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Mi stavo preparando per la festa di sta sera al Ranch.

Il proprietario del maneggio compiva 45 anni e quindi ci ha invitato tutti, o almeno stallieri e allievi più bravi, insieme agli istruttori.

Decisi di mettere un vestito che davanti arrivata poco sotto la metá coscia mentre dietro al ginocchio, la parte sopra era nera mentre andando piú sotto si sfumava col blu.

Misi delle vans basse per stare comoda e presi il cambio, ovvero dei jeans neri corti, una camicia a quadri blu, una canottiera bianca e gli stivali americani.

Misi tutto nella borsa insieme al cappello western, telefono, chiavi e tutto quello che potrebbe servire.

Mi truccai con un filo di mascara e feci un cuoricino nella parte alta dello zigomo con l'eyeliner.

Guardai i due rossetti che avevo ma decisi di andare sul semplice e mettere un lucidalabbra semplice.

Mi pettinai velocemente i lunghi capelli mossi e andai in macchina dove mi stava aspettando mia madre.

Abitavo in un piccolo paese del Dakota, negli Stati Uniti.

La macchina svoltó a sinistra nel grande spiazzo sterrato dove c'erano tantissime macchine. A destra c'era una staccionata e un arco in legno da cui pendeva un' insegna in legno con inciso un lupo e la scritta "Ranch Green Wolf" appesa con due corde ai lati.

Oltrepassai il cancello in legno aperto e trovai il Ranch pieno di gente.

A sinistra c'era la grande scuderia dove stavano tutti i 60 cavalli, davanti, attaccata ad essa c'era una piazzola in cemento circondata su due lati da tronchi posizionati orizzontalmente con vari anelli dove legare i cavalli e due canne dove fare la doccia ai cavalli, accanto alla scuderia c'era il fienile gigantesco, davanti ma un po' indietro c'erano due tondini, uno piccolo per allenamenti, uno grande per la doma. A destra del cancello c'era il campo comperto, dietro ad esso l'area (o campo scoperto) dove si facevano anche le gare. In fondo c'era un sentiero sterrato dove si estendevano gli enormi paddock.

Il tutto era circondato da una staccionata.

Nella parte posteriore c'era un cancello da cui si accedeva ai pascoli o praterie dove lasciavamo i branchi liberi per diverse settimane, a volte mesi per poi riportarli al Ranch.

Raggiunsi tutti dentro al fienile e subito vidi il proprietario del Ranch. Era in fondo ai tavoli, indossava dai jeans neri e un elegante camicia bianca e il suo cappello western personalizzato con il suo nome in cima.

"Hey Jhon" lo salutai "hey Gaia" mi salutó lui con un sorriso a trentadue denti "auguri" dissi "grazie mille" rispose lui dolce "hai visto i ragazzi?" chiesi riferendomi a Thomas e Rachele. "Sono al tondino" disse indicandolo "grazie" "figurati".

Uscì da quel luogo con la musica a palla e con odore di birra e andai verso i ragazzi.

"Ciao" salutai facendoli girare verso la mia direzione "hey" dissero in coro. Entrambe erano appoggiati allo steccato a parlare del più e del meno.

Iniziammo a parlare di tutto e di piú.

"Cavolo ragazzi quello é ubriaco marcio" disse Rachele indicando un uomo che usciva dal fienile sorretto da altri due uomini.

"Accipicchia" dissi trattenendo una risata.

"Avete visto Stefano?" chiesi non avendolo visto "sai già dove trovarlo" disse Thomas facendomi l'occhiolino.

Avendo intuito dove si potesse trovare andai.

Prima peró passai da Amir.

Vidi subito il giovane cavallo isabella venirmi incontro.

Amir era un bel Quarter Horse, magro e snello. Aveva circa 9 anni. Era il cavallo che io usavo sempre.

"Ciao bellissimo" dissi dansogli un po' di fieno raccolto prima passandogli la mano sulla morbida fronte. Gli lasciai un bacio su naso vellutato e poi andai da Stefano.

Come previsto era seduto sullo steccato confinante del Ranch, quello che si affacciava sulle praterie.

"Ciao" dissi sedendomi accanto a lui "hey" rispose non staccando gli occhi da quella magnificenza di distese immense di erba.

Alzai gli occhi al cielo, ormai era completamente buio, centinaia e centinaia di puntini bianchi luminosi decoravano quel mare blu scuro, quasi nero, rendendolo uno spettacolo da vedere in prima fila.

Stefano indossava dei jeans e una camincia, entrambe nere e il suo solito cappello western che ormai avevamo tutti.

Vidi che stava cercando qualcosa in mezzo a quelle praterie, scrutava molto attentamente ogni singolo angolo.

"Cosa stai cercando" dissi curiosa "nah...nulla, guardavo e basta" disse sbattendo ripetutamente gli occhi.

Poggiai la testa sulla sua spalla mentre  parlavamo e ridevamo.

Dopo una ventina di minuti mi fece una domanda.

"Hai portato il cambio?" Mi chiese malizioso "certo" dissi cercando di capire cosa intendesse con quella frase "vai a cambiarti, e poi raggiungimi da Shadow" disse.

Velocemente andai a mettere i jeans corti, gli stivali, la canotta e la camicia che lasciai aperta e poi corsi verso il paddock della cavalla.

Vidi Stefano intento nel sellare la sua cavalla Shadow mentre accanto a lei Amir sellato con la sua sella nera, pettorale nero e testiera.

Shadow era una fantastica giumenta morella, con una lista lungo tutto il muso, era molto giovane, aveva 6 anni e apparteneva a Stefano, solo da lui si lasciava montare.

Lo raggiunsi e afferrai le redini di Amir.

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