23. Cicatrici dolorose ed appuntamenti sociali

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Pov Puk

Era solo sesso.
Parole che mi entrarono sotto pelle, nella carne. Parole che ad ogni ansimo, gemito, sferzata, godimento e piacere, mi stringevano le viscere fino ad entrarmi nella coscienza, consapevole che doveva essere solo ed esclusivamente quello.
Da quella notte all'insegna della passione e della lussuria più sfrenata, ne susseguirono altre e questa era la mattina seguente, dopo due giorni in cui, entrambi, per il solo ed unico gioco dell'attrazione, non potevamo fare a meno l'uno del corpo dell'altro.

Mi ero perso. Perso in quello sguardo magnetico,  scuro, prepotente, uno sguardo di un uomo che sapeva ciò che voleva e cosa cercava, ed io ero travolto da quella personalità, completamente impazzito.
Quel corpo sodo, muscoloso, liscio, quella pelle gustosa e succulenta, leggermente salata per la troppa foga con cui entrava dentro di me sotto mia incessante quanto libidinosa richiesta, faceva andare in estasi il mio senso del gusto, dove la lingua, prese a guizzare felice su quella pelle così saporita, possedendola con baci, lappate e morsi.

Le sue braccia forti, mi giravano e voltavano con sicurezza ed esperienza, ed in quel momento gridai senza vergogna, lasciando andare il suo nome via dalle mie labbra in un gemito sommesso mentre con le dita mi stringeva i capelli, tirando la testa verso di sé.
Ero contro la spalliera del letto, gli davo la schiena mentre lui mi penetrava da dietro, tenendo con l'altra mano la mia erezione senza darmi un minuto di respiro.
Era stato un risveglio all'insegna del piacere, quel piacere di cui ero ghiotto ed ormai, in modo rapido ed improvviso, dipendente.

Non ebbi il tempo d'aprire gli occhi che già avevo le labbra di Set sulle mie, ed appena lo feci, l'immagine di lui, a petto nudo con un fine lenzuolo a coprirgli la parte bassa, la cui strada era indicata da una stuzzicante e leggera scia di pelo oltre l'ombelico, mi fece fremere ed accettare senza fiatare quell'attacco che ora mi aveva portato a supplicare di darmi di più.

Lui grugnì mentre io schiusi sempre di più se labbra cercando di prendere boccate d'aria maggiori sentendo le mie gambe tremare leggermente per l'ultima sferzata più poderosa che andò a sfiorare quel punto interno, di cui avevo scoperto così piacevolmente l'esistenza.
Entrambe le sue mani si portarono sui miei fianchi, le mie erano aggrappate a quella spalliera che, assieme ai nostri corpi, si muoveva seguendo quel movimento oscillatorio perfetto, ed andai del tutto fuori di testa.

Urlai il suo nome mentre venivo copiosamente sulle lenzuola e poco dopo lui mi seguì, inondandomi internamente di quel liquido caldo che mi provocò un immenso brivido di piacere, facendomi sentire suo.
Ma...era solo sesso.
Il mio cervello era confuso dai miei stessi sentimenti, sentivo crescere in me, il pericoloso desiderio di volere di più ad ogni fottuto minuto passato con lui e tutto ciò mi stava uccidendo dentro perché per me, era davvero la prima volta.

Sudati e con il fiatone, ci lasciammo andare contro il materasso del letto ormai sfatto e pregno del nostro umore.
Mi sentì strano, quasi vuoto ed in colpa per tutto ciò che stavo facendo.
Ero confuso ero assuefatto dal profumo della pelle di Set, dal suo sguardo, e mi sentivo davvero smarrito. Inoltre, il suo rivestirsi in modo così distaccato e freddo ogni volta, non aiutava il mio povero cuore a sentirsi meno appesantito da tutte quell'emozioni.

