Capitolo 2.

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Eleonora quella sera si sentiva tremendamente scossa, continuava a rivedere la sparatoria davanti ai suoi occhi come una pellicola inceppata e non riusciva a smettere di riempire il posacenere di sigarette fumate fino al filtro sperando di riuscire a calmarsi. Vedendo John passare sotto la sua finestra pensò che sarebbe stata una buona idea avere compagnia per un po' e lo invitò a salire. Il giovane bussò alla porta, più delicatamente rispetto al mattino.
"È aperta Signor Shelby, entrate"
Una volta dentro la cucina, si trovò davanti Eleonora in una vestaglia di seta verde smeraldo, era sicuramente di Ada e i capelli erano sciolti lungo la schiena.
Stai calmo John, non ti eccitare che fai la figura del coglione, provò a ripetersi questa frase più volte sperando che funzionasse. Poggiò la bottiglia di Whisky sul tavolo e la ragazza si precipitò a prendere due bicchieri. John era diverso dai fratelli, era quello più introverso, ma allo stesso tempo aveva un modo di fare piuttosto scorbutico. Portava sempre uno stuzzicadenti tra le labbra e guardava tutti con gli occhi stretti e con diffidenza, Eleonora li aveva osservati bene durante i loro incontri ed era riuscita a cogliere tutti i loro particolari.
"Un penny per i tuoi pensieri"
La ragazza sorrise e alzò il bicchiere facendolo scontrare con quello di John.
"Pensavo a voi, gli Shelby" il loro cognome lo pronunciò sussurrando, come a voler sottolineare il mistero che aleggia intorno a quel nome.
"E cosa pensavi di noi Shelby?"
"Che siete meglio di come vi descrivono"
John si accese una sigaretta e sospirò sommessamente "Non farti sentire da Thomas, potrebbe offendersi"
Entrambi risero ed Eleonora iniziò a non vedere più quei due corpi senza vita davanti ai suoi occhi.
"E di me cosa pensi, ragazzina?"
John si rese conto troppo tardi di quello che aveva chiesto, non era solito esporsi così tanto chiedendo un parere su sé stesso, molto probabilmente era il whisky che parlava al posto suo.
"Vediamo un po' - si prese qualche secondo per riflettere - siete un uomo molto scontroso, anche quando non ce n'è bisogno, avete un serio problema con il whisky - rise indicando la bottiglia quasi vuota - ma questo direi che è un tratto comune degli Shelby e siete sottovalutato". Incrociò le braccia una volta terminata la sua descrizione come a mettere un punto fisico al discorso.
"Sottovalutato in che senso?"
John stava lottando contro sé stesso, Eleonora continuava a spostarsi i capelli che puntualmente le finivano in mezzo al seno e lui moriva dalla voglia di vedere di più.
"Le donne di Birmingham ucciderebbero per finire tra le lenzuola di Thomas, lo vedo come lo guardano quando cammina per strada, lo temono, ma allo stesso tempo lo desiderano - si accese una sigaretta anche lei - tuttavia, credo che anche voi siate un uomo che non ha niente da invidiare a suo fratello maggiore"
Lo aveva fatto, aveva tirato l'amo e ora aspettava solo che John abboccasse.
Lui sospirò e pensò a quanto avrebbe voluto zittirla e passare la notte con lei, quel complimento lo aveva preso come un invito a fare un passo avanti, ma non riusciva a smettere di pensare che sarebbe stata una pessima idea andare a letto con una novellina dei Peaky Blinders.
Eleonora si accorse di quanto fosse pensieroso e cercò di smuoverlo.
"E voi invece, cosa pensate di me Signor Shelby?"
Ogni Santa volta lo pronunciava volutamente in un modo così sensuale che John era costretto a deglutire prima di rispondere. Questa domanda lo aveva colto in contropiede e sicuramente il fatto di essere brillo, e quindi più disinvolto, non lo aiutava a tirarsi indietro da quella situazione.
"Credo che tu sia una donna in gamba - cercò di rimanere quanto più possibile sul generico - che sa quello fa e che ha coraggio da vendere"
Eleonora aggrottò le sopracciglia contrariata, lei si era esposta parecchio e sicuramente non si aspettava una risposta così generica.
"Oh, Signor Shelby, Voi mi deludete - lui sorrise sotto i baffi, sapeva che lei non si sarebbe fatta abbindolare da due frasi fatte - non c'è Thomas ad ascoltarci, potete parlare liberamente"
Sei un coglione John, se tu stamattina non l'avessi guardata come un allupato ora non ti troveresti in questa fottuta situazione, non riusciva a far star zitta la voce nella sua testa che continuava a straparlare da quando era entrato, Cristo Thomas mi ammazza.
