata visto che non era stata in grado di addormentarsi per più di venti minuti filati ed era riuscita a farsi giusto una doccia veloce e a sistemarsi la faccia prima che John bussasse prepotentemente alla porta di ingresso. La ragazza raccolse i suoi lunghi capelli castani in un fermaglio e fu costretta ad aprire con ancora l'asciugamano che le avvolgeva il corpo bagnato.
"Chi è che bussa in questo modo?" gridò scocciata avvicinando la mano al pomello della porta. La aprì e si affacciò solo con la testa per dire a chiunque stesse picchiando contro il legno in quel modo di calmarsi. Vide davanti a se John e si preparò ad abbassare i toni rispetto alla rispostaccia che già aveva pronta.
"Non sono ancora pronta - mostrò uno dei suoi migliori sorrisi - cinque minuti"
Il ragazzo con il braccio destro libero spinse la porta spazientito costringendola ad indietreggiare e a grandi falcate raggiunse il centro della cucina.
"Questi - appoggiò una pila di vestiti sul tavolo - te li mandano Ada e Polly. È l'ultima volta che faccio da garzone, che sia chiaro" sentenziò con tono piuttosto annoiato.
John ancora di spalle estrasse una sigaretta dal porta sigarette, la portò alla bocca e si voltò per offrirne una ad Eleonora.
"Vuoi una - si bloccò qualche secondo, solo in quel momento si accorse che la ragazza non era vestita, poi riprese - vuoi una sigaretta?"
Lei annuì e si servì da sola.
"Va' a vestirti che è già tardi" cercò di spezzare il silenzio con il suo solito modo di fare scontroso.
Eleonora con la mano destra reggeva la sigaretta, con la sinistra invece raccolse gli indumenti sotto al braccio e si diresse in camera per vestirsi. John la seguì con lo sguardo assottigliato catturandone ogni movimento. Si prese il tempo per osservare le sue gambe umide e slanciate e pensò che il modo in cui camminava fosse davvero ammaliante; era talmente leggera che sembrava non toccare nemmeno il pavimento. Salì con lo sguardo e si fermò sul sedere fasciato dall'asciugamano, immaginò come sarebbe stato vederlo senza nessun pezzo di stoffa a coprirlo e sorrise tra sé e sé. Continuò la sua ispezione e portò i suoi occhi fino al viso, cercò di non soffermarsi troppo sul seno perché proprio in quel momento Eleonora si era voltata nella sua direzione e non voleva sembrare inquietante. Stava studiando ogni suo tratto del volto, linee spigolose che incontravano curve morbide; gli occhi leggermente a mandorla, le sopracciglia sottili ma non troppo curate e le guance tonde lievemente rosate. La osservò mentre portava la sigaretta tra le labbra carnose e gli piaceva il modo in cui alzava leggermente il mento per lasciar uscire il fumo.
Le verità sono due, pensò John, lei è bellissima e io non scopo con qualcuna da troppo tempo.

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