<< Ci conviene vestirci, da quello che so, il tuo capo non ritorna oggi?>>

Il suo tono era amichevole, se così si poteva descrivere, ma come solito, manteneva sempre quella distanza. Era già in piedi, ed io ebbi la forza d'annuire soltanto lasciandomi andare a qualche gemito sommesso causato dalla stanchezza. Mi sentivo letteralmente una pezza.
Mi passai le mani sul viso e trovai dentro di me il coraggio d'alzarmi cercando d'ignorare il dolore pulsante che avevo al culo ed alla schiena.
Porca troia. Imprecai internamente alzandomi, sentendo le gambe tremare leggermente. Questo era il prezzo da pagare per il girone lussurioso in cui ero finito.

Portai gli occhi su Set che aveva già indosso la camicia bianca, solo poggiata sulle spalle ed i boxer. Si stava mettendo l'orologio al polso con una fare molto tranquillo e sereno, le sopracciglia pronunciate corrucciate in un espressione concentrata, tutto in lui, trasudava sicurezza e calma.
Tutto ciò mi diede oltremodo fastidio. Com'era che io, ero completamente sconvolto da tutte quelle emozioni mi sentivo confuso, in preda da quella fase adolescenziale in ritardo e lui... Lui era dannatamente perfetto?

Set, probabilmente sentendosi osservato da me, alzò lo sguardo e s'accigliò fermandosi dal chiudere il gancetto dell'orologio,

<< Perché mi fissi? Sono così bello?>>

Il suo ghigno d'accompagnamento a quell'esclamazione così vanesia, mi fece muovere leggermente in imbarazzo, e quindi feci un passo, forse troppo di fretta, andando ad inciampare su qualcosa, una scarpa, il lenzuolo o la camicia, ora non saprei, dato che tutto si svolse molto velocemente.
Chiusi gli occhi pronto a battere una musata a terra com'era già successo in passato con lui, ma  una stretta forte me lo impedí.
Set mi aveva intercettato, proiettandosi in avanti. Mi ritrovai con le braccia intrecciate alla sue ed il viso nell'incavo del suo collo che poggiava contro la pelle nuda.

Aprendo gli occhi, il mio cuore ebbe un forte sussulto.
Inconsciamente strinsi le braccia del castano alla vista, attraverso lo specchio dietro le spalle di Set,di quella schiena sfigurata completamente da due lunghe cicatrici dal colore ormai sbiadito e traslucido. Una andava da scapola a scapola,mentre l'altra incrociava quella in obliquo, finendo sul lato destro.
Rimasi immobile, la camicia che aveva sulle spalle era scivolata giù lasciando visibile quella crudeltà.

Il castano m'allontanò subito. L'espressione grave, la mascella serrata e nessuna intenzione di crociare il mio sguardo.  Scattò, riprendendo subito la camicia a terra infilandosela nell'immediato e seccamente sputò,

<< Se stai bene, muoviti a prepararti e fai attenzione a dove metti i piedi.>>

Io rimasi interdetto mentre non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, ancora lì, nudo, in piedi di fianco a lui con quell'immagine in testa.
Quanto dolore aveva patito per avere quei segni sulla schiena e soprattutto perché?
Il nostro rapporto era solamente fisico, per il resto non c'era nessun tipo d'intimità nè amicizia, ma in quel momento, totalmente controllato dalle mie emozioni, ancora una volta, non riuscì a tenere a freno la lingua e chiesi, consapevole che avrei mosso troppo quelle acque apparentemente calme.

<< Come...come è successo?>>

<< Ho detto, muoviti.>>

Pov Wisa

Un'altra notte insonne...
Appena aprí gli occhi quella mattina mi sentii stanca ancora prima d'alzarmi. Per me, dopo quella notte, era diventato impossibile dormire, e più ci pensavo e peggio era.
Il mio cuore correva e batteva all'impazzata, mi ritrovavo a pensare continuamente a quei occhi color nocciola che mi guardavano ardentemente con desiderio, quelle mani...ancora le potevo sentire sul mio corpo, scorrere sulla mia pelle, afferrarmi e stringermi con prepotenza.
Mi portai un braccio sulla mia fronte febbricitante e sulle mie guance rosse mentre ripercorrevo il piacere di quel momento, che ormai mi aveva segnato totalmente.