Si alzò in piedi e si appoggiò alla finestra aperta, sperando che l'aria fredda placasse la sua eccitazione.
"Okay allora - si schiarì la voce - sei un'impertinente e hai la lingua lunga, non riesci a seguire le regole nemmeno se te le tatuano sul palmo della mano, sei una bella donna e sai di esserlo e -" Eleonora lo interruppe sorridendo e si alzò in piedi avvicinandosi a lui "Da come era iniziata la descrizione Vi siete salvato con l'ultimo commento, Signor Shelby". John si fece serio e riprese il discorso cambiando il tono "e quando mi chiami Signor Shelby - deglutì - non riesco a rispondere delle mie azioni".
Riuscì a malapena a terminare la frase prima di lanciare la sigaretta ancora accesa nel posacenere, afferrare Eleonora dalle guance e tirarla a sé. Inizialmente batterono leggermente i denti tra loro perché la ragazza non si aspettava quel bacio, una volta abituata al contatto lei dischiuse la bocca e gli diede il permesso di approfondire. John scese con le mani lungo la schiena accarezzandola, le ancorò alle sue natiche sollevandola e appoggiandola sul tavolo alle sue spalle. La stretta vestaglia salì coprendo a malapena la sua intimità, le cosce rimasero scoperte e il ragazzo approfittò per accarezzarle e affondarci i polpastrelli. Il bacio diventò sempre più avido, quando si fermavano per prendere fiato John le baciava il collo tirandole piano i capelli e poi ricominciavano. Eleonora allargò maggiormente le gambe permettendogli di avvicinarsi ancora di più; lui la tirò verso di sé e lei avvolse le gambe dietro la sua schiena. Le loro intimità cercavano un contatto, John scoprì con grande felicità che lei non indossava niente sotto alla vestaglia, tuttavia lui indossava ancora i pantaloni che gli impedivano un contatto reale. Iniziarono ad ansimare entrambi, lei cominciò a sbottonargli la camicia senza staccarsi dalle sue labbra e dalla foga gli lasciò qualche graffio sul petto. John le abbassò una bretella della vestaglia scoprendo un seno e scese con la bocca per prendere tra le labbra il suo capezzolo sinistro. Eleonora si lasciò sfuggire un gemito e gli strinse i corti capelli tra le dita chiedendo di più. John stava letteralmente impazzendo, sentirla gemere in un modo quasi vergognoso per avergli solo succhiato un capezzolo lo eccitava da morire e non riusciva a non pensare a come sarebbe stato essere dentro di lei. Si tolse la camicia guardandola negli occhi, potevano entrambi leggere il desiderio che uno provava per l'altro e mentre stava per sbottonarsi i pantaloni tre colpi secchi sulla porta lo bloccarono.
"Aspettavi qualcuno?"
Iniziarono entrambi a ricomporsi il più in fretta possibile cercando di non fare rumore.
"No! Sono le quattro del mattino!"
Eleonora spinse John verso la camera da letto e gli fece segno di stare in silenzio.
"Chi è?"
Corse verso la porta preparandosi a fingere l'aria assonnata di chi era stato appena svegliato.
"Sono Arthur Shelby"
Dalla voce era palesemente scocciato e per un istante Eleonora aveva paura di essere stata vista, poi pensò fosse una cosa davvero stupida da pensare.
"Che succede Arthur?" aprì la porta recitando un'aria stanca.
"Polly Gray ha indotto un consiglio urgente dei Peaky Blinders, adesso, al bar" Eleonora strabuzzò gli occhi e pensò che quella donna fosse davvero strana.
"Okay, mi vesto e arrivo"
Fece per chiudere la porta, ma Arthur si voltò nuovamente verso di lei "Sai per caso dove si trova John?" trattenne il fiato qualche secondo nervosa "No! Perché dovrei saperlo?" cercò di fare la vaga, ma si lasciò sfuggire un velo di agitazione. La sua fortuna fu che Arthur era ubriaco come sempre e piuttosto assonnato anche lui e non ci fece proprio caso.
"Già - sospirò - hai ragione scusa. È che quell'idiota non è nel suo letto e ora mi tocca fare il giro delle sue puttane per trovarlo" si grattò la testa visibilmente scocciato e se ne andò.
Quando chiuse la porta e si voltò, John era di nuovo davanti a lei con una faccia visibilmente colpevole.
"Andate che Vi stanno cercando - girò la testa e gli aprì la porta - se non Vi troveranno a casa di una delle vostre puttane si preoccuperanno".
John colse in pieno la frecciatina e tenendo la giacca tra le mani provò a dire qualcosa "Guarda che non vado da-"
Eleonora lo interruppe "Guardate che non mi dovete spiegazioni, non so perché dovrebbe interessarmi, adesso andate". Lui uscì dalla porta in silenzio e si diresse verso il bar.

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