Erano palesi i miei sentimenti per lui, ma era altrettanto palese, anche la mia rabbia nei suoi confronti per essere scappato ancora una volta, lasciandomi senza una minima spiegazione.
Mi aveva lanciato la sua giacca mormorando un "perdonami", abbandonandomi lì, sopra la sua scrivania, ancora in confusione e completamente sfatta. Dopodiché, il mattino dopo, decisa ad affrontarlo, scoprí da Set, che era andato via, tornando a Bangkok.

Ci rimasi molto male. Il solo pensarci mi fece salire il nervoso, per giunta, non sapevo nemmeno che ore fossero,ma la luce abbagliante e calda che potevo intravedere tra le spesse tende, mi dava sicuramente qualche indizio. Era mattino tardi. Dopo pochi secondi, un leggero bussare alla porta della  camera mi fece sussultare.
Con voce ancora impastata e roca diedi il permesso d'entrare.

<< Wisa... Sei sveglia? >>

Il tono di voce dolce e profondo di Set mi costrinse a togliermi quel braccio dal viso e mettermi a sedere ancora mezza avvolta tra le lenzuola del letto. La figura austera con quel portamento spontaneamente elegante, m'apparve davanti ed i nostri sguardi s'incontrarono.
Io annuì e mi stiracchiai un po' mentre analizzavo l'espressione seria e preoccupata del più grande, intercettando ironicamente la sua prossima battuta,

<< Tranquillo sto bene, nulla che un po' di trucco non possa coprire>>

Era una frase volta a fermare qualsiasi frase di circostanza o domanda sul perché avevo un viso così sbattuto o un incarnato così pallido. Non ne volevo parlare. Non avevo detto nulla a Set. Per la prima volta mi ero chiusa in me stessa tenendomi quella notte dentro il mio cuore soffrendo in silenzio.
Sentì il suo sospiro pesante e lo guardai mentre s'avvicinava alla finestra spostando con un colpo secco le tende, facendo entrare la luce come un flash, tanto che abbassai lo sguardo stringendo gli occhi.

<< È perché siamo a Bangkok che sei così? O per il colloquio che hai esattamente tra... Due ore?>>

Spalancai la bocca in maniera così sconveniente che Set si mise a ridere,scattai rapidamente fuori dal letto imprecando,

<< Shia! Perché diavolo non me l'hai detto primaaaaa!!>>

Aprì il grande armadio, dove ormai tutte le mie cose erano state portate e sapientemente sistemate, per cercare un qualcosa che potesse essere adatto alla situazione.
Feci volare nel giro di pochissimi minuti, sotto l'occhio divertito di Set, camice di ogni colore, misura e modello. Volevo un look sofisticato ed elegante, ma che non fosse troppo pretenzioso.

L'ultimo completo che arraffai, era di un color prugna scuro, la giacca blazer era eccessivamente lunga e nella fretta, andò a scontrarsi con una scatola da cui cominciarono a volare a terra tutte le perle raccolte del mio vestito.
Le mie iridi le seguirono e ne rimasi quasi ipnotizzata.
Come mai qualsiasi cosa facessi, il mondo attorno a me sembrava volermi riportare a quella notte che io avrei tanto voluto dimenticare.
Mi svegliai dal mio stato di stordimento quando vidi Set chinarsi per raccogliere le perle una ad una,

<< Da dove arrivano queste perle..?>>

Il suo sguardo era stupíto e trafelato cercò di recuperare più sfere possibili inseguendone addirittura una che stava saltellando verso la porta.
Presi a fare lo stesso mentre inventavo la prima scusa plausibile, esordendo con tono forse troppo agitato,

<< Sono di una collana...ehm, nulla d'importante..!>>

<< Una collana terribilmente lunga direi!>>

Mi schiarì la voce e riuscimmo a recuperare quasi tutto, nel mentre Set mise l'ultima  perla dentro la scatola, tirò fuori la notizia bomba della giornata,

<< Ah wisa, è tornato Yang, ha detto che ti vuole parlare nel suo uffic->>

Ed ecco il disastro parte seconda. Le perle erano di nuovo tutte a terra a saltellare e rotolare in giro, di nuovo a causa mia. Set mi lanciò un occhiata omicida sbuffando sonoramente. Non lo guardai, semplicemente, presi il completo prugna, un top bianco e facendo attenzione a non cadere, mi rintanai in bagno dicendo di corsa,

<<Scusami, fatti aiutare da Puk, non posso fare tardi al colloquio!>>

E con il tonfo della porta chiusa dietro di me, presi a respirare di nuovo.
Mi stavo comportando in modo irragionevole,accecata dall'ansia, al sentire il suo nome, tutti i miei sensi andarono in tilt. Come diavolo avrei fatto ad affrontarlo se la sola frase ' ti vuole parlare' mi aveva causato un blackout al cervello?
Scossi la testa. Mi dovevo riprendere. Mi staccai dalla superficie di legno della porta, appesi i vestiti e mi dedicai a me stessa , che con ciò che il riflesso nello specchio mi rimandava, ne avevo davvero bisogno.

Mi lavai, truccai e vestii, indossai il completo e mi tirai su i capelli in una coda in po' più elegante e complessa del solito modo, in mezz'ora neanche, ero pronta,  soprattutto mentalmente.
Mi ero fatta violenza psicologica per non cedere per non dare un minimo di soddisfazione a quell'uomo che mi aveva fatto impazzire ed incazzare oltremodo.
Se voleva fare finta di niente, avremmo fatto di ta di niente. Come se nulla fosse accaduto.
Tornai in stanza, Set non c'era più e la scatola delle perle era riposta sul comodino.
Presi un bel respiro, mi misi le scarpe e nel tragitto tra la mia camera ed il suo ufficio, pensai che forse, per la mia sanità mentale, avrei dovuto parlare un po' con Set.

Il tichettio dei miei tacchi si fermò ad un metro dalla porta dell'ufficio di Yang completamente aperta. Sentivo il mio cuore battere talmente forte da sentirmi la gola tremare e nelle mie tempie l'eco incessante del mio organo agitato.
Mi nascosi dietro la mia faccia da bronzo ed entrai decisa, trovandolo davanti alla vetrata dell'ufficio.

Quel profilo perfetto e quel viso angelico erano come un coltello lanciato in pieno petto, ma con tono duro, senza salutarlo, feci sentire la mia presenza,

<< Ti prego di dirmi in fretta ciò che vuoi dirmi perché ho un appuntamento molto importante e non ho tempo.>>

Non era una bugia, ciò che dovevo andare a fare era un colloquio di lavoro in un'azienda stimatissima di Design a Bangkok. Era enorme ed era il posto perfetto per me,io dovevo avere quel posto a tutti i costi. Non avrei fatto la mantenuta come la maggior parte delle donne dell'alta società, compresa la mia matrigna.

Non abbassai lo sguardo, anche se, alla prima fitta che sentí al cuore dopo aver incrociato il suo sguardo, avrei voluto tanto farlo, ma il mio orgoglio e le mie ragioni, erano decisamente più forti.
Non ero io ad aver sbagliato.
Lo guardai dritto negli occhi, con fierezza e disappunto. Sentivo la rabbia salirmi e mischiarsi a quel senso fastidioso d'impotenza che il battito del mio cuore continuava a sottolineare.

Lui si morse le labbra e se le inumidì, prendendo parola con un tono quasi dispiaciuto,

<< Dobbiamo presenziare ad un evento questa sera, come cognugi Phasuk. È molto importante è c'è bisogno della tua presenza...>>

Potevo percepire un suo leggero disagio, ma il suo sguardo non cedeva a nessuna emozione e rimase lì in piedi a scrutarmi così tanto che mi sembrava d'essere trapassata dai suoi occhi da parte a parte.
Strinsi le labbra in una linea netta, e guardai l'ora al polso.
Purtroppo non potevo dire di no, faceva parte dei patti, ma sicuramente non avrei lasciato perdere i miei piani per lui.
Alzai lo sguardo e dettai io le regole,

<< Fai preparare a Puk l'auto. Scendiamo insieme, faremo pranzo, andrò al mio appuntamento e poi andremo direttamente dove dobbiamo andare. Non accetto un no come risposta.>>

Nemmeno in tempo di voltarmi per andare via, che lui aveva già il telefono all'orecchio per chiamare il bruno, mentre annuiva verso di me piegando le labbra in un ghigno.

Quanto ti odio.